Il Commento

“Nell’aria grandi novità”:
i Tories lo sperano

TORONTO – Negli anni ’60, spesso indicati come l’età d’oro della musica popolare nelle società occidentali, non mancavano canzoni i cui testi miravano a far riflettere gli ascoltatori sulla “condizione umana” e il malinconico fallimento delle ideologie nel produrre l’utopia che sposavano. Non era tutto cupo.

Che cosa ha a che fare con la politica. Quasi tutto. Sergio Endrigo, un rifugiato istriano (provincia italiana prima della seconda guerra mondiale in quelle che oggi sono Slovenia e Croazia, “grazie” ad alcune pulizie etniche dell’ex dittatore jugoslavo Tito), meglio noto come cantautore di ballate romantiche, catturò la somma delle delusioni del dopoguerra in un’opera fondamentale: “La ballata dell’ex“.

In forma poetica, la canzone coglie le impressioni di un partigiano che torna dalla brutale guerriglia e partecipa al disarmo dell’Italia del dopoguerra perché “Ci son nell’aria grandi novità“, pensò, in un famoso verso. “Mi chiamano Danilo e sono qua”, spiegava il protagonista della canzone alle autorità.

Pierre Poilievre mi ha colpito come il Danilo dei giorni nostri quando è salito sul palco per l’annuncio della sua vittoria nella corsa alla leadership e ha detto, è finita [la campagna] ed eccomi qua. I partigiani conservatori devono aver sentito risuonare nelle loro orecchie quei versi pieni di aspettative e di sfide, quando sono stati annunciati i risultati finali della campagna di Leadership.

Perché no? La guerra interna si è definitivamente conclusa. È stata l’unica volta a memoria d’uomo che un singolo candidato ha ricevuto quasi il 69% dei voti popolari in una corsa alla leadership, nientemeno che al primo scrutinio. Ciò dovrebbe essere di buon auspicio per l’unità del partito in vista di elezioni che prima o poi arriveranno.

Altri strateghi del partito noteranno dalle mappe elettorali del Partito Conservatore, facilmente accessibili/raggiungibili, la presenza schiacciante della macchina da guerra di Pierre Poilievre. Ha spazzato via tutte le associazioni elettorali tranne 30 delle 338 totali in gioco e ha vinto tutte tranne che in otto del totale. Il candidato al secondo posto, Jean Charest, ha ricevuto il sostegno di appena il 16% dei membri conservatori.

I partiti avversari possono ben sperare che l’elettorato veda Pierre Poilievre attraverso un’ottica diversa. Se si sbagliano, le prossime elezioni federali saranno “elezioni di cambiamento”. Si sospetta che la macchina da guerra di Poilievre abbia già capito cosa deve fare. Stanno reclutando attivamente nelle comunità etno-culturali e religiose del Canada. Oltre sette milioni di canadesi parlano una lingua diversa dall’inglese o dal francese. Ma la “questione francese” fa ancora molto parte del panorama politico canadese.

Nato in Alberta, ha iniziato il suo “discorso di accettazione” in francese, una “tanto di cappello” per i suoi antenati e in riconoscimento della Nazione [francese] del Quebec.

Gli attacchi contro i partiti opposti sono stati diretti ma sottili: i conservatori sono contrari al wokismo e all’incompetenza nel governo. Come per portare a casa il punto, ha iniziato (e concluso) il suo breve annuncio baciando la moglie e parlando dei suoi bambini in età prescolare.

È una formula rassicurante usata da chi sa di dover mettere a proprio agio i dubbiosi. Come cantava Endrigo: Un mondo tutto nuovo sorgerà. Questo è ciò che ha promesso un Danilo contemporaneo, Pierre Poilievre.

Un Danilo fiducioso ha vinto la guerra e ha perso la pace. Non credo che Poilievre voglia soffrire la stessa delusione. Poilievre ha il completo controllo del suo Partito e del suo destino. Entrambi sono suoi per portare in porto o per mandare tutto all’aria.

Traduzione in Italiano a cura di Marzio Pelù

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