Immigrazione

L’urna del Santo
in memoria del padre

Proseguiamo la pubblicazione degli articoli dedicati all’immigrazione italiana in Canada, che prendono spunto dalla storia degli oggetti che gli emigrati hanno portato con sé nel viaggio dal Belpaese alla nuova terra. L’iniziativa rientra nel progetto “Narrarsi altrove, viaggio tra i cimeli e i luoghi dell’anima” della poetessa Anna Ciardullo Villapiana e della docente Stella Paola, con la collaborazione di Gabriel Niccoli, professore emerito dell’Università di Waterloo e membro del consiglio di amministrazione dell’Italian-Canadian Archives Project (ICAP), network nazionale sotto i cui auspici opera il suddetto studio poetico.

WATERLOO –  I genitori di Gianantonio si chiamano Remo e Lucia di Giandomenico. Sono di origine abruzzese, il padre di Torre dei Passeri, la madre di Alanno, due paesi limitrofi in provincia di Pescara, non lontani da Pesca Sansonesco, luogo di culto di San Nunzio Sulprizio, del quale Gianantonio conserva un piccolo souvenir che ne ricorda la morte.

Remo e Lucia emigrarono a St. Thomas nel 1966. Questo oggetto (nella foto sopra), nell’immaginario di Gianantonio,  è legato al ricordo del padre, uomo dai grossi sacrifici e dalla grande umiltà, che passò la sua vita seguendo la massima benedettina dell’ora et labora.

L’oggetto (nella foto sopra) è stato comprato da Gianantonio quando era adolescente, durante un viaggio in Abruzzo, alla scoperta dei suoi luoghi d’origine. Oggi si trova nella sua casa di Waterloo, dove Gianantonio vive e insegna religione e inglese nelle scuole superiori. L’oggetto è diventato un simbolo di identità che gli ricorda i sacrifici dei suoi genitori per garantire a lui e ai suoi fratelli una vita migliore.

Ciò che vediamo nella miniatura dell’urna è il corpo del Santo, protettore dei fabbri, morto all’età di diciannove anni dopo aver vissuto una vita particolarmente difficile.  La sua infanzia fu caratterizzata da numerosi lutti. La sua adolescenza dalla presenza di uno zio che lo picchiava e gli affidava, nella sua officina di fabbro ferraio, lavori più pesanti di quanto il suo fragile corpo potesse sopportare. Ben presto si ammalò per un tumore alla gamba che gli provocava dolori simili a quelli di una ferita in cancrena. Fu ricoverato all’Ospedale degli Incurabili a Napoli e vi rimase per il resto dei suoi giorni. La sua gamba fu infine amputata pochi mesi prima della sua morte.

San Nunzio accolse il dolore con cuore mite e con grande fede, aiutando, sebbene infermo, gli altri ammalati. San Nunzio sapeva bene che “fra l’ultimo nostro respiro e l’inferno c’è tutto l’oceano della misericordia di Dio” (Sant’Agostino), così non faceva mancare mai una parola di conforto agli ammalati, specie quelli prossimi alla morte. Bagnava le sue ferite al fiume e gli abitanti del posto lo accusavano di inquinarlo, lui invece preferiva pensare di purificare le acque con il dolore e la preghiera. Dietro l’altare c’è una fonte dove scorrono acque sacre, con poteri miracolosi. Sono in tante le offerte votive e le lettere che testimoniano la sacralità del posto. Gianantonio rimase particolarmente colpito da questa fonte e dal numero di pellegrini che vi si accostavano.

Gianantonio tuttavia non ha scelto questo oggetto perché particolarmente significativo come simbolo di un suo percorso di fede, lo ha fatto perché la vita del santo, tutta fatta di sacrifici e preghiera, gli ricorda molto la vita di suo padre e la vita di tanti emigranti che accolsero sulla loro pelle i disagi del vivere e lavorare in una terra straniera.

Il tempo scorre come un fiume a lavare le ferite dell’emigrante, a rimarginare quelle che la lontananza ha inflitto alle due sponde. Scorrono le sue acque tra le braccia della fede che argina e ovatta le ferite di chi parte e di chi resta. Remo e Lucia si lasciarono fasciare, con pazienza e rassegnazione, dal lutto di chi vive altrove.

