Cultura

“Dopo la pioggia”
di Chiara Mezzalama

TORONTO – Proposto dalla nota scrittrice Jhumpa Lahiri per la candidatura al Premio Strega 2022, il nuovo romanzo di Chiara Mezzalama, “Dopo la Pioggia” (Edizioni e/o), porta alla ribalta del panorama del romanzo nazionale il delicato tema del cambiamento climatico. Tema che, contrariamente alla scena letteraria internazionale—penso soprattutto a quella nordamericana—dove è ormai battuto da anni, in Italia invece sta tardando a farsi strada. “Dopo la pioggia” rappresenta in questo senso un romanzo apripista nell’esplorazione di come la sensibilità italiana affronta e declina questo argomento. Mezzaluna sceglie di accordare note intimiste al sottofondo tragico dell’apocalisse climatica.

La devastante tragedia privata di Elena dà l’avvio alla storia: il romanzo si apre sull’orlo della fine di un matrimonio in crisi da anni e di cui ormai si è dimenticata persino la ragione che ne ha scatenato il lento sfilacciamento. Il narratore ci accompagna nello srotolarsi del processo psicologico che in principio immobilizza Elena nell’auto-colpevolizzazione e commiserazione, in seguito alla scoperta del tradimento del marito con una donna più giovane. Schiacciata tra il lavoro di traduttrice e il fardello di crescere da sola i due figli, Susanna e Giovanni, la vita di Elena rappresenta uno spaccato di vita familiare purtroppo ormai comune. Ma Elena ha il coraggio di scappare, di allontanarsi per un momento dalle responsabilità familiari che l’hanno rilegata al solo ruolo di madre, facendole dimenticare i suoi desideri, il suo corpo, le sue necessità.

Come un fulmine a ciel sereno, la sua decisione coincide con l’inizio di una apocalittica pioggia torrenziale che facendo esondare il Tevere divide anche geograficamente Elena, rifugiata nella sua casa di infanzia al Faggio Rosso, da suo marito Ettore e i figli che, nel frattempo, dopo qualche giorno, cercano di raggiungerla per paura che la pioggia possa averla messa in pericolo.

Il surriscaldamento climatico, causato dalla umana mancanza di scrupoli e dal conseguente inquinamento di acqua, aria e suolo, ha scatenato un diluvio universale che sembra non avere fine. Tuttavia, è proprio in questo momento, sul baratro dell’estinzione, che l’umanità riscopre il contatto con la terra, il significato di vivere in armonia con essa e la solidarietà verso le creature che la popolano; ed anche Elena, in questo particolare frangente, ritrova le sue radici e se stessa a tutto tondo, come madre e come donna.

Su questi due binari paralleli si snoda il romanzo: riflessioni sull’importanza di non dimenticare l’erotismo e la sessualità a fianco all’essere madre si alternano a digressioni tendenti al saggismo sulla catastrofe climatica. Due sono infatti anche gli stili che compongono il libro: uno per dare voce al dolore intimo e individuale ma anche paradigmatico di Elena, e l’altro scientifico, imparziale, a tratti distaccato, per spiegare le ragioni che hanno sconvolto il clima della terra e le soluzioni che si possono adottare, non più per decelerare il cambiamento ormai in atto, ma per salvaguardare ciò che è indispensabile per una possibile rinascita.

Spesso queste digressioni sono innescate da incontri fortuiti, a tratti un po’ irreali, con individui che sono scappati da disastri nucleari, come una donna giapponese scampata allo tsunami abbattutosi sulla centrale a Fukushima e che ora vive con il marito nella foresta; o rappresentano nuove forme di vita comunitaria, come il raccoglitore di tartufi che racconta come nel bosco ci sia una fitta rete di interconnessioni e comunicazioni che avviene non solo attraverso le radici, ma anche attraverso funghi e muschi, in un ecosistema perfettamente in equilibrio. Oppure, per finire, il gruppo di suore scienziate che custodiscono nel loro convento paradisiaco i semi di migliaia di specie da salvare.

“Dopo la pioggia” è un libro intrigante che si legge di un fiato, sia per la scrittura cristallina di Mezzalama sia perché il processo psicologico che porta Elena alla sua rinascita, alla presa di consapevolezza della donna che vorrebbe essere, ci accomuna e ci porta sempre più dentro al racconto. Ma questa forza è anche, come spesso accade, un po’ il limite del romanzo, dove il disastro climatico, invece di prendere la scena, rimane sullo sfondo di una crisi tutta e forse troppo umana. Come se l’apocalisse climatica avesse bisogno di appoggiarsi a una crisi intima, individuale, per poterne giustificare il dolore e la gravità; o potesse solo fungere da suo sublimatore. Ciononostante, “Dopo la pioggia” rimane un più che valido tentativo di affrontare un tema tanto complesso quanto attuale finalmente in una prospettiva italiana, e che speriamo aprirà le porte a una nuova e lunga tradizione di genere.

Teresa Valentini

Nella foto, la copertina del libro “Dopo la pioggia” di Chiara Mezzalama

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