Il Commento

I triumviri del sottoscritto: grazie, Padri

TORONTO – Vorrei dedicare questo mio articolo di oggi agli eroi sconosciuti che hanno assunto il ruolo di responsabilità, altruisticamente, nello sviluppo della nostra società industriale e postindustriale, mentre con le loro azioni hanno costruito un’etica per una cultura che si è distinta per la promozione di tutto ciò che ci è caro.

Non è per tutti e non intende gettare discredito su coloro che non si identificano o non possono identificarsi con questa “esperienza”.

Perché proprio ora? Oggi è l’anniversario del mio arrivo al Pier 21 di Halifax, in Canada, con mia madre, mio ​​fratello e mia sorella, molti decenni fa, per riunirmi a mio padre dopo una separazione di quattro anni. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’applicazione delle regole di ingresso da parte dell’Immigrazione canadese ha separato molte famiglie.

Mia madre, Rocchina, era figlia di un “cittadino canadese” (suddito britannico dal 1905, secondo alcuni documenti) che aveva perso i suoi diritti di “canadese” per aver sposato mio padre, Luciano, un “alieno nemico”, così definito dal War Measures Act del 1940. Ma per Rocchina, lui era il suo “eroe”. Anche il mio. Luciano aveva appena 12 anni quando una morte prematura gli portò via il padre; diciassette quando morì anche sua madre. Gli “eventi” lo spinsero ad assumere le funzioni di pater familias per cinque fratelli e una sorella. Non c’erano molte opzioni in un paese di montagna a 850 metri sul livello del mare. Ma aveva una passione per la conoscenza e un’attitudine innata per la matematica. Nonostante avesse solo la terza elementare, riusciva a fare i miei compiti di Algebra e Geometria del grado tredicesimo (ultimo anno di liceo classico) con una facilità invidiabile; la sua calligrafia era artistica e imparò da solo l’Inglese, il Tedesco e il Latino. Criticava ogni libro che io e i miei fratelli portavamo a casa da scuola. Quando non era altrimenti occupato, si impegnava a “perfezionare” l’ambiente circostante con attenzione artigianale.

Due giorni dopo l’attracco ad Halifax (nell’immagine qui sotto, la nave Olympia), il nostro treno merci arrivò alla Union Station di Toronto, dove i miei zii e mio padre ci aspettavano. Ricordo di aver pensato “questo Canada deve essere il miglior Paese del mondo”.

Non ricordo di aver mai sentito mio padre pronunciare una parola di lamentela sulle avversità: semplicemente “persisteva finché non trovava una soluzione”. C’erano molte avversità da affrontare. I devoti del cattolicesimo ricorderanno la scena del Calvario, quando un soldato romano, testimone di quella scena travolgente, esclamò: “ecce homo”.

Sei mesi dopo la mia elezione alla Camera dei Comuni, ho trovato il modo, con l’aiuto del Presidente della Camera, di pronunciare parte del mio discorso in italiano, per onorare la mia famiglia. Luciano non riusciva a credere a ciò che stava vedendo e sentendo.

Domenica è la Festa del Papà. Mi viene in mente che Luciano è stato plasmato a immagine di suo padre (Giuseppe e di suo suocero Leonardo). Devo ringraziare lui e loro.

Traduzione in Italiano – dall’originale in Inglese – a cura di Marzio Pelù

Nelle tre foto in alto, da sinistra: Luciano Volpe (1920-1989), Leonardo Liscio (1881-1954) e Giuseppe Volpe (1893-1932)

More Articles by the Same Author: