Cusma, rischio riapertura negoziato già in autunno
TORONTO – Donald Trump potrebbe forzare la mano e riaprire il negoziato sul Cusma già in autunno. A lanciare l’allarme è stato Doug Ford a margine del vertice virtuale tra il primo ministro Mark Carney e i premier delle Province canadesi, un incontro nel quale il leader liberale ha illustrato la complessa situazione venutasi a creare con l’entrata in vigore dei dazi doganali americani del 35 per cento per tutti i prodotti che non rientrano nell’accordo del Cusma.
E proprio il trattato di libero scambio siglato durante il primo mandato presidenziale di Trump ha fatto – e sta tuttora facendo – scudo su una vastissima serie di prodotti canadesi che entrano nel ricco mercato statunitense senza essere soggetti alle tariffe volute dalla nuova amministrazione americana. Ma questo potrebbe avere vita breve. Perché secondo il premier dell’Ontario in queste settimane si sono registrati chiari segnali della volontà dell’inquilino della Casa Bianca di riaprire la partita anche sul fronte Cusma, che secondo gli accordi presi in precedenza dovrebbe essere rivisto nel 2026. Secondo Ford, invece, il presidente americano vorrebbe riattivare il negoziato a breve, e questo metterebbe in pericolo centinaia di miliardi di merce che rischierebbe di cadere nel vortice dei dazi doganali.
Ford ha lanciato l’allarme: Trump probabilmente non aspetterà la revisione programmata dell’accordo il prossimo anno. “Non sta aspettando fino al 2026. In qualsiasi momento, il presidente Trump, che segua nemmeno le regole, può tirare fuori il tappeto da sotto i nostri piedi sul Cusma già domani, con una semplice firma”.
“Quindi siamo preparati. Penso che arriverà a novembre. È un grosso rischio, dobbiamo essere pronti e non dobbiamo farci trovare impreparati a questa evenienza”.
Carney e i premier canadesi hanno parlato di azioni concrete per sostenere i lavoratori e le imprese canadesi più colpite dalle tariffe. In una nota stampa diffuso dall’ufficio del primo ministro si ribadisce che il gruppo ha concordato di “accelerare gli sforzi per mobilitare capitali e investimenti, diversificare le catene di approvvigionamento e rafforzare la capacità produttiva nazionale”.
“Sono stati anche unanimi nell’incoraggiare le imprese canadesi a dare priorità e sfruttare l’esperienza canadese, ove possibile, per aiutare ad alleviare gli impatti economici a breve termine delle tariffe statunitensi, ridurre la dipendenza dai flussi commerciali vulnerabili e costruire la resilienza economica a lungo termine del Canada”.
Tuttavia, nonostante il messaggio di unità che arriva dal governo federale, nel vertice sono emerse spaccature sulle contromisure da prendere per affrontare l’emergenza.
L’Ontario, ad esempio, è in disaccordo con il Saskatchewan sulla risposta del Canada all’escalation della guerra commerciale. Ford ha chiesto una ritorsione immediata, mentre il premier del Saskatchewan Scott Moe sta esortando Ottawa a ridurre le tariffe di ritorsione.
“Forse è giunto il momento per il Canada di non aggiungere ulteriori contro-tariffe in questo spazio, ma di prendere in considerazione la rimozione di alcune delle contro-tariffe che sono dannose per le imprese canadesi e per le imprese del Saskatchewan oggi”, ha detto Moe durante un’intervista radiofonica, aggiungendo che il Paese è attualmente in gran parte “protetto” dal patto commerciale Cusma.
Ford, dal canto suo, ha dichiaratodi essere frustrato dall’impatto delle alte tariffe statunitensi sull’economia della sua provincia e ha chiesto nuovamente tariffe di ritorsione. “Non si possono avere tariffe da una parte e non dall’altra. Rimango ancora fedele a quello che dico: dollaro per dollaro, tariffa per tariffa. Capiscono la forza, non la debolezza, e noi non dovremmo mai e poi mai rotolare ed essere deboli”. “Se le persone sono preoccupate di contrattaccare, beh, allora c’è l’altra alternativa. Abbassiamo la quota per le aziende. Quando arrivano, ricevono immediatamente le tariffe”.
Moe ha invece ribadito che la sua provincia sta lavorando per proteggere le industrie che sono state duramente colpite dai dazi, compreso il settore siderurgico. “Quello che abbiamo fatto è anticipare una quantità significativa – 10 anni, in realtà – di appalti della Corona per sostenere le industrie siderurgiche qui in Saskatchewan”, ha detto. Moe ha dato credito a Carney per gli sforzi del suo governo per rafforzare i legami commerciali con altri paesi, tra cui il Messico, in particolare mentre il Canada rimane soggetto alle tariffe cinesi sull’olio di colza e sulle farine.
In ogni caso toccherà a Carney tirare le somme e trovare una sintesi tra le diverse posizioni dei premier, che logicamente tendono a tutelare in primis i residenti delle loro Province.
In alto, una foto d’archivio di un vertice di Mark Carney con i premier (foto: X – Carney)