Il Covid-19 in Italia

In Italia 8.864 nuovi contagiati
e 316 vittime

ROMA – Nella terza ondata di Covid che sta colpendo l’Italia, sono ieri scesi i neo contagiati ma è rimasto sempre alto il numero di vittime. Sono stati infatti 8.864 i positivi al test, mentre domenica erano stati 12.694. Sono invece 316 le vittime in un giorno, mentre se ne erano registrate 251 nelle 24 ore precedenti. Sono stati 146.728 i tamponi molecolari e antigenici effettuati su tutto il territorio nazionale, mentre il tasso di positività è salito al 6%.

Erano ieri 3.244 i pazienti ricoverati nei reparti Covid di terapia intensiva, in calo di 67 unità rispetto a domenica. Nei reparti ordinari sono invece tuttora ricoverate 23.742 persone, in aumento di 94 rispetto alle 24 ore precedenti.

Nel frattempo, al fine di stimare la diffusione delle varianti di coronavirus in Italia “è stata disegnata un’indagine rapida coordinata dall’Istituto superiore di sanità, in collaborazione con le Regioni e Province autonome, e in particolare con i laboratori da queste ultime identificati. Questa valutazione prenderà in considerazione i campioni notificati il 20 aprile 2021, corrispondenti a prime infezioni, da analizzare tramite sequenziamento genomico”. Lo prevede una circolare del ministero della Salute, firmata dal direttore generale Prevenzione, Giovanni Rezza.

La nuova indagine rapida – coordinata dall’Iss con il supporto della Fondazione Bruno Kessler e in collaborazione con il ministero della Salute – sonderà la prevalenza delle varianti che suscitano maggiore preoccupazione, le cosiddette Voc (Variant of concern), ossia quelle britannica (lineage B.1.1.7), brasiliana (P.1) e sudafricana (B.1.351) – si legge nella nota tecnica allegata alla circolare – ma anche altre varianti cosiddette Voi (Variant of interest), cioè una nuova variante brasiliana (P.2) e la nigeriana (B.1.525).

L’obiettivo sarà “identificare, tra i campioni con risultato positivo per Sars-CoV-2 in Rt-Pcr, possibili casi di infezione riconducibili a queste varianti” nel nostro Paese. “Tenendo conto del fatto che sul territorio circolano varianti con diverse prevalenze – recita l’allegato – si calcola che, con l’ampiezza campionaria scelta, sia possibile stimare prevalenze intorno a 1%, 10% o 50% con precisione rispettivamente intorno a 0,9%, 2,7% e 4,6% nelle 4 macro-aree considerate. Inoltre, seguendo il protocollo Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, ndr) sul sequenziamento del Sars-CoV-2, con l’ampiezza campionaria scelta è possibile osservare in ogni macro-regione varianti che circolano fra lo 0,5% e il 1% con un livello di confidenza del 95%”.

Le Regioni/ Pa dovranno inviare i dati entro le 12 del 29 aprile. Intanto, sul fronte della scuola, sempre più studenti stanno tornando sui banchi. Da ieri, infatti, sono diventati 6 milioni e 850mila gli alunni in presenza, cioè l’80,5% degli 8,5 milioni totali. Da lunedì 26 aprile, se non insorgeranno nuove zone rosse, in classe potrebbero tornare praticamente tutti. Un ’ritorno di massa’ che, sebbene fosse atteso ormai da mesi, preoccupa non poco. Le riaperture in generale sono viste da più parti anche come un rischio per quanto riguarda le possibili conseguenze negative in una situazione epidemiologica ancora grave.

“Le riaperture? Ne ero e ne sono tuttora contento. Non possiamo rimanere chiusi tutta la vita. Ma non bisogna esagerare”, afferma Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Istituto Spallanzani di Roma, precisando che “adesso è fondamentale predisporre le basi per il prossimo autunno, integrando con i privati e investendo nella scuola, senza indugi”.

La ripresa dalla scuola completamente in presenza “preoccupa molto” ha detto Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università Statale di Milano. “Non tanto i piccolini, ma gli adolescenti e la fascia giovanile”, ricorda, sono “colpiti dalla variante inglese” del coronavirus Sars-CoV-2 “in modo più ampio e con forme asintomatiche, quindi difficili da individuare senza uno screening”.

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