Dazi Usa, ora Carney valuta la linea morbida
TORONTO – Se fare la voce grossa non ha portato a risultati apprezzabili, allora è il caso di provare con la linea morbida. È il ragionamento che sta facendo in queste ore Mark Carney, un potenziale cambio di strategia che è stato suggerito dallo stesso primo ministro durante la sua visita in British Columbia ma che deve ancora essere valuto nel suo complesso con la lunga lista di implicazioni che potrebbe avere sull’economia canadese. Ieri il leader liberale ha convocato prima un consiglio dei ministri virtuale e nel pomeriggio un incontro con i premier delle Province per fare il punto della situazione e per raccogliere impressioni sul possibile cambiamento di approccio alla crisi dei dazi, visto che fino a questo punto la posizione del governo canadese non ha raggiunto gli obiettivi prefissati.
Il Canada a partire dal primo agosto è stato colpito da tariffe doganali americane del 35 per cento, con prodotti come l’acciaio e l’alluminio che hanno raggiunto picchi del 50 per cento. Un eventuale cambiamento di rotta – è questa l’idea del primo ministro – potrebbe in qualche modo dare nuovo slancio al negoziato tra Ottawa e Washington, una trattativa che nelle ultime settimane si è arenata su numerosi punti chiave.
Dall’inizio della guerra commerciale, il governo canadese ha imposto tariffe di ritorsione sulle merci statunitensi tre volte, comprese le contro tariffe su beni di consumo statunitensi per un valore di 60 miliardi di dollari e tariffe aggiuntive sulle auto statunitensi.
“Abbiamo sempre detto che applicheremo le tariffe dove hanno avuto il massimo impatto sugli Stati Uniti e il minimo impatto in Canada”, ha detto Carney quando gli è stato chiesto perché il Canada non avesse reagito contro la nuova tariffa tariffaria. “Quindi non ci adattiamo automaticamente. Esaminiamo ciò che possiamo fare per il nostro settore che è più efficace. In alcuni casi si tratterà di rimuovere le tariffe”.
Il primo ministro ha aggiunto che il suo governo “esaminerà le opportunità per farlo perché alla fine stiamo cercando di avere il miglior impatto in Canada”. Carney ha ventilato l’idea di abbandonare i dazi dopo che Trump ha concesso al Messico una moratoria di 90 giorni sugli aumenti dei dazi con l’obiettivo di firmare un nuovo accordo.
Allo stesso tempo il governo federale deve sviluppare una nuova strategia complessiva nella sua politica commerciale anche con gli altri Paesi, che vista la crisi dei dazi con gli Stati Uniti, rappresentano una possibile valvola di sfogo per i prodotti che non raggiungono più il mercato americano. In questa ottica la priorità resta il consolidamento delle relazioni con il Messico, dove i ministri François-Philippe Champagne e Anita Anad sono impegnati in una visita di due giorni in preparazione della viaggio dello stesso Carney nei prossimi giorni. Il Messico, insieme al Canada e agli Stati Uniti, è un Paese firmatario del Cusma, il trattato di libero scambio nordamericano nato dalle ceneri del Nafta durante il primo mandato presidenziale di Donald Trump.
Nel frattempo da Statistics Canada arrivano dei dati sorprendenti riguardo l’export verso gli Usa. Il rapporto mostra che a giugno c’è stato un aumento delle esportazioni canadesi verso gli States, anche in presenza delle tariffe statunitensi. I dati mostrano che le esportazioni verso gli Stati Uniti sono aumentate del 3,1 per cento a giugno dopo quattro mesi consecutivi di diminuzioni. Statistics Canada osserva, tuttavia, che le esportazioni sono ancora diminuite del 12,5 per cento rispetto a giugno 2024. Su base annuale quindi c’è un netto calo, su base mensile invece si assiste a una incoraggiante inversione di tendenza. Per buona parte degli economisti, comunque, questa impennata potrebbe essere legata alla volatilità stagionale e per ulteriori conferme sarà necessario aspettare anche i numeri del mese di luglio, che forniranno un’istantanea più precisa degli scambi commerciali Canada-Usa.
In alto: Mark Carney al Maritime Test Range in Nanoose Bay, B.C (foto: X – Carney)
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