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Habemus Papam: Robert Prevost, Leo XIV. Un americano del Nord col cuore a Sud

CITTÀ DEL VATICANO – La Chiesa Cattolica ha il suo 267° Papa: si chiama Robert Francis Prevost, è americano, ha 69 anni e per la comunità dei fedeli di tutto il mondo sarà Papa Leone XIV.

La sua elezione è arrivata nel corso della terza sessione di voto del conclave, al quarto scrutinio, come era avvenuto per Joseph Ratzinger, Benedetto XVI: la fumata buona, quella bianca, è stata dunque la terza (dopo quelle nere dell’altro ieri e di ieri mattina), uscita dal comignolo sul tetto della Cappella Sistina alle 18.07, ora italiana, di oggi pomeriggio.

Poco dopo, terminati i riti della vestizione nella “Stanza delle Lacrime” e dell’Habemus Papam pronunciato dal cardinale protodiacono Dominique Mamberti, il nuovo Pontefice è apparso sul balcone centrale della Basilica di San Pietro, visibilmente emozionato. Di fronte a lui, una Piazza gremita all’inverosimile: 100mila persone, forse 150mila contando anche quelle assiepate lungo Via della Conciliazione, festanti e con bandiere testimonianti provenienze da ogni angolo del mondo.

Il nuovo Papa ha quindi iniziato il suo primo discorso ufficiale, leggendolo da alcuni fogli che teneva in mano. «La pace sia con tutti voi. Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo risorto, il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore e raggiungesse le vostre famiglie, tutte le persone, ovunque siano, tutti i popoli, tutta la terra: la pace sia con voi. Questa è la pace del Cristo risorto, una pace disarmata e disarmante, umile e perseverante che proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente”. E proprio la parola “pace” è stata pronunciata più volte dal nuovo Pontefice. “Aiutiamoci gli uni gli altri a costruire ponti con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace”, ha detto, ricordando e ringraziando Papa Francesco e poi anche “tutti i confratelli cardinali che hanno scelto me per essere successore di Pietro e camminare insieme a voi come Chiesa unita, cercando sempre la pace, la giustizia, cercando sempre di lavorare come uomini e donne fedeli a Gesù Cristo, senza paura, per proclamare il Vangelo ed essere missionari”.

Quindi è stata la volta di alcuni passaggi più “politici”: “Dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce ponti e dialoga, sempre aperta a ricevere – come questa piazza con le braccia aperte – tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, presenza, dialogo, amore. Vogliamo essere una Chiesa sinodale, che cammina, che cerca sempre la pace, la carità, di essere vicina specialmente a coloro che soffrono”. Il Papa ha parlato anche in Spagnolo, rivolgendo un saluto alla sua comunità sudamericana, nello specifico quella peruviana dove ha trascorso molti anni prima come missionario poi come vescovo: un particolare, questo, che lo avvicina molto al suo predecessore, l’argentino Bergoglio.

Ma il nuovo Papa è nato a Chicago, nel Nord dell’America, e questo sembra piacere molto al presidente americano Donald Trump, che sul social network “Truth” ha subito scritto: “Congratulazioni al Cardinale Robert Francis Prevost, appena nominato Papa. È un grande onore sapere che è il primo Papa americano. Che emozione, e che grande onore per il nostro Paese – ha scritto Trump – . Non vedo l’ora di incontrare Papa Leone XIV. Sarà un momento molto significativo!”.

In realtà, leggendo la sua biografia (qui sotto) Prevost sembra avere poco di “nordamericano”: la sua lunga esperienza missionaria in America Latina, in particolare in Perù, lo ha trasformato in una figura – come ben descrive Tgcom 24 – che sfuma i confini tra Nord e Sud del mondo. Durante la sua permanenza nel Paese sudamericano, a capo di una diocesi tra le più povere e problematiche del Paese come quella di Chiclayo, Prevost ha condiviso la vita quotidiana delle comunità locali, imparando a leggere il mondo e la Chiesa da una prospettiva “rovesciata”. È lì che ha maturato una sensibilità particolare verso le dinamiche dell’emarginazione, delle migrazioni e delle disuguaglianze. Proprio come Francesco.

