Cultura

Gli italianismi nell’inglese
di Toronto (e del Canada)

TORONTO – Finora, questi nostri brevi articoli hanno soprattutto guardato al passato, ai modi e ai mezzi di diffusione della nostra lingua durante gli albori della immigrazione italiana a Toronto: giornali, scuole, manuali, persino lettere e diari.

Ma anche la storia recente e contemporanea ha qualcosa da dirci. Intendiamoci, non è mia intenzione proporre quelle trite e ritrite osservazioni che certe indagini sociolinguistiche rispolverano ciclicamente, per dirci che l’italiano è diffuso, è studiato, è fonte di “brand” commerciali, etc.

Vorrei oggi invece invitarvi a riflettere come l’italiano sia diventato lingua d’uso nel quotidiano verbale e scritto degli anglofoni; ossia, come un gran numero di italianismi sia entrato nell’inglese di Toronto (e del Canada, in generale). Ma, prima di tutto, che cos’è un italianismo? Un italianismo è una parola italiana “assorbita” da un’altra lingua (nel nostro caso l’inglese), in modo “integrale”, cioè senza adattamenti, o, appunto, con modifiche, aggiustamenti, che i locutori della lingua d’arrivo hanno involontariamente applicato: per es., “pizza” è un italianismo integrale, mentre, invece, “panini(s)” con la –s aggiunta per denotare il plurale (da un singolare “panini”) è un italianismo adattato.

Esiste, però, un’altra categoria, quella degli pseudo-italianismi, ossia dei falsi italianismi: parole che non arrivano direttamente dalla nostra lingua, ma sono state create dagli stessi locutori anglofoni, tramite una “imitazione” dell’italiano. Facciamo un esempio chiaro e quotidiano: a tutti sarà capitato di entrare in un bar e di ordinare un “latte”, o un “venti” o. addirittura, un “frappuccino”; ecco, questi termini sono degli pseudo-italianismi, nel senso che sono stati creati usando termini (o elementi di termini) esistenti, ma che in italiano hanno un altro significato, completamente cambiato nella lingua d’arrivo (latte indica in inglese un “caffelatte”, venti una bevanda da venti once) o, addirittura, non esistono (come frappuccino, creato grazie al suffisso –uccino – da cappuccino -).

Certo, molti italianismi sono entrati nell’inglese canadese tramite l’inglese britannico: termini riguardanti la musica, l’arte, la moda, la cucina, etc..; un altro gran numero d’essi deve la sua importazione (o, meglio, esportazione) agli immigrati. Diversi italianismi e, soprattutto, molti pseudo-italianismi sono invece creazioni “locali”: molte nordamericane (quindi, condivise – o importate da – con gli Stati Uniti), diverse canadesi, ma anche, sicuramente, qualcuna, “localissima”, di Toronto.

Come facciamo a reperire tutte queste parole? Sicuramente, le interazioni quotidiane sono una continua fonte di scoperte: per es., la maestra di danza di mia figlia quando spiegava un passo era solita ripetere alle sue allieve “capisch?” (tradotto: capite?) ed ero sicuro che la maestra in questione non aveva origini italiane. Dopo qualche tempo e qualche ricerchina, “capii” io stesso che si trattava di un italianismo dialettale entrato nell’uso verbale degli anglofoni. Come accennato sopra, bar, ma anche ristoranti e, addirittura, supermercati, possono riservare altre sorprese, con centinaia di parole importate dalla nostra lingua o, come detto, create di sana pianta per indicare alimenti di origine italiana (o aventi una vaga parentela con la cucina nostrana).

Tuttavia, il modo migliore per conoscere molti italianismi (e pseudo-italianismi) sono i dizionari. Snobbati da certi (presunti) linguisti, perché ritenuti libri polverosi e saccenti, i dizionari invece sono i più fedeli testimoni della ricchezza lessicale di una lingua, soprattutto ora che ne esistono modernissime versioni online, continuamente aggiornabili. Un importante dizionario da consultare è sicuramente il Canadian Oxford Dictionary (COE), opera importantissima ed equivalente locale dell’Oxford English Dictionary, il massimo testo per chi volesse conoscere l’inglese canadese.

Chi sfogliasse il COE troverebbe non solo italianismi già conosciuti, ma scoprirebbe anche come alcuni (pseudo)italianismi dell’inglese britannico abbiano assunto un altro significato nell’inglese canadese. Per esempio, si prenda il caso di calabrese: questo pseudo-italianismo nell’inglese britannico indica una varietà di broccoli; nell’inglese canadese, invece, può anche (e soprattutto) indicare un tipo di pane, bianco e tondo. Ancora un esempio, questa volta di uno pseudo-italianismo canadese senza legami con l’inglese britannico o degli Stati Uniti: friulano, usato per indicare un tipo di formaggio a pasta dura e di colore giallognolo.

E si potrebbe continuare ancora con molti altri esempi, ma vorrei offrirvene ancora uno (regolarmente registrato dal COE), ormai datato (anni Novanta… forse qualcuno se ne ricorda ancora): uno pseudo-italianismo creato dagli stessi immigrati italiani e poi entrato nella lingua inglese, mangiakekka (o mangiachecca o mangiacake); un buffo termine coniato dai nostri compatrioti per indicare i canadesi anglosassoni, considerati come gran mangiatori di cake (emblema della insipidezza della cucina anglosassone) e poco esperti dei gustosi e tradizionali piatti d’Italia…

Insomma, la storia dell’italiano a Toronto è anche la storia di come la nostra lingua abbia influenzato la lingua locale, offrendole centinaia di nuove parole. Come detto, esse si trovano nei dizionari o sono reperibili nella vita quotidiana, ma c’è chi ha deciso di recensirle e studiarle in modo scientifico e per via accademica. All’università di Toronto, presso il dipartimento di italiano, esiste infatti un gruppo di ricerca denominato “Osservatorio degli italianismi; Canada-USA-Puerto Rico” dipendente dall’Osservatorio degli Italianismi (OIM) creato e attivo in seno alla prestigiosa Accademia della Crusca (https://www.italianstudies.utoronto.ca/research/osservatorio-degli-italianismi-nel-mondo-oim-sezione-canada-usa-puerto-rico#oim-research-tab-2); questo gruppo di ricerca da anni lavora su italianismi e pseudo-italianismi presenti nell’inglese canadese, ma ora, grazie alla collaborazione di altri specialisti, anche nell’inglese degli Stati Uniti e, addirittura, nello spagnolo di Puerto Rico.

La storia dell’italiano a Toronto continua… e con orizzonti sempre più vasti!

Franco Pierno

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