Immigrazione

“Indosso la catenina
e mi ricordo chi sono”

Proseguiamo la pubblicazione di una serie di articoli dedicati all’immigrazione italiana in Canada, che prendono spunto dalla storia degli oggetti che gli emigrati hanno portato con sé nel viaggio dal Belpaese alla nuova terra. L’iniziativa rientra nel progetto “Narrarsi altrove”, al quale stanno lavorando i professori Anna Ciardullo Villapiana, Stella Paola e Gabriele Niccoli.

WATERLOO – La medaglia d’oro con la dea bendata appartiene a Luisa Vona, era il regalo di Battesimo dei padrini, una coppia di Italiani, amici dei suoi genitori, che, nel 1977, anno in cui nacque Luisa, si trovavano in Canada per le vacanze estive.

Vincenza, la madre di Luisa, era originaria di Cosenza. Il padre Giuseppe invece proveniva da Corato, in provincia di Bari.

Vincenza si trasferì in Canada all’età di cinque anni. A ventidue sposò Giuseppe, che era 17 anni più grande di lei, e che, prima di trasferirsi in Canada, aveva avuto diverse esperienze, viaggiando tra l’Italia e la Francia.

Nel tempo Vincenza e Giuseppe hanno trasmesso ai propri figli le diverse sfaccettature della loro italianità e della conseguente contaminazione con altre culture, sia francese che canadese. L’Italiano che parla Luisa non le è stato insegnato dai genitori, bensí dai nonni.

La loro fede Cattolica che si racchiude, simbolicamente in questo monile mescola, nelle linee dei suoi disegni, il simbolo di una tradizione sacra ai segni di una tradizione pagana.

Come sottolineano i versi di una mia poesia in cui la dea bendata si accosta al fonte battesimale.

Questo miscuglio di sacro e pagano, o profano se vogliamo, non rappresenta certo una novità, in Italia, come in altri paesi, dove le superstizioni si accostano e si confondono alla preghiera, dove il sacro e il profano convivono negli stessi territori, dove sorgono chiese con altari rovesciati su templi dedicati agli dei.

Sacro e profano scorrono come due fiumi, confluiscono nello stesso letto, si sposano, come racconta uno spettacolo tenutosi venti anni fa proprio a Cosenza, luogo d’origine della mamma di Luisa, “Lo sposalizio delle acque”, in cui il Crati, dorato, fertile, dalle bionde chiome, come lo definisce Euripide, incontra il Busento, scuro, impetuoso, le cui acque rendevano torbido ogni pensiero e si abbracciano, “si incontrano in un punto dove la bellissima cupola di San Domenico e il magnifico campanile di San Francesco di Paola fanno da quinte ai due fiumi ormai diventati amici”(come recita la sceneggiatura dello spettacolo sopra citato) si sposano appunto e nel loro letto giace sepolto un tesoro, tra storia e leggenda, quello del re dei Visigoti, Alarico.

Un Tesoro metaforicamente nascosto quello di Luisa, pregno di simboli e segni che fanno ancora parlare di sé a distanza, nello spazio e nel tempo e che oltrepassano l’oceano, la vita e la stessa morte.

Luisa mostrando commossa i suoi monili ci ha detto “celebrations are fading, whenever I wear my necklace, my earrings, my bracelet I feel connected to my parents, I feel embraced by their faith and I get reminded of who I am”.

Un oggetto dal valore affettivo inestimabile, evidentemente, che si copre di sacralità e che riporta alle proprie radici, alle proprie origini in quanto connesso all’idea di un rito religioso che tiene unite le famiglie nel rispetto e nella fede.

Così Luisa indossando il bracciale, gli orecchini e la catenina ricevuti come dono di Battesimo si sente protetta e profondamente connessa alle sue radici.
Luisa, che abita a Waterloo, non ha più incontrato i suoi padrini, che vivono in Italia, ma porta addosso, con affetto, il segno della loro generosità.

Anna Ciardullo Villapiana

Ecco la poesia di Anna Ciardullo Villapiana ispirata dalla storia di Luisa Vona, italo-canadese, figlia di immigrati italiani originari di Cosenza e di Corato in provincia di Bari.

Bagno le paure al fonte battesimale
l’olio dei catecumeni unge
la fronte e il petto
mi copro di monili
la dea bendata si posa
sulla veste bianca
anelli intrecciati
al polso dei ricordi
e orecchini a ripetere voci
a ricordarmi chi sono.
Porto addosso, da allora
la coperta della fede
mi riscalda e mi protegge.

Se mi adagio
come un bimbo
nel grembo della madre terra
è accanto all’albero
delle mie radici che vorrei restare
dove scorrono ruscelli profani
accanto a rivi sacri.

Anna, Stella e Gabriele: tre prof alla ricerca delle radici italiane

TORONTO – Le professoresse Anna Ciardullo Villapiana e Stella Gualtieri Paola stanno lavorando con entusiasmo e passione al progetto fra storia, cultura e poesia che si propone di raccontare, in modo nuovo, le tante vicende che hanno avuto come protagonisti, spesso silenziosi e sconosciuti, i tantissimi connazionali arrivati in Canada dal Belpaese.

Vicende che le due insegnanti conoscono bene, essendo entrambe di origine italiana e residenti in Canada.

Stella, la cui famiglia proviene da Figline Vegliaturo, in provincia di Cosenza, Calabria, è nata in Sault Ste. Marie, Ontario, e vive con suo marito a Waterloo. Insegna alla Resurrection Catholic Secondary School e per lei l’insegnamento è molto più che lavoro. È una vocazione profonda. Si impegna tantissimo ad aiutare gli studenti a scoprire se stessi attraverso qualsiasi curriculum – religione o lingue. Nella scoperta della sua Italianità, Stella si è dedicata allo studio della diaspora proprio come la sua collega e poetessa Anna Ciardullo Villapiana.

Anna, nata a Cosenza dove ha vissuto per circa trent’anni, nel 2003 si è trasferita in Canada dove, sposata, con due figli, ha iniziato la carriera di insegnante di Italiano e di interprete e dove ha potuto coltivare una passione che la accompagna fin dall’adolescenza: quella per la poesia. Qui, infatti, Villapiana ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie “Percorsi Interiori” nel 2007, seguita nel 2015 da “Frammenti di Luce” e nel 2018 da “Al di là del mare, Dialoghi DiVersi”. Socia di AICW (Association of Italian Canadian Writers) ha partecipato a molte iniziative per la conservazione della lingua e tradizione italiana nella realtà canadese notoriamente multiculturale ed è co-chair della commissione ICAP (Italian Canadian Archives Project) che opera nel territorio di Kitchener (dove Anna vive), Waterloo e Cambridge.

E proprio questo suo percorso nell’Italianità l’ha portata a elaborare, insieme a Stella ed al professor Gabriele Niccoli, professore emerito all’Università di Waterloo, il progetto in questione che, come avevamo annunciato una settimana fa, trova adesso spazio nelle pagine del Corriere Canadese: ogni settimana, dunque, il nostro giornale potrà raccontare storie di immigrazione dall’Italia, partendo da un oggetto caro a chi è partito, per scelta o necessità, spesso lasciando “pezzi” di cuore nel Belpaese ma a volte portandosene qualcuno con sé.

Da queste storie, Villapiana si è lasciata ispirare per comporre poesie, sia in Italiano che in Inglese, intense ed emozionanti, che pubblicheremo insieme ai racconti degli emigrati.

Qui sotto, il trailer del progetto, realizzato con poesie di Anna Ciardullo Villapiana, letture di Gianluca Lalli e Stella Paola e musiche di Francesco DeGregori, Gianluca Lalli e Juneyt.

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