Canada

“Dazi ingiusti e illegali”: braccio di ferro con gli Usa

TORONTO – I nuovi dazi doganali americani sull’acciaio e l’alluminio sono ingiusti e illegali, ma per ora non ci saranno misure ritorsive da parte del Canada. È questa la posizione di Mark Carney, che ieri ha ribadito ancora una volta coma la guerra commerciale in atto con gli Stati Uniti sia estremamente penalizzante per ambo i due contendenti e che, allo stesso tempo, il suo governo farà tutti i passi necessari per tutelare i canadesi di fronte a misure ritenute del tutto deleterie e ingiustificate. Ma per ora – ha aggiunto il primo ministro – l’esecutivo non applicherà alcun provvedimento di ritorsione, per poter vagliare con maggiore precisione gli effetti del raddoppio delle tariffe Usa su acciaio e alluminio – passate da ieri dal 25 per cento al 50 per cento – e per difendere i progressi registrati nel negoziato con l’amministrazione americana.

“Abbiamo – ha continuato il leader liberale – contro tariffe in un importo lordo prima delle remissioni su oltre 90 miliardi di dollari di importazioni statunitensi. Abbiamo agito con forza. Su questo fronte siamo a posto”.

“Ci prenderemo un po’ di tempo, non molto, un po’ di tempo, perché in questo momento stiamo discutendo intensamente con gli americani sulle relazioni commerciali”, ha continuato Carney.

“Queste discussioni stanno progredendo. Vorrei far notare che l’azione americana è un’azione globale, non è mirata al Canada, quindi ci prenderemo un po’ di tempo, ma non di più, prima di rispondere”.

Insomma, in questo frangente la parola d’ordine è niente salti nel buio, ma prudenza e sangue freddo. Anche perché a conforto dell’azione di governo è arrivato ieri l’annuncio da parte di Bank of Canada, che ha lasciato invariati i tassi al 2.75 per cento, mettendo quindi una pausa nella strategia complessiva di abbassamento del costo del denaro inaugurata nei mesi scorsi. E la giustificazione da parte di Tiff Macklem è stata proprio la necessità di stabilizzare la situazione prima di nuove strette sul tasso di sconto.

Secondo il governatore di Bank of Canada i dazi di Donald Trump rappresentano il “più forte vento contrario” dell’economia, aggiungendo che il paese sta attraversando un periodo di “sconvolgimenti globali”.

Per Macklem “l’economia canadese ha mostrato resilienza ai dazi negli ultimi mesi”, osservando che il paese ha registrato un aumento del Pil nel primo trimestre. Certo, il peso della guerra commerciale si è fatto sentire, ma le conseguenze non sono state così catastrofiche come invece era stato precedentemente previsto e messo in preventivo.

“Detto questo – ha proseguito nella sua analisi il governatore della Banca Centrale canadese – anche il tasso di disoccupazione è salito al 6,9% ad aprile. E mentre l’occupazione ha tenuto meglio nei settori meno esposti al commercio, più a lungo persistono i dazi, più peseranno sull’economia”.

Secondo il governatore, “le imprese devono spendere di più per trovare nuovi mercati di esportazione, mentre gli Stati Uniti guardano al commercio verso l’interno”.

Carney e Macklem, quindi, sono sulla stessa lunghezza d’onda. Più dura invece la presa di posizione di Doug Ford, che ieri ha condannato il nuovo giro di vite dell’inquilino della Casa Bianca e ha ribadito la necessità di attivare immediatamente misure adeguate in risposta all’aumento dai dazi.

“Non possiamo rimanere con le mani in mano – ha dichiarato il premier dell’Ontario – di fronte a provvedimenti che minacciano direttamente l’esistenza del nostro settore dell’acciaio e dell’alluminio”.

Il primo ministro, in ogni caso, nei prossimi giorni sarà costretto a varare provvedimenti di ritorsione verso i nuovi dazi, se l’amministrazione americana non farà passi indietro e concessioni in questo complesso negoziato destinato a riscrivere i rapporti commerciali tra il Canada e gli Stati Uniti.

In alto, Mark Carney e Donald Trump

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