Cultura

Tonino Guerra a 10 anni
dalla scomparsa

TORONTO – «Mezzo poeta, mezzo filosofo, mezzo vagabondo, un’anima candida, che fa matti racconti, fantastici, spesso confondendo la realtà con l’immaginazione»: così Renato Pozzetto descriveva Tonino Guerra, del quali ieri ricorreva il decennale dalla scomparsa.

Nel 1989, Pozzetto aveva interpretato il protagonista di uno di questo «matti racconti»: “Burro”, il romantico scemo innamorato di una bellissima attrice perché convinto che, dallo schermo del cinema, lei guardi proprio lui. È solo uno dei visionari lavori di Guerra come sceneggiatore; specialmente tra gli anni ’70 e ’80, collaborò assiduamente con registi iconici come Fellini (“Amarcord”), De Sica (“I girasoli”) Antonioni (“Deserto rosso”), Rosi (“Uomini contro”), i fratelli Taviani (“Kaos”), Tarksovskij (“Nostalghia”).

Ma Tonino Guerra fu anche e soprattutto un poeta di valore. Una vocazione scoperta in circostanze drammatiche, quando durante la guerra, segnalato come antifascista, fu rinchiuso nel campo d’internamento di Troisdorf, in Germania. Qui, per distrarre i compagni di prigionia, recitava i sonetti di Olindo Guerrini, che conosceva a memoria, e ne componeva di nuovi, in romagnolo. Queste poesie alla buona saranno notate da un suo professore all’Univeristà di Urbino, il famoso critico Carlo Bo, e diventeranno il suo primo libro, intitolato modestamente “I scarabocc” (’Gli scarabocchi’).

La sua opera in versi fu premiata da Edurardo De Filippo e Salvatore Quasimodo, e antologizzata da Pasolini nella sua “Poesia dialettale del Novecento”; ebbe un buon successo anche come romanziere, pubblicato da Elio Vittorini, e, per non farsi mancare nulla, negli ultimi decenni di vita si reinventò come pittore.

Paradossalmente, di tutta questa immensa e straordinaria produzione artistica, al pubblico italiano è perlopiù nota una sola frase: “L’ottimismo è il profumo della vita”, slogan coniato per una campagna di spot della Euronics, diventato un tormentone dei primi anni ’2000. Dalla poesia per evadere dalla prigione di guerra alla poesia per vendere elettrodomestici: parabola di un’arte che si lascia fagocitare dal consumismo, oppure che lo usa per entrare nelle case di tutti con l’immediatezza di uno spot televisivo?

Nella foto, Tonino Guerra (Facebook / Museo Tonino Guerra)

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