Canada

Dazi, ottimismo dopo lo stop ma resta il rischio recessione

TORONTO – È un tira e molla sfiancante, che mette alla prova i nervi, che provoca insicurezza e che destabilizza. L’ultimo dietrofront di Donald Trump sulle tariffe reciproche è stato accolto positivamente in Canada e nel resto del mondo. Vuoi perché si pone un freno alla pericolosa escalation degli ultimi giorni, vuoi perché viene bloccata, almeno momentaneamente, una spirale fatta di minacce e accuse che non giova a nessuno. Ma è inutile farci delle illusioni troppo ottimistiche: non siamo di fronte alla fine della guerra commerciale, ma a una tregua provvisoria, a un cessate il fuoco che peraltro non riguarda il principale avversario commerciale dell’inquilino della Casa Bianca, cioè la Cina.

Ed è proprio l’inasprimento delle sanzioni protezionistiche di Washington verso Pechino a preoccupare gli analisti: da un lato abbiamo gli Stati Uniti che hanno imposto dazi doganali del 145 per cento sui prodotti che arrivano dalla Cina, dall’altro abbiamo contro tariffe volute da Xi Jiping dell’84 per cento sui beni Made in Usa che entrano nel mercato. Valori che ovviamente non potranno rimanere in vigore per molto tempo senza provocare un vero e proprio tsunami sul commercio a livello globale. Anche perché, come è stato messo in evidenza da più parti, i dazi imposti da Trump sui prodotti cinesi in realtà si ripercuotono direttamente sul tessuto produttivo americano: miliardi di dollari di merce, infatti, è rappresentata da prodotti fabbricati da aziende americane in Cina, che entrano nel mercato americano al doppio del costo della scorsa settimana. Per questo la previsione che viene fatta è quella di un futuro negoziato per arrivare al la risoluzione della crisi.

In ogni caso in questa fase il governo canadese non vuole – e non si può permettere – di abbassare la guardia. Lo stop di 90 giorni ai dazi reciproci di Washington, con un 10 per cento esteso a tutti i Paesi, non riguarda il nostro Paese, per il semplice motivo che il Canada non rientrava nella prima lista dei Paesi colpite dalle tariffe reciproche di Trump. Restano tuttavia in vigore i dazi del 25 per cento sui prodotti canadesi scattati a marzo, oltre al 25 per cento su acciaio e alluminio e sulle auto assemblate in Canada. Di conseguenza, come ha confermato ieri il primo ministro Mark Carney, rimangono attivi i contro dazi del 25 per cento decisi da Ottawa.

Ieri il premier dell’Ontario Doug Ford, parlando alla Cnn, ha ribadito la volontà a Nord del confine di arrivare a una rapida soluzione della crisi, in una situazione nella quale a pagare saranno i consumatori canadesi e quelli americani, senza un reale guadagno per nessuno.

“Eravamo scioccati – ha dichiarato dal fatto di non far parte del gruppo in cui venivano sospese le tariffe reciproche. E sapete, siamo il cliente numero uno degli Stati Uniti, siamo entrambi il cliente numero uno dell’altro – e dobbiamo superare questa situazione e riportare la certezza al popolo degli Stati Uniti e del Canada”.

“La realtà è che una tariffa sul Canada è una tassa sugli americani, e questa è l’ultima cosa che vogliamo vedere per) il popolo americano”, ha detto Ford, aggiungendo che crede ancora che il governo canadese rinuncerebbe alle sue tariffe di ritorsione se gli Stati Uniti ponessero fine alla guerra commerciale.

In alto, il presidente americano Donald Trump (foto: Casa Bianca)

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