TORONTO – Tensioni, polemiche, minacce e incertezza. Continuano ad essere questi gli elementi principali del braccio di ferro tra Canada e Stati Uniti sui dazi doganali, uno scontro che potrebbe presto sfociare in una guerra commerciale dalle conseguenze disastrose per la nostra economia.
Ufficialmente i dazi doganali voluti dall’amministrazione Trump sono scattati alla mezzanotte e un minuto, un sovrapprezzo del 25 per cento che colpisce tutti i prodotti canadesi che vengono esportati nel mercato statunitense. I prodotti energetici – petrolio e gas naturali – sono invece sottoposti a una tariffa del 10 per cento.
Al momento in cui andiamo in stampa non è stato annunciato alcun passo indietro da parte dell’inquilino della Casa Bianca, a differenza di quanto accaduto lo scorso 31 gennaio, quando alla vigilia dell’entrata in vigore dei dazi doganali americani, venne decisa da Trump una pausa di un mese nei confronti del Canada e del Messico.
A pagare le conseguenze del sovrapprezzo dei prodotti sono le aziende americane che importano prodotti dal Canada. Ma è probabile che queste compagnie riverseranno la sovrattassa sui consumatori statunitensi, per mantenere il profitto sulla vendita. È evidente quindi che i prodotti canadesi, con un sovrapprezzo del 25 per cento, non saranno più competitivi nel mercato Usa. La conseguenza prevedibile è che crolleranno le vendite a favore di prodotti locali il cui prezzo non sarà ritoccato. L’effetto domino quindi, sin dalla primissima fase, colpirà direttamente l’economia canadese, senza risparmiare alcun comparto del nostro tessuto produttivo. A pagare le conseguenze primarie saranno il settore manifatturiero e quello automobilistico, compreso quello della componentistica auto. Stesso discorso per l’agricoltura, il settore del legname e quello energetico. Stando alle previsioni fatte in queste settimane, nel caso di una prolungata guerra commerciale con gli Stati Uniti, il Canada si troverebbe ad affrontare la più grave recessione economica dalla grande depressione degli anni Trenta del secolo scorso.
Ora, il governo canadese in queste settimane ha agito su un doppio binario. Da un lato ha cercato di far desistere l’amministrazione Trump da un progetto che avrà delle ripercussioni nefaste sia per i consumatori canadesi che per quelli americani. E quindi pressing diplomatico, delegazioni negli States e incontri ad alto livello, che fino a questo momento però non hanno portato ad alcun risultato apprezzabile, se si esclude la pausa di un mese decisa al fotofinish il 31 gennaio. Dall’altro, però, l’esecutivo federale si è preparato per il peggio, rendendo pan per focaccia all’inquilino della Casa Bianca. Ottawa ha così annunciato una serie di controdazi che entreranno in vigore contemporaneamente ai dazi voluti da Washington.
Si tratta di un programma sviluppato in tre fasi, con tariffe reciproche per 30 miliardi di dollari sin da subito, per poi proseguire con un inasprimento progressivo per altri 125 miliardi di dollari nell’arco di 21 giorni: questo per permettere alle aziende canadesi di adeguarsi alla nuova realtà e trovare altri fornitori per i loro prodotti.
Gli esperti in queste ore si stanno chiedendo se sussista ancora qualche chance di evitare anche questa volta i dazi minacciati dal presidente americano. Un segnale contraddittorio è arrivato da Howard Lutnick, segretario al Commercio della nuova amministrazione americana, che ha dichiarato come per quanto ne sapesse, Trump fosse ancora intenzionato ad andare avanti con l’attivazione dei dazi doganali sui prodotti provenienti dal Canada, dal Messico e dalla Cina. “Semmai – ha poi aggiunto – non ho certezze sul livello di questi dazi: sarà il presidente a decidere”.
Insomma, anche alla vigilia la Casa Bianca continua a giocare con l’incertezza, un’arma che il presidente Trump aveva già usato durante il suo primo mandato presidenziale. Ora resta da capire se la minaccia diverrà davvero concreta o se invece ci sarà un ripensamento dell’ultima ora. In ogni caso, il deterioramento delle relazioni tra i due Paesi ha subito una rapida accelerazione, con strappi che difficilmente saranno ricuciti in breve tempo.
Nella foto in alto, un passaggio di frontiera Canada-Usa
More Articles by the Same Author:
- I liberali vincono le elezioni ma sarà governo di minoranza
- Finisce la campagna dei veleni, ora la parola passa agli elettori
- Dazi e annessione, nuove minacce di Trump
- Corsa ai seggi con lo spettro di Trump alle porte
- Voto anticipato per 7,3 milioni di elettori. Poilievre: previsti tagli per 23 miliardi