La memoria continuerà a celebrare messe su altari di ricordi e a portare ex-voto alle fonti di mille luoghi sacri per amputare il dolore di una ferita che fa fatica a rimarginare, una ferita che accomuna Remo al santo di Pesca Sansonesco. La vita degli emigrati è dopotutto l’ombra della vita dei santi che i protagonisti della trilogia di Nino Ricci si trascinavano dietro, come un bagaglio pesante, sballottati dalle onde del viaggio, verso i lidi di un futuro ignoto. Sebbene tardi, la gloria li raggiunse, la videro brillare, come corazza di filigrana, sulla pelle dei loro figli.

D’altra parte, come insegna il proverbio cinese, una generazione pianta l’albero alla cui ombra si siederà la generazione successiva a godere.

Anna Ciardullo Villapiana

Ed ecco la poesia di Anna Ciardullo Villapiana, ispirata dalla storia di Gianantonio di Giandomenico e della sua famiglia.

Lavavi le ferite al fiume
intorbidendo l’acqua
o purificandola
con la preghiera
e come il santo battezzato al tramonto
vivesti la tua vita come una lunga notte
ad aspettare l’alba.
Il pozzo dietro all’altare
era profondo
come profonda era la pace che si spargeva
e penetrava i vetri
Il sonno di virtù concesse a chi porta in esilio
come stendardo i suoi anni
al vento dell’ora et labora.

Anna, Stella e Gabriel: tre prof alla ricerca delle radici italiane

TORONTO – Le professoresse Anna Ciardullo Villapiana e Stella Gualtieri Paola stanno lavorando con entusiasmo e passione al progetto fra storia, cultura e poesia che si propone di raccontare, in modo nuovo, le tante vicende che hanno avuto come protagonisti, spesso silenziosi e sconosciuti, i tantissimi connazionali arrivati in Canada dal Belpaese.

Vicende che le due insegnanti conoscono bene, essendo entrambe di origine italiana e residenti in Canada.

Stella, la cui famiglia proviene da Figline Vegliaturo, in provincia di Cosenza, Calabria, è nata in Sault Ste. Marie, Ontario, e vive con suo marito a Waterloo. Insegna alla Resurrection Catholic Secondary School e per lei l’insegnamento è molto più che lavoro. È una vocazione profonda. Si impegna tantissimo ad aiutare gli studenti a scoprire se stessi attraverso qualsiasi curriculum – religione o lingue. Nella scoperta della sua Italianità, Stella si è dedicata allo studio della diaspora proprio come la sua collega e poetessa Anna Ciardullo Villapiana.

Anna, nata a Cosenza dove ha vissuto per circa trent’anni, nel 2003 si è trasferita in Canada dove, sposata, con due figli, ha iniziato la carriera di insegnante di Italiano e di interprete e dove ha potuto coltivare una passione che la accompagna fin dall’adolescenza: quella per la poesia. Qui, infatti, Villapiana ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie “Percorsi Interiori” nel 2007, seguita nel 2015 da “Frammenti di Luce” e nel 2018 da “Al di là del mare, Dialoghi DiVersi”. Stimata socia dell’AICW (Association of Italian Canadian Writers) ha partecipato a molte iniziative e svariate conferenze per la conservazione della lingua e tradizione italiane nella realtà canadese notoriamente multiculturale. È inoltre co-chair della Waterloo Chapter Committee dell’Italian Canadian Archives Project (ICAP), una rete di beneficenza fondata per connettere e coinvolgere comunità, gruppi locali, individui, esperti e istituzioni pertinenti-come archive e musei- in tutto il Canada al fine di preservare e rendere accessibile il patrimonio italocanadese.

E proprio questo suo percorso nell’Italianità l’ha portata a elaborare, insieme a Stella, con la collaborazione del professor Gabriel Niccoli dell’Università di Waterloo e membro del consiglio di amministrazione dell’ICAP, il progetto in questione che, come si era detto in precedenza, trova adesso spazio nelle pagine del Corriere Canadese: ogni settimana, dunque, il nostro giornale racconta storie di immigrazione dall’Italia, partendo da un oggetto caro a chi è partito, per scelta o necessità, spesso lasciando “pezzi” di cuore nel Belpaese ma a volte portandosene qualcuno con sé.

Da queste storie, Villapiana si è lasciata ispirare per comporre poesie, sia in Italiano che in Inglese, intense ed emozionanti, che pubblicheremo insieme ai racconti degli emigrati.

Qui sotto, il trailer del progetto, realizzato con poesie di Anna Ciardullo Villapiana, letture di Gianluca Lalli e Stella Paola e musiche di Francesco DeGregori, Gianluca Lalli e Juneyt.

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