Il Commento

Un dibattito artificioso e senza senso

TORONTO – Oh uhm, aspettando il giorno delle elezioni. Ho avuto la sensazione di essere su una zattera, senza pagaia, in mezzo al lago Ontario, una giornata di sole, acque placide, però nuvole temporalesche all’orizzonte… e nessun modo di arrivare alla riva lontana. Benvenuti in un dibattito fasullo.

Il “moderatore” deve aver pensato lo stesso. Beneficiario della sovvenzione da tre milioni di dollari versata alla Commissione Dibattito, il suo contributo è stato quello di sfidare il Primo Ministro con un’osservazione sprezzante alludendo all’assenza di una valida giustificazione per andare alle elezioni. Non ha chiesto perché c’è stato un secondo “dibattito” in francese quando ne avremo solo uno in inglese … se è importante e se ci sarà più (o se ce ne sarà…) sostanza in quello.

Così com’era, l’espressione “niente da vedere, circolare per favore” era la descrizione più appropriata del non-evento. Un minimo di “un senso di obbligo professionale da parte mia” e la curiosità di appurare se un secondo dibattito in francese avrebbe suscitato qualcosa di diverso dal primo dibattito per un pubblico francofono del Québec è stato tutto ciò che mi ha impedito di addormentarmi.

Per sei anni ci siamo concentrati sulla “diversità” – forse a ragione, dal momento che Statistics Canada, con i numeri più recenti del 2017, suggeriscono che il 22% della nostra popolazione si sente più a suo agio nel parlare una lingua diversa dall’inglese o dal francese. Non ci sarà un dibattito per il segmento multilingue della popolazione, nessuna discussione su immigrazione, integrazione o assimilazione. Solo il 21% dei canadesi si identifica principalmente come francofono, secondo la stessa fonte StatsCan.

Meno male, suppongo. La stampa e i media sono assorbiti dalla discussione sui “valori” che è scaturita da spettacoli secondari e senza senso sul campo, pompando le analisi come esche da click. Nel caso in cui ti sei preso il sole in un luogo lontano in quest’ultima settimana, probabilmente perdendo il quasi disastroso crollo della nostra identità canadese quando il leader liberale è stato accolto e inseguito da manifestanti beffardi che hanno anche lanciato “qualcosa” di più solido sulla sua strada.

Cosa, ti chiederai? Beh, dipende da chi sta raccontando la storia. Il giornalista, aiutato da “spin doctor”, ha affermato che si trattava di “ghiaia”, “ciottoli”, poi “sassi” e infine – udite udite – “pietre”, mettendo a rischio i robusti agenti di sicurezza. Idem per il Leader e il suo entourage. I video disponibili dell’evento suggeriscono che si trattasse di popcorn.

Ad ogni modo, il Primo Ministro (lo rimane fino a quando non è più Presidente del Consiglio) viaggia con un entourage alloggiato in dieci veicoli blindati e un tale personale di sicurezza che non deve preoccuparsi di essere preso a torte in faccia come succedette al Primo Ministro Jean Chrétien due decenni fa. A giudicare dal dibattito di ieri sera, la più grande paura dei candidati dovrebbe essere il disinteresse del pubblico.

Maxime Bernier, capo del PPC, intanto, escluso dai dibattiti, parla a folle sempre più numerose in campo aperto, come riportato ieri sulle nostre pagine da Francesco Veronesi. Bernier non farà parte del dibattito in lingua inglese; il suo nome è sulla scheda elettorale. Yves-Francois Blanchet (capo del BQ), che non ha candidati al di fuori dal Québec, però farà parte del dibattito.

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