TORONTO – Il Canada non è in vendita e non lo sarà mai. A ribadirlo è stato ieri Mark Carney nello Studio Ovale, alla presenza di Donald Trump, davanti ai giornalisti prima dell’incontro bilaterale con il presidente americano.
Un meeting, quello tra i due leader, caratterizzato da un clima cordiale e di rispetto reciproco, con l’inquilino della Casa Bianca che ha limitato, e anche di molto, la tipica aggressività che negli ultimi mesi ha messo in soggezione numerosi capi di Stato e di governo in visita a Washington.
Certo, nonostante la forte presa di posizione del primo ministro canadese, i problemi tra i due Paesi rimangono. Il magnate americano ha confermato, almeno per il momento, la sua intenzione a non togliere i dazi doganali attivati a marzo per la crisi del fentanyl e per la sicurezza ai confini. Contemporaneamente Trump ha ribadito che i dazi del 25 per cento sull’acciaio e sull’alluminio canadese resteranno, così come non è cambiata la volontà della nuova amministrazione di ridisegnare l’intero mercato nordamericano dell’auto, con il richiamo delle aziende Usa che producono e assemblano in Canada. Ma detto questo siamo lontani anni luce dai toni utilizzati da Trump nei confronti dell’ex primo ministro Justin Trudeau.
Durante le dichiarazioni iniziali, Trump ha attribuito a Carney una delle più grandi rimonte nella storia politica, “forse più sorprendente anche della mia”.
“Il Canada ha scelto una persona di grande talento, una brava persona”, ha detto Trump. “Hai corso davvero una grande gara elettorale, ho guardato il dibattito”. “Ho molto rispetto per quest’uomo”, ha aggiunto. “Diventeremo amici del Canada… Il Canada è un posto molto speciale per me…. Amo il Canada”.
Carney, da parte sua, ha definito Trump un “presidente trasformativo” che ha obiettivi simili ai suoi: aiutare i lavoratori della classe media, rendere sicuri i confini e fermare il flusso di fentanyl e altri oppioidi mortali.
Trump ha ribattuto, dicendo di voler vedere una relazione “amichevole” tra i due paesi e che saranno possibili nuovi accordi sul commercio, anche se ha sottolineato come nulla lo convincerà a revocare le sue tariffe punitive sul Canada.
Ma la conversazione si è rapidamente spostata sulle ripetute minacce di annessione di Trump al Canada, che Trump ha detto ai giornalisti sarebbe stato un “bellissimo matrimonio” e ha definito il confine tra i due paesi “artificiale”. “Ma per il ballare il tango bisogna essere in due’’, riferendosi al bisogno di una reciproca volontà per andare avanti.
“Sono un imprenditore edile nel cuore”, ha continuato il presidente americano con Carney seduto accanto a lui. “Quando ti sbarazzi di quella linea tracciata artificialmente – qualcuno ha tracciato quella linea molti anni fa con un righello, solo una linea retta che attraversa la parte superiore del paese – quando guardi quella bellissima formazione, quando è insieme … Io dico, è così che doveva essere”.
Carney ha risposto: “Come sapete dal settore immobiliare, ci sono alcuni posti che non sono mai in vendita: come questo posto, la Casa Bianca, o Buchingham Palace. Ecco, il Canada non è in vendita e non lo sarà mai”. “Mai dire mai”, ha risposto Trump. “Ho avuto molte, molte cose che non erano fattibili, e alla fine sono diventate fattibