Immigrazione

“Quell’antico chiodo
mi trafisse il cuore”

Proseguiamo la pubblicazione degli articoli dedicati all’immigrazione italiana in Canada, che prendono spunto dalla storia degli oggetti che gli emigrati hanno portato con sé nel viaggio dal Belpaese alla nuova terra. L’iniziativa rientra nel progetto “Narrarsi altrove, viaggio tra i cimeli e i luoghi dell’anima” della poetessa Anna Ciardullo Villapiana e della docente Stella Paola, con la collaborazione di Gabriel Niccoli, professore emerito dell’Università di Waterloo e membro del consiglio di amministrazione dell’Italian-Canadian Archives Project (ICAP), network nazionale sotto i cui auspici opera il suddetto studio poetico.

WATERLOO –  Il chiodo (nella foto sopra) risalente al periodo medievale è stato trovato da Alessandra Prioreschi, nel 1992, nel castello di Andraz, a Livinallongo del Col di Lana, in provincia di Belluno. Portato a Waterloo nel 1993, è stato conservato come una reliquia in una scatola di legno in un posto privilegiato della casa.

Era uno dei tanti chiodi che tenevano insieme le travi del soffitto che deve essere caduto durante i lavori di restauro del castello avvenuto nel periodo compreso tra il 1986 e il 2002. Alessandra lo ha raccolto e lo ha portato con sé non solo per il suo valore affettivo. “Il chiodo che ha trafitto il mio cuore”, ha scherzosamente affermato durante l’intervista, dal momento che in quel castello c’era entrata con il suo ragazzo italiano e la loro relazione sarebbe terminata da lì a poco, ma soprattutto per il suo valore simbolico, di antitesi al capitalismo, “un oggetto che resta e sopravvive al passare dei secoli”. Alessandra è nata in Svizzera, eppure ha raccolto quel chiodo in Italia, la terra dei suoi avi alla quale fece ritorno e dove decise di  fermarsi per circa cinque anni.

Nel periodo trascorso in Italia Alessandra ha perfezionato la sua conoscenza della lingua, ha esplorato i luoghi in cui erano nati i suoi genitori, si è completamente immersa nella cultura e nello stile di vita italiani. Questa esperienza l’ha arricchita, oltre ad averle dato l’opportunità di esplorare le sue radici e capire che nelle sue vene scorre sangue italiano. Alessandra ha avuto il privilegio di godere del paesaggio affascinante delle Dolomiti e di soddisfare la sua curiosità anche da un punto di vista storico, essendo il territorio italiano così ricco di memoria.

Sui fianchi di quelle montagne sono passate molte culture, dalle popolazioni celtiche a quelle romane, ci sono stati degli scontri sanguinosi, saccheggi e distruzioni, eppure il segno degli insediamenti sul territorio è stato assorbito dalla terra e dalla roccia, è conservato nei musei e nella memoria storica degli abitanti che lo tramandò alle generazioni successive sotto forma di racconto.

Nell’immaginario di Alessandra sta proprio in questo il valore del suo oggetto: qualcosa che resta mentre tutto passa. Immagina la vita nel castello, quando non era un rudere ma una struttura imponente sulla roccia a difesa del territorio, quando era abitato dal Vescovo di Bressanone che attraversava le stanze con il suo talare.

Ed ecco la metafora del chiodo orfano, senza tempo, che vede passare genti e popoli, con i suoi strati di ruggine, un anno dopo l’altro, un secolo dopo l’altro e poi viene raccolto e portato in esilio, non ha più travi da tenere insieme, né martelli da temere, martelli che lo inchiodano al legno del suo tempo. Il suo materiale lo rende immortale, come la tendenza tutta italiana di dare valore agli oggetti, testimoni del tempo, in antitesi alla tendenza americana di distruggere per fare spazio al nuovo. Di radere al suolo costruzioni ritenute obsolete per far sorgere palazzi e grattacieli sempre più alti, sempre più utili allo sviluppo e al nuovo utilizzo del territorio.

Il chiodo di Alessandra non ha traforato le mani né i piedi del Salvatore, eppure per lei ha valore di un qualcosa di sacro. Dopo tutto, come sosteneva Paul Claudel, “la poesia non è fatta di queste lettere che pianto come chiodi, ma del bianco che resta sulla carta”.

Anna Ciardullo Villapiana

Ed ecco la poesia di Anna Ciardullo Villapiana, ispirata dalla storia di Alessandra Prioreschi.

Ti lego ad un chiodo orfano del tempo
chiuso in una scatola di legno
che sopravvisse, come me,
la tua assenza.
Partimmo insieme
ci trafisse
ma non lasciò sangue di stigmate.
I talari sfiorarono il larice del tempo
il chiodo rimase intatto nei secoli e nella memoria
lo raccolsi dalla terra dei miei avi
e lo portai con me
in quell’antro
su cui si erge la torre della mia vita
merlata e impenetrabile
nelle stanze di un castello in cui danzano i ricordi.

Anna, Stella e Gabriel: tre prof alla ricerca delle radici italiane

TORONTO – Le professoresse Anna Ciardullo Villapiana e Stella Gualtieri Paola stanno lavorando con entusiasmo e passione al progetto fra storia, cultura e poesia che si propone di raccontare, in modo nuovo, le tante vicende che hanno avuto come protagonisti, spesso silenziosi e sconosciuti, i tantissimi connazionali arrivati in Canada dal Belpaese.

Vicende che le due insegnanti conoscono bene, essendo entrambe di origine italiana e residenti in Canada.

Stella, la cui famiglia proviene da Figline Vegliaturo, in provincia di Cosenza, Calabria, è nata in Sault Ste. Marie, Ontario, e vive con suo marito a Waterloo. Insegna alla Resurrection Catholic Secondary School e per lei l’insegnamento è molto più che lavoro. È una vocazione profonda. Si impegna tantissimo ad aiutare gli studenti a scoprire se stessi attraverso qualsiasi curriculum – religione o lingue. Nella scoperta della sua Italianità, Stella si è dedicata allo studio della diaspora proprio come la sua collega e poetessa Anna Ciardullo Villapiana.

Anna, nata a Cosenza dove ha vissuto per circa trent’anni, nel 2003 si è trasferita in Canada dove, sposata, con due figli, ha iniziato la carriera di insegnante di Italiano e di interprete e dove ha potuto coltivare una passione che la accompagna fin dall’adolescenza: quella per la poesia. Qui, infatti, Villapiana ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie “Percorsi Interiori” nel 2007, seguita nel 2015 da “Frammenti di Luce” e nel 2018 da “Al di là del mare, Dialoghi DiVersi”. Stimata socia dell’AICW (Association of Italian Canadian Writers) ha partecipato a molte iniziative e svariate conferenze per la conservazione della lingua e tradizione italiane nella realtà canadese notoriamente multiculturale. È inoltre co-chair della Waterloo Chapter Committee dell’Italian Canadian Archives Project (ICAP), una rete di beneficenza fondata per connettere e coinvolgere comunità, gruppi locali, individui, esperti e istituzioni pertinenti-come archive e musei- in tutto il Canada al fine di preservare e rendere accessibile il patrimonio italocanadese.

E proprio questo suo percorso nell’Italianità l’ha portata a elaborare, insieme a Stella, con la collaborazione del professor Gabriel Niccoli dell’Università di Waterloo e membro del consiglio di amministrazione dell’ICAP, il progetto in questione che, come si era detto in precedenza, trova adesso spazio nelle pagine del Corriere Canadese: ogni settimana, dunque, il nostro giornale racconta storie di immigrazione dall’Italia, partendo da un oggetto caro a chi è partito, per scelta o necessità, spesso lasciando “pezzi” di cuore nel Belpaese ma a volte portandosene qualcuno con sé.

Da queste storie, Villapiana si è lasciata ispirare per comporre poesie, sia in Italiano che in Inglese, intense ed emozionanti, che pubblicheremo insieme ai racconti degli emigrati.

Qui sotto, il trailer del progetto, realizzato con poesie di Anna Ciardullo Villapiana, letture di Gianluca Lalli e Stella Paola e musiche di Francesco DeGregori, Gianluca Lalli e Juneyt.

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