Cultura

La collezione di libri
antichi e ’sbagliati’
di Eco alla Braidense

MILANO – Dopo due anni di trattative, trova finalmente  una sede la collezione di libri antichi di Umberto Eco (nella foto) – scomparso, lo ricordiamo, il 19 febbraio di quattro anni fa – il quale, oltre ad essere uno studioso e scrittore di fama internazionale, era anche un noto bibliofilo.

A ospitare i preziosi volumi sarà la Biblioteca Braidense di Milano, a pochi passi dall’appartamento dello scrittore: il direttore, James Bradburne, ricorda che Eco (nella foto) “amava la Biblioteca Braidense, che considerava la ’sua’ biblioteca”.

I dettagli sulle modalità di conservazione e di consultazione sono ancora da definire, ma uno degli obiettivi è la digitalizzazione dell’intero fondo. Ma in cosa consiste esattamente questa collezione?

Si tratta di circa 1200 volumi, tra cui 36 ’incunaboli’ (libri stampati prima del 1500). Se l’ampiezza e il valore sono già impressionanti, più interessante ancora è il criterio in base al quale Eco aveva composto la sua collezione, che lui chiamava scherzosamente “Bibliotheca semiologica curiosa lunatica magica et pneumatica”.

In altre parole, come spiegava lo scrittore in un dialogo sulla bibliofilia (Eco e Carrière, “Non sperate di liberarvi dei libri”, 2009), “una collezione dedicata al sapere occulto e al sapere falso”. Per esempio, in materia di astronomia, Umberto Eco collezionava gli scritti di Tolomeo, convinto che il sole girasse intorno alla terra, ma non gli interessava Galileo; nella sua “Bibliotheca” compaiono anche le opere di Robert Fludd, famoso alchimista ed esoterista, di Athanasius Kircher, un egittologo che non aveva capito nulla dei geroglifici, e anche il “Malleus Maleficarum”, il più importante manuale di caccia alle streghe (che fu un vero e proprio ’best seller’ medievale, secondo solo alla Bibbia).

D’altra parta questa predilezione di Eco si rispecchia nei suoi romanzi, dove la trama ruota quasi invariabilmente intorno a una menzogna, un complotto o una plateale stupidaggine.

Da persona di rara intelligenza, l’intellettuale ammetteva tranquillamente: “Sono affascinato dall’errore, dalla malafede e dalla stupidità”.

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