TORONTO – È ormai conto alla rovescia per l’appuntamento alle urne del 28 aprile. E tutti i dati preliminari confermano come il voto 2025 potrebbe registrare un’affluenza record, con una corsa ai seggi senza precedenti. D’altro canto l’idea che queste elezioni fossero ben diverse dalle ultime tornate elettorali è già da tempo ben radicata nell’elettorato canadese.
Prima dell’entrata i gioco del fattore Trump, la voglia di cambiamento dopo dieci anni di governo Trudeau apriva già le porte all’ipotesi di un’alta affluenza alle elezioni. Poi, l’avvio del secondo mandato presidenziale del magnate americano ha mandato in frantumi gli equilibri e i rapporti di forza tra i partiti: lo spettro della guerra commerciale, i dazi e le contro tariffe, la minaccia dell’annessione del fantomatico 51° Stato, l’ombra di una possibile recessione economica hanno avuto un peso significativo su chi è chiamato ad esprimere la propria preferenza il 28 aprile.
Già i sondaggi dell’ultimo mese ci hanno consegnato un’istantanea ben precisa su quanto sta avvenendo nel nostro elettorato. Il vantaggio di oltre venti punti del Partito Conservatore di Pierre Poilievre è vaporizzato totalmente, mentre il Partito Liberale guidato dal nuovo leader Mark Carney ha recuperato terreno, fino al sorpasso.
Ora, in questo momento, i due partiti sono impegnati in un testa a testa dall’esito incerto.
A conferma dell’importanza di questo voto, a quanto meno della percezione dell’importanza avvertita dagli elettori, sono arrivati i dati ufficiali di Elections Canada sull’affluenza del voto anticipato: oltre 7 milioni di avanti diritto hanno approfittato dall’apertura anticipata dai seggi nel weekend pasquale per esprimere il proprio voto. Non era mai accaduto, con il record precedente del 2021 – quando votarono 5,8 milioni di canadesi – che è stato polverizzato.
L’elettore conservatore ha votato per il cambiamento, quello liberale l’autorevolezza dell’ex governatore di Bank of Canada e Bank of England Carney (considerato il candidato ideale per affrontare la crisi provocata dal fattore Trump), l’elettorato neodemocratico ha votato per la sopravvivenza parlamentare del proprio partito, che rischia di sparire dalla geografia politica del nostro Paese.
Motivazioni diverse, a volte agli antipodi, che hanno alimentato la corsa ai seggi lo scorso fine settimana. Il boom ai seggi dovrebbe ripetersi il giorno del voto, lunedì prossimo: troppo importante la posta in ballo, troppo importante poter esprimere la propria preferenza in questo periodo travagliato che precede un futuro incerto.
Le previsioni della vigilia parlano di uno sfondamento quasi sicuro della soglia del 70 per cento, mai avvenuto dalle lontane elezioni del 1992. Da allora l’affluenza in Canada è stata sempre più bassa, con il picco negativo del 2008, quando su oltre 23 milioni di aventi diritto votarono appena 13.929.000 canadesi: un magro 58,8 per cento.
Per ora la tornata elettorale più alta nella storia canadese si è registrata nel 1958, con il 79,4 per cento, con le sette elezioni successive che hanno sempre superato la soglia del 70 per cento. I 7,3 milioni di canadesi che hanno già votato rappresentano un buon primo passo per superare il record di affluenza.
Foto: Elections Canada
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