Ha origini europee (e italiane) e si è diviso fra Nord e Sud America

CITTÀ DEL VATICANO – Leone XIV è il primo Papa agostiniano (gli agostiniani sono frati impegnati, generalmente, in opere di carità) ed è il secondo Pontefice americano dopo Francesco, ma a differenza di Bergoglio il sessantanovenne statunitense Robert Francis Prevost è nato nel nord del continente ed è stato pastore nel sud dello stesso, prima di essere chiamato dal predecessore alla guida del Dicastero per i vescovi e della Ponteficia Commissione per l’America Latina.

Nella lunga biografia pubblicata oggi da Vatican News subito dopo l’elezione, si legge che (…) Robert nasce il 14 settembre 1955 a Chicago, nell’Illinois, da Louis Marius Prevost, di origini francesi e italiane, e Mildred Martínez, di origini spagnole. Ha due fratelli, Louis Martín e John Joseph. Trascorre l’infanzia e l’adolescenza negli Stati Uniti, studiando prima nel Seminario Minore dei Padri Agostiniani e poi, alla Villanova University, in Pennsylvania, dove, nel 1977, consegue la laurea in Matematica e studia Filosofia. Il 1° settembre dello stesso anno a Saint Louis entra nel noviziato dell’Ordine di Sant’Agostino (Osa), nella provincia di Nostra Signora del Buon Consiglio di Chicago, ed il 29 agosto 1981 pronuncia i voti solenni.

Riceve la formazione presso la Catholic Theological Union di Chicago, diplomandosi in Teologia ed all’età di 27 anni viene inviato dai suoi superiori a Roma per studiare Diritto Canonico alla Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (Angelicum). Nell’Urbe viene ordinato sacerdote il 19 giugno 1982 nel Collegio Agostiniano di Santa Monica da monsignor Jean Jadot, pro-presidente del Pontificio Consiglio per i Non Cristiani, oggi Dicastero per il Dialogo Interreligioso.

Prevost consegue la licenza nel 1984 e l’anno dopo, mentre prepara la tesi di dottorato viene mandato nella missione agostiniana di Chulucanas, a Piura, in Perù (1985-1986). È il 1987 quando discute la tesi dottorale su “Il ruolo del priore locale dell’Ordine di Sant’Agostino” ed è nominato direttore delle vocazioni e direttore delle missioni della Provincia agostiniana “Madre del Buon Consiglio” di Olympia Fields, in Illinois.

L’anno successivo raggiunge la missione di Trujillo, sempre in Perù, come direttore del progetto di formazione comune degli aspiranti agostiniani dei vicariati di Chulucanas, Iquitos e Apurímac.

Negli anni anni successivi, Robert ricopre numerosi incarichi sia in Perù che negli Usa fino a quando Papa Francesco lo nomina, il 3 novembre 2014, amministratore apostolico della diocesi peruviana di Chiclayo e, al contempo, vescovo titolare di Sufar in Algeria, Nordafrica.

Il 7 novembre fa l’ingresso nella diocesi peruviana, fra le più complesse del Paese, alla presenza del nunzio apostolico James Patrick Green, che lo ordina vescovo poco più di un mese dopo, il 12 dicembre, festa di Nostra Signora di Guadalupe, nella cattedrale di Santa Maria a Chiclayo. Il suo motto episcopale è “In Illo uno unum”, parole che Sant’Agostino ha pronunciato in un sermone, l’Esposizione sul Salmo 127, per spiegare che “sebbene noi cristiani siamo molti, nell’unico Cristo siamo uno”.

Dopo una serie di altri incarichi, il 30 gennaio 2023 il Papa lo chiama a Roma come prefetto del Dicastero per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, promuovendolo arcivescovo. E nel Concistoro del 30 settembre dello stesso anno lo crea e pubblica cardinale, assegnandogli la diaconia di Santa Monica. Prevost ne prende possesso il 28 gennaio 2024 e come capo dicastero, partecipa agli ultimi viaggi apostolici di Papa Francesco. Ieri, ha raccolto il suo testimone.

Tutte le foto sono screenshot dalla diretta di Vatican Media

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