Il Commento

‘Democrazia’: non c’è niente di più prezioso

TORONTO – Democrazia: il governo del popolo, per il popolo – un sistema molto apprezzato che manteniamo è un principio fondamentale della nostra etica nazionale; è quello che noi siamo. La “maggioranza governa”, diciamo noi. Questo principio è la panacea per tutti i mali socio-politici. Eppure noi fatichiamo a provarlo con i numeri.

Si prega di non fraintendere o interpretare erroneamente ciò che segue come un qualsiasi tipo di disprezzo per coloro che si impegnano a partecipare al processo politico. Colui/colei che entra nella lotta, indipendentemente dalla posizione di parte che sostiene, merita considerazione, se non ringraziamento. Ma ciò non dovrebbe impedirci di esaminare i risultati dei test effettuati sul “sistema” con occhio critico, alla ricerca di miglioramenti nella struttura e nelle politiche che potrebbero guidarlo.

Le elezioni provinciali dell’Ontario tenutesi lo scorso 27 febbraio potrebbero essere un esempio calzante. Hanno prodotto, infatti, un risultato riflessivo su un quadro reale di dove la provincia ed i suoi cittadini pensano di andare? Fornisce una “foto accurata” di ciò che noi potremmo dover affrontare?

Partiamo dai dati non controversi. Secondo le statistiche del secondo trimestre della World Population Review, 2024, c’erano 15.996.989 cittadini residenti in Ontario. Di questi, 11.065.813 (o il 69,17%) si sono registrati come aventi diritto al voto in virtù dell’età e/o della cittadinanza. Così dice la nostra commissione elettorale, Elections Ontario.

Le elezioni si sono svolte in un ambiente in cui le questioni trattate dai media mainstream e dalla stampa si concentravano sulla “leadership” a livello internazionale e sulle potenziali ricadute per il Canada e l’Ontario in quella lotta “esistenziale”. Quando Justin Trudeau ha deciso di chiudere il Parlamento, il Paese è rimasto con un governo federale debole e sostituti provinciali [giurisdizionalmente] mal equipaggiati, se non discutibili. Due di questi premier, della Prince Edward Island e di Newfoundland and Labrador, dopo un umiliante servizio fotografico a Washington, dove un gruppo di premier della “squadra canadese” in sostituzione di un governo federale inesistente, hanno annunciato il loro ritiro.

Nonostante il loro desiderio di saltare sulla breccia in assenza di qualsiasi primo ministro, come se le province avessero ora potere giurisdizionale. A casa sua in Ontario, il Premier Ford, la cui provincia ha più da perdere in una lotta esistenziale che deve ancora iniziare, si è comportato coraggiosamente.

Purtroppo, Elections Ontario riferisce che solo il 45,40% (5.023.879 cittadini) degli elettori registrati ha sentito il bisogno di esercitare il proprio voto. Di questi, 2.158.452 hanno votato per il partito di governo, conferendogli lo status di maggioranza nella legislatura. Il partito di Ford è stato premiato con 80 seggi nel Parlamento provinciale: una maggioranza, ma stranamente sostenuta solo dal 19,5% degli aventi diritto. Altrettanto difficile da spiegare è come, degli altri due principali partiti di opposizione, quello con 1.504.688 voti abbia ottenuto 14 seggi nella legislatura, mentre quello con solo 931.796 voti abbia ottenuto 27 seggi.

Se non altro è chiaro, noi (l’elettorato) non sembriamo credere al concetto di democrazia associato al rapporto eletti/elettori. L’Ontario non è solo in questo ambiguo ambiente democratico. Alla Prince Edward Island in Canada, nonostante la sua popolazione di circa 170.000 persone, sono garantiti quattro seggi alla Camera dei Comuni, indipendentemente da quante persone votano.

Ebbene, come disse Winston Churchill: la democrazia potrebbe non essere la migliore forma di governo, ma le altre sono molto peggiori. Coloro che hanno perso le elezioni dovrebbero smettere di piangersi addosso.

Traduzione in Italiano – dall’originale in Inglese – a cura di Marzio Pelù

Nella foto in alto, un seggio elettorale (foto: Elections Ontario)

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