Netflix decide di investire sul talento italiano
TORONTO -Netflix Italia ha raggiunto il suo decimo anniversario di attività in Italia la scorsa settimana. Ted Sarandos, il CEO dello streamer era a Roma per celebrare l’occasione. La celebrazione è stata accompagnata dall’annuncio di una nuova partnership con la Scuola Nazionale di Cinema – Il Centro Sperimentale di Cinematografia (CSC). Il CSC gestirà ora lo storico Teatro Cinema Europa di Roma, la cui riapertura è prevista per il 2026. Con l’assistenza finanziaria di Netflix, Cinema Europa è attualmente in fase di ristrutturazione dopo essere stato chiuso durante la pandemia.
Il piano? Coltivare una comunità creativa per i cineasti emergenti italiani, che presumibilmente un giorno venderanno tutte le loro storie a Netflix. L’aspettativa implicita è sicuramente quella di stabilire una linea diretta tra la più antica scuola di cinema dell’Europa occidentale e la sede di Netflix. L’investimento e la presenza dell’amministratore delegato in Italia sono di buon auspicio per la comunità cinematografica del paese, indicando un mercato fiorente per questa forma d’arte, che fino a poco tempo fa era in recessione creativa ed economica dall’inizio del secolo.
E mentre il marchio dello streamer non è in genere sinonimo di programmazione di qualità, Netflix Italia può legittimamente vantare i suoi successi su almeno due fronti. Uno, 50 titoli italiani sono entrati a far parte della top 10 globale di Netflix, classificando i contenuti in streaming in Italia al 10° posto tra i più popolari al mondo.
In secondo luogo, dal lancio di Netflix Italia nel 2015, la società ha investito oltre 1,1 miliardi di euro in Italia, creato 30 partner di produzione e sostenuto circa 6000 posti di lavoro locali nel settore audiovisivo.
“I titoli italiani stanno diventando un interesse per gli abbonati globali”, afferma Eleonora Andreatta, VP of Original Content di Netflix per l’Italia. “Una parte importante di questo è che non abbiamo cambiato idea. Stiamo investendo molto nell’industria italiana. In dieci anni abbiamo distribuito 1.000 film e serie italiane, girate in 100 città d’Italia. È importante avere questa varietà”.
Andreatta è passata dalla Rai a Netflix per “dare al talento l’opportunità di creare con libertà”. Essendo stata l’ex Head of Drama della RAI, è stata attratta dal modello avverso al rischio di Netflix di interferenze minime con il budget massimo. “A volte si corre il rischio di seguire le idee di un forte talento, e credo che sia questo rischio a rendere i film e le serie rilevanti per il pubblico italiano”.
Andreatta ha sottolineato che una delle strade per il loro successo è stata quella di infrangere i “tabù” decennali dell’industria, citando la loro pratica di doppiaggio cinematografico. Prima di Suburra: Blood on Rome del 2017 (una serie drammatica poliziesca italiana), le serie e i film in lingua italiana erano raramente doppiati in inglese. Netflix Italia ha cambiato questa situazione. Secondo Netflix, il pubblico dello streaming al di fuori dell’Italia sta apparentemente abbracciando una pratica obsoleta [di doppiaggio audio], storicamente perfezionata dagli italiani.
Se questo è vero, che Netflix sta tentando di cambiare le abitudini di visione del pubblico nel tempo, allora il successo di Netflix in questo settore potrebbe essere considerato un’arma a doppio taglio per i puristi del cinema. Rendere più accessibili i contenuti doppiati potrebbe ampliare il mercato dei film di alta qualità, ma l’orrore di vedere le labbra muoversi fuori sincrono con una traccia audio rimane insopportabile, almeno per le persone che realizzano i film.
Immagini per gentile concessione di Virginia Bettoja e di Netflix
Massimo Volpe, autore di questo articolo, è un filmmaker e scrittore freelance di Toronto: scrive recensioni di film/contenuti italiani su Netflix