Il Covid-19 in Italia

In Italia 13.884 nuovi contagiati
e 364 vittime

ROMA – Sono stati ieri 13.884 i nuovi contagi da coronavirus registrati in Italia, insieme ad altri 364 morti. Nelle ultime 24 ore sono stati eseguiti 350.034 tamponi con l’indice di positività sceso al 3,8%. Si allenta in parte la pressione sui reparti di terapia intensiva, ma sono ancora dodici le Regioni con percentuali superiori al livello ritenuto critico. La percentuale media nazionale è scesa infatti al 35%, con la soglia critica fissata al 30% dal ministero della Salute.

Ma fra le regioni che sforano il livello critico ci sono situazioni ancora difficili, come in Lombardia che si attesta sul 48%, in Piemonte al 45% ed in Puglia al 44%. Sul piano della ricerca nella lotta al Covid, “gli anticorpi monoclonali sono stati imposti all’Italia da una lobby di interesse. In America non hanno avuto diffusione perché non funzionano”. Così si è espresso Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova. Per curare i malati di coronavirus – secondo il noto microbiologo – bisogna puntare “sugli antinfiammatori e gli anticoagulanti”.

Quanto ai vaccini, Crisanti sostiene che “AstraZeneca e Johnson&Johnson sono estremamente sicuri. La conferma dai numeri: un caso di trombosi su un milione e mezzo. Il vaccino della polio che ci ha portato fuori da una situazione terribile era un siero che in un caso su un milione diventava virulento e scatenava la malattia. La differenza è che l’abbiamo fatto tutti perché c’era solo quello. Oggi – prosegue Crisanti – è una fortuna avere diversi vaccini. Ed è eticamente corretto fornire alternative. È una campagna vaccinale complessa, ma non ci sono complicazioni. Che cosa è successo? È stata identificata la classe a rischio e, in funzione di questo, è cambiata l’indicazione del vaccino, ora consigliato per gli over 60. Proprio perché c’è un’alternativa. Con ogni probabilità – conclude – sarà così anche per Sputnik e tutti i vaccini a vettore virale”.

Sul fronte invece delle imminenti riaperture, previste per il 26 aprile, è intervenuto il professor Massimo Galli, responsabile di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano. “E’ chiaro che la gente è stanca, che ci sono enormi problemi economici e che è necessario far vedere anche la carota oltre al bastone” ha spiegato Galli, in merito alle misure previste dal governo Draghi. “Detto questo ho l’impressione che le imminenti riaperture vengano percepite come ‘liberi tutti’, francamente, sono assai preoccupato. E continuo ad esserlo. Purtroppo ci siamo già passati ormai una quantità di volte e ho la netta sensazione che si fa così perché non si può fare altro”, ha sottolineato l’infettivologo.

Per arrivare al livello delle dosi di vaccino anti-Covid somministrate in Inghilterra, che hanno permesso le riaperture in maggiore sicurezza, in Italia, spiega ancora Galli, “abbiamo bisogno di almeno altre 25 milioni di vaccinazioni, per fare le quali è necessario un numero importante di giorni. Se ci dicono che al massimo riusciamo a fare 500 mila vaccinazioni al giorno, anche se fino ad oggi non le abbiamo ancora viste, nella migliore delle ipotesi per fare tutte quelle vaccinazioni abbiamo bisogno di 50 o 60 giorni”.

Secondo Galli, le riaperture in Italia non possono essere paragonate con quelle inglesi. “La Gran Bretagna, sta andando avanti comunque a ritmo sostenuto, ha somministrato oltre 43 milioni di dosi”.

Nel nostro Paese dobbiamo confrontarci “con un numero di vaccinazioni ancora basso”, a cui si aggiunge “un atteggiamento negativo rispetto ad alcuni vaccini da parte di una fetta importante della popolazione” ha concluso.

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