Cultura

Il regista Pupi Avati: il cinema soffre, serve un Ministero

TORONTO – Pupi Avati, uno dei maestri del cinema horror italiano, noto soprattutto per i suoi capolavori gialli La casa dalle finestre che ridono (1976) e Zeder (1983), ha proposto che il governo italiano crei un Ministero del Cinema. La notizia è arrivata tramite il vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani, che ha diffuso per primo l’idea sul suo profilo X il mese scorso.

“Pupi Avati mi ha parlato della sua idea di creare il Ministero del Cinema. È una proposta interessante per promuovere i contenuti culturali, audiovisivi e multimediali che hanno sempre dato prestigio all’Italia e contribuito a promuovere i nostri prodotti: il cinema, un settore chiave del Made in Italy”, ha scritto Tajani. L’idea del regista ha spinto il il vicepresidente del Consiglio dei ministri a far “analizzare il suggerimento con gli alleati del governo”.

Vale la pena notare che l’industria cinematografica è un importante motore economico, che porta “vantaggi aggiuntivi”, come affermato in un recente studio britannico di Creative PEC e BFI. I gruppi hanno realizzato una nuova analisi economica sui cinema e sul loro valore di mercato olistico, oltre alle vendite al botteghino.

La commissione ha scoperto che nel Regno Unito, in media, un cinema genera 1,18 milioni di sterline all’anno in biglietti venduti e abbonamenti. Ancora più importante, hanno evidenziato un beneficio economico non misurato in precedenza o un beneficio “aggiuntivo” derivante dalla presenza di cinema nella comunità. I ​​gruppi intervistati hanno affermato in modo schiacciante che la loro esperienza al cinema è quasi sempre accompagnata da prenotazioni per la cena o da drink in un bar locale. E la maggior parte degli intervistati (53%) ha affermato che un’uscita per andare al cinema è sempre abbinata allo shopping.

Lo studio ha concluso che in media questi costi “aggiuntivi” valgono fino a 600.000 sterline di valore sociale economico supplementare all’anno. La cosa più significativa è che tra i 2000 utenti del cinema intervistati, tutti hanno affermato che sarebbero disposti a pagare il doppio del costo di un biglietto medio se ciò significasse salvare una sala cinematografica dalla chiusura.

Considerando che il mercato cinematografico italiano sta assistendo a una rinascita e a un crescente interesse del pubblico, potrebbe avere perfettamente senso isolare il settore cinematografico, e non raggrupparlo in un sovraffollato portafoglio “cultura”. Con un po’ di lungimiranza, nuove iniziative e obiettivi, i 5 miliardi di incassi annuali dell’Italia potrebbero crescere fino a 15 miliardi entro il decennio. Se c’è la volontà.

Nelle foto: il regista e produttore cinematografico Pupi Avati ed  il Cinema Teatro Odeon 

Massimo Volpe, autore di questo articolo, è un filmmaker e scrittore freelance di Toronto: scrive recensioni di film/contenuti italiani su Netflix

 

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