“Comunità italiane distrutte dal Decreto Cittadinanza”
TORONTO – Fa discutere il “Decreto Cittadinanza”, diventato legge (la n. 36 del 28 marzo 2025) tre giorni fa, tra le polemiche. Il provvedimento, infatti, se da un lato prevede la tanto attesa riapertura della finestra (dal 1° luglio 2025 al 31 dicembre 2027), per il riacquisto della cittadinanza italiana da parte degli “ex italiani” che l’avevano persa in passato, dall’altra mette in atto un giro di vite sullo ius sanguinis, con restrizioni sull’acquisto della cittadinanza da parte dei figli e nipoti degli italiani all’estero (rileggete i nostri articoli di ieri qui).
Christian Di Sanzo, deputato eletto in Nord e Centro America, durante la discussione alla Camera dei Deputati italiana ha dichiarato che “con il nuovo decreto, le condizioni per gli italiani all’estero per trasmettere la cittadinanza italiana ai propri figli e nipoti sono durissime. Da oggi, se i genitori hanno la doppia cittadinanza, i figli potranno essere cittadini italiani solo i genitori hanno vissuto due anni continuativi in Italia prima della nascita del figlo; in pratica tutti i figli di italo-americani e italo-canadesi non avranno la cittadinanza italiana, a meno che i genitori non abbiano vissuto in Italia. Il decreto, voluto dal governo Meloni, avrà l’effetto di distruggere le nostre comunità di italiani all’estero”.
“La cittadinanza – prosegue il parlamentare – non sarà quindi più trasferibile ai nipoti anche per tutti gli italiani che emigrano oggi e vanno a vivere all’estero, in sostanza nel giro di una generazione le nostre comunità all’estero andranno a scomparire. Il decreto inoltre blocca le pratiche per il riconoscimento di cittadinanza per discendenza al 27 marzo, salvando solo quelle presentate prima di questa data; solo grazie a un emendamento del Partito Democratico si è riusciti a salvare le pratiche di chi aveva già un appuntamento, il minimo che si potesse fare per evitare di passare come il solito Paese di Pulcinella, dove si promette prima una cosa a persone che spendono migliaia di euro per ottenerla e poi si annulla tutto dicendo che semplicemente si era scherzato; adesso però le pratiche non potranno in sostanza più essere presentate se non da chi ha o aveva un nonno con cittadinanza esclusivamente italiana. In aggiunta, il decreto impone il limite di un anno per registrare i figli appena nati altrimenti questi potrebbero perdere il diritto alla cittadinanza: lancio quindi un appello a tutti i giovani genitori che hanno avuto figli recentemente di registrarli il prima possibile… chi ha figli minori e non ha ancora provveduto dovrà farlo entro il 31 maggio 2026 altrimenti i figli non saranno automaticamente cittadini italiani”.
“L’unica notizia positiva di questo provvedimento – sottolinea Di Sanzo – è la possibilità del riacquisto della cittadinanza per chi l’ha persa prima del 1992. Un risultato che fortemente rivendichiamo come Partito Democratico per il lavoro che abbiamo fatto su questo tema; io stesso ho presentato un disegno di legge per permettere il riacquisto della cittadinanza poco dopo essere stato eletto”. Tuttavia, secondo Di Sanzo il governo Meloni ha ottenuto “un risultato a metà perché chi riacquista la cittadinanza non potrà trasmetterla ai nipoti. Il riacquisto non era fondamentale solo per permettere di morire da italiano a chi era italiano, ma lo era anche per i loro figli e i loro nipoti, ma questo non sarà possibile”.
Infine, Di Sanzo si è rivolto alla maggioranza del governo Meloni: “Spero che gli italiani all’estero si ricordino il nome della premier Giorgia Meloni: è il nome di colei che ha decretato la fine delle nostre comunità. Noi invece, come Partito Democratico, crediamo in un’idea fondamentalmente diversa del mondo, in un mondo in cui l’esperienza internazionale dei nostri giovani è un valore e non demerito, in un mondo in cui si può essere cittadini di più Paesi e costruire ponti tra l’Italia e l’estero”.
Il decreto è duramente criticato anche dal MAIE, Movimento Associativo Italiani all’Estero. Come ha scritto il vicepresidente Vincenzo Odoguardi su Twitter X, “il MAIE ha votato contro la nuova legge che limita la cittadinanza italiana. Con forza e determinazione, il senatore Mario Borghese si è espresso contro il decreto che riduce i diritti degli italiani all’estero e durante il suo intervento in aula ha dichiarato: “Al momento di votare contro questo decreto, auspico una futura revisione di una disposizione che reputo negativa. Continuerò a lottare in Senato per questo”, ha detto, annunciando che comunque il MAIE non si arrenderà e che la battaglia continuerà anche in sede giudiziaria: sarà infatti presentato, annuncia il MAIE, ricorso alla Corte Costituzionale per denunciare l’incostituzionalità del decreto. Insomma: non finisce qui.
“Così si chiudono le porte a chi l’Italia l’ha portata nel mondo”
ROMA – Angela Schirò, già deputata del Partito Democratico nella scorsa legislatura, commenta la riforma della cittadinanza approvata in via definitiva dalla Camera dei Deputati.
“Se ci pensiamo bene, la nuova riforma della cittadinanza italiana sembra pensata per non fare rumore. È tecnica, sobria, poco raccontata. Eppure, i suoi effetti saranno profondi e duraturi. Non tanto per ciò che cambia oggi, quanto per ciò che costruisce (o distrugge) domani. Da un lato, questa legge porterà nel tempo alla graduale estinzione della Circoscrizione Estero. Il diritto di voto e la rappresentanza politica degli italiani residenti all’estero – già oggi fragili – verranno erosi lentamente, generazione dopo generazione. Perché? Perché i figli dei nostri figli, nati e cresciuti all’estero, non saranno più automaticamente cittadini italiani, anche se educati nella cultura, nella lingua e nei valori italiani. Verranno tagliati fuori. E con loro si spegneranno anche l’influenza e il legame di milioni di italiani all’estero con il proprio Paese d’origine. Dall’altro lato, questa legge colpisce in modo subdolo l’idea stessa di Europa come spazio condiviso, in cui la doppia cittadinanza è una possibilità concreta e legittima. Oggi, molti cittadini europei – nati magari da un genitore italiano – vivono, studiano e lavorano in altri Paesi dell’Unione. La nuova normativa, tuttavia, penalizza chi possiede già una cittadinanza straniera: per loro ottenere (o mantenere) quella italiana sarà sempre più difficile, se non impossibile. Come se la doppia appartenenza fosse un tradimento, e non una ricchezza”.
“Questa scelta politica – prosergue l’ex parlamentare – non è neutra. Non è “meramente tecnica”. È un atto ideologico. Perché decidere chi è italiano e chi non lo è significa anche decidere chi ha diritto a partecipare, a contare, a esistere nella narrazione collettiva del Paese. E restringere questi criteri equivale a chiudere le porte, non solo agli stranieri che chiedono inclusione (ius soli, ormai completamente abbandonato), ma anche agli italiani che l’Italia l’hanno portata nel mondo. Saremo sempre meno. E sarà tutto perfettamente legale”.
Mariani: “Il nostro sangue non vale, la nostra memoria non conta”
ROMA – “Non l’hanno strappato. L’hanno massacrato. Con mani dure, fredde, indifferenti. La terra ha tremato. Le radici hanno pianto. Ma loro? Loro hanno esultato. Per secoli ha resistito, ha attraversato oceani, ha sfidato il tempo. Ogni ramo portava un nome, ogni foglia una storia, ogni frutto il sangue di chi ha costruito nazioni senza mai dimenticare la propria. Ma ora è finita. Lo hanno reciso, spezzato, ridotto in cenere. Hanno detto che non esistiamo più. Che il nostro sangue non vale. Che la nostra memoria non conta”.
A scrivere è Pietro Mariani, Consigliere e Presidente della VI Commissione del Cgie (Consiglio generale degli italiani all’estero), che commenta così il decreto-cittadinanza approvato in via definitiva della Camera. “Hanno scritto un decreto. Una sentenza di morte per milioni di italiani lontani, un colpo di scure che ci cancella dalla storia. Ci lasciano marcire nell’oblio, senza radici, senza eredità, senza patria. Non ci appartiene più nulla, se non il silenzio e l’ira. E mentre loro brindano, noi contiamo i morti della nostra identità. E ora, guardiamo in faccia il disastro. Il Decreto Legge 36/2025 non è una norma. È una vergogna. Un tradimento senza precedenti. Uno sputo in faccia alla storia, al sacrificio, alla memoria. Milioni di italiani cancellati con un tratto di penna. Milioni di discendenti relegati a essere stranieri nella propria stessa cultura. Milioni di voci ridotte a polvere nel vento. Questa legge non protegge l’Italia. La mutila. Dimentica chi ha portato il suo nome oltre confini, chi ha costruito un ponte tra nazioni, chi ha tramandato lingua, tradizioni, sogni. Ora tutto questo muore. Chiuderanno gli occhi, firmeranno, andranno avanti. Ma quando si volteranno, troveranno il deserto. Perché un paese senza figli, senza memoria, è solo una terra vuota che ha scelto di morire da sola”.
L’intervento di Mariani è stato publicato ieri dall’AISE, Agenzia Internazionale Stampa Estero.
Nella foto in alto, l’onorevole Christian Di Sanzo, parlamentare eletto in Nord e Centro America, durante la discussione alla Camera di Deputati