TORONTO – L’ipotesi del passaporto vaccinale continua a dividere. Il governo provinciale dell’Ontario fino a questo momento ha escluso categoricamente l’attivazione di un Green Pass stile europeo, una posizione questa che è stata confermata più volte durante gli ultimi giorni del Chief Medical Officer dell’Ontario Kieran Moore: per ora un documento universale che certifichi l’avvenuta doppia vaccinazione non è nell’agenda politica dell’esecutivo. Eppure il dibattito su questo spinoso tema continua, come peraltro sta avvenendo nel Vecchio Continente sulla scia della stretta voluta in Francia dal presidente Emmanuel Macron.
La questione è estremamente delicata, perché mette in ballo una serie di principi di grande importanza. Da un lato abbiamo la sacrosanta libertà di scelta di vaccinarci o meno, insieme al diritto alla privacy su tutto quello che riguarda la nostra condizione medico-sanitaria, vaccinazione compresa. Dall’altro però troviamo argomentazioni altrettanto importanti, come quella del bene comune durante la pandemia e del supremo interesse pubblico che scavalca quello del singolo cittadino. Doug Ford ieri sulla questione è stato categorico: “Non lo approveremo, non ho intenzione di creare una società divisa”.
Ecco allora che emergono delle soluzioni compromesso, nel complicato tentativo di sintetizzare i due estremi. Un esempio ci arriva dal governo provinciale del Quebec, che sul tema si è mostrato molto meno intransigente rispetto al premier dell’Ontario Doug Ford. Per ora nella provincia francofona non verrà emesso alcun passaporto vaccinale per i residenti, ma da settembre – ha confermato il premier Francois Legault – le cose potrebbero cambiare: nel caso in cui i casi di Covid-19, sulla spinta della minacciosa variante Delta, dovessero tornare ad aumentare in maniera esponenziale, allora l’esecutivo potrebbe introdurre il pass vaccinale per non dover tornare a chiudere l’economia.
Questo approccio è stato accolto con favore anche da molti virologi in Ontario. Isaac Bogoch ha sottolineato come il passaporto vaccinale potrebbe di fatto aiutare la provincia a non ricorrere al quarto lockdown, nel caso in cui i contagi dovessero tornare a salire in modo preoccupante. In sostanza, l’accesso a tutti i negozi essenziali – farmacie, supermercati, alimentari – sarebbe garantito a tutti, mentre i negozi non essenziali potrebbero continuare ad operare con l’accesso però garantito a chi ha completato il percorso vaccinale ed è immunizzato contro il Covid-19. Questo, peraltro, potrebbe rivelarsi uno strumento prezioso sul fronte della persuasione per chi è ancora indeciso.
Chi ha scelto un atteggiamento di prudenza è invece Dr. Eileen de Villa, Medical Officer of Health di Toronto, anche se in definitiva l’idea di un pass vaccinale viene promossa. “È ragionevole – ha dichiarato – ed è importante pensare al prossimo autunno, quando non saremo più in grado di goderci gli spazi all’aperto come adesso. Ci aspettiamo che la gente dovrà interagire con gli altri negli spazi al chiuso e vedremo più attività nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università. Chiaramente, poter identificare chi è completamente vaccinato, chi lo è solo parzialmente e chi non lo è potrebbe essere di grande importanza. Ma mi rendo conto che non si tratta di un dibattito di facile risoluzione”.
In ogni caso la richiesta di un passaporto vaccinale è stata avanzata da numerose associazioni di categoria, che logicamente vogliono allontanare il più possibile lo spettro di un potenziale futuro nuovo lockdown.
More Articles by the Same Author:
- Blanchet a Trudeau: mancano pochi giorni se volete il nostro sostegno
- Ottawa tra stallo e spettro della crisi, ma il governo non vuole utilizzare la “prorogation”
- Poilievre: la crescita dell’antisemitismo in Canada è colpa di Justin Trudeau
- Blanchet in pressing sul governo liberale, affondo di Poilievre contro il Bloc
- Ultimatum del Bloc e mozione di sfiducia, si apre una settimana di fuoco per Trudeau