Governo va sotto alla Camera, tra nodo dazi e investimenti
TORONTO – Mentre si avvicina la nuova deadline sui dazi, il governo cerca di accelerare sugli investimenti ma va sotto alla Camera. È questa l’istantanea che arriva da Ottawa, dove la votazione su un emendamento presentato dal Partito Conservatore ha ricordato all’esecutivo – come se ce ne fosse bisogno – che quella dello scorso 28 aprile è stata una vittoria dimezzata, perché il Partito Liberale non è stato in grado di raggiungere la maggioranza assoluta.
I tory hanno così presentato una mozione durante il dibattito sul Discorso dal Trono, chiedendo al governo di presentare un Budget o quanto meno un update economico alla House of Commons prima della fine di questa sezione parlamentare. La richiesta – che comunque non ha alcun valore vincolante – è stata appoggiata da tutti i partiti d’opposizione ed è stata approvata con 166 sì e 164 no. La mozione quindi non avrà alcun effetto, ma rappresenta un segnale politico ben preciso: Mark Carney non avrà carta bianca in questa legislatura, per governare dovrà per forza di cose andarsi a cercare il consenso in Aula per ogni singolo provvedimento.
Di contro l’esecutivo traccia il bilancio del vertice di Saskatoon, che è senz’altro positivo: il meeting tra il primo ministro e i premier si è concluso senza alcuna decisione concreta, ma con una comune dichiarazione d’intenti circa la volontà di remare tutti nella stessa direzione. Carney ha raccolto tutte le richieste dei premier sulle priorità d’investimento per progetti nelle infrastrutture che possano essere decisivi per la crescita del Paese. Il primo ministro ha fatto sapere come una decisione in tal senso verrà presa nelle prossime settimane. Per adesso quindi tutti contenti e soddisfatti, quando invece si tratterà di scegliere potrebbero riaffiorare in superficie spaccature e divisioni tra le singole province, visto che alcuni progetti proposti riceveranno luce verde mentre altri saranno messi in naftalina.
Nel frattempo continuano gli incontri ad alto livello sul fronte dazi. Ieri il premier dell’Ontario Doug Ford si è incontrato con l’ambasciatore americano Pete Hoekstra, al quale ha ribadito la volontà di tornare a una fase pre-dazi che gioverebbe sia all’Ontario – e al Canada – sia agli Stati Uniti. Allo stesso tempo il ministro degli Affari Intergovernativi Dominic LeBlanc, che detiene anche la delega sul commercio Canada-Usa, si è incontrato a Washington con il segretario al Commercio americano Howard Lutnick: sul tavolo della discussione, i dazi e le contro tariffe tra i due Paesi, con le possibili soluzioni a una crisi che sta penalizzando entrambe le economia.
Gli Stati Uniti intanto avrebbero chiesto ai loro partner commerciali di presentare entro oggi “la loro migliore offerta” per un accordo che eviti l’imposizione di dazi. Lo rivela la Reuters, secondo cui il Dipartimento del Commercio ha intensificato i colloqui con Europa, Giappone, Canada – e qui si spiega il viaggio di ieri a Washington di LeBlanc e i Paesi dell’America Latina. La minaccia riguarda centinaia di prodotti, inclusi acciaio, auto, elettronica e vino. Nella bozza di missiva – visionata dall’agenzia e proveniente dall’ufficio del Rappresentante Commerciale Usa – gli Stati Uniti chiedono ai Paesi di elencare le loro migliori proposte in una serie di aree chiave, tra cui dazi doganali e quote per l’acquisto di prodotti industriali e agricoli Usa, e piani per porre rimedio a eventuali barriere non fiscali. Difficilmente comunque si potrà risolvere la situazione in questi giorni: saranno necessari tempo e pazienza.
In alto, il vertice a Saskatoon (foto: X – Carney)
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