Il Commento

Dibattito? Quale dibattito?

TORONTO – Essendo il fine settimana di Pasqua, tendo a essere più generoso del solito nei confronti della nostra società, della nostra cultura, delle infrastrutture di governance politica e delle persone che si propongono di guidarle. Perdonatemi se, così facendo, la mia leggerezza può sembrare sprezzante e condiscendente: non è mia intenzione.

Detto questo, un amico un tempo completamente immerso nel mondo della politica (che, per l’ “industria della comunicazione”, è acqua per il mulino), sosteneva che la politica fosse/sia semplice: un gioco che si fa con gli amici per promuovere i propri interessi e sconfiggere quelli dei propri nemici.

Così, ho seguito attentamente il dibattito di mercoledì – in Francese, senza doppiaggio – per capire dagli scambi cosa i candidati ritenessero potesse essere nel mio interesse.

Chiaramente, trattandosi di una presentazione sia visiva che audio, la performance ha un impatto; così come la composizione, la proiezione, la precisione e l’intonazione, tra gli altri fattori.

Ahimè, altri due “attori ausiliari” del processo: gli stranieri nemici di Elections Canada e Press/Media che hanno condotto le interviste post-dibattito. I giornalisti (e i loro ospiti scelti per i commenti) della CBC/Radio Canada sembravano agire come se avessero ricevuto istruzioni per garantire che la percezione pubblica di chi avesse vinto fosse coerente con la loro. In ogni caso, non hanno fatto mistero del fatto di essere “irritati” dal fatto che l’estrema destra della loro professione – quella che non condivide i benefici di 1,5 miliardi di dollari di generosità governativa che piovono ogni anno sul giardino della CBC – li abbia spinti a fare un’eccezione. A giudicare dalle loro domande, non mi è sembrato che quegli esponenti della stampa fossero fan di Mark Carney.

Niente paura, sembravano avere l’errata impressione che il dibattito fosse obbligato a produrre promesse di benefici a prova di bomba, a volte definite “copertura finanziaria delle proposte”.

Hanno cercato di mettere in discussione l’apparenza delle politiche “contenute nel colabrodo” di rassicurazioni promesse da tutti e quattro i candidati, tra cui Pierre Poilievre, Yves-François Blanchet e Jagmeet Singh. Niente di confortante.

Sembra che le piattaforme politiche potrebbero essere pubblicate sabato, anche se per quanto riguarda gli obblighi di bilancio bisognerà attendere l’impegno di una generazione ancora da venire.

Ora, mentre leggete questo articolo di opinione, oggi – Venerdì Santo – su un dibattito in Francese tenutosi mercoledì, vi preghiamo di ricordare che ieri [Giovedì Santo] la Commissione Elettorale ha ospitato l’unico dibattito in lingua inglese. A causa della domenica di Pasqua, non saremo in grado di fornirvi una copertura adeguata fino a martedì.

A quel punto, potreste aver già deciso in base al “beneficio” di qualsiasi informazione i vari concorrenti saranno autorizzati a condividere. È inutile lamentarsi del fatto che il Partito dei Verdi o il Partito Popolare di Maxime Bernier non abbiano partecipato al dibattito. Nessuno dei due ha soddisfatto i criteri di numero e candidati.

La Commissione non è rimasta impressionata dalla “falsa rappresentazione” dei Verdi del numero di candidati registrati. È interessante perché il Bloc Québecois ha partecipato al dibattito di ieri, sebbene non presenti candidati nel “Canada anglosassone”.

Buona Pasqua!

Traduzione in Italiano – dall’originale in Inglese – a cura di Marzio Pelù

Nella foto in alto – da Twitter X – un momento del dibattito di ieri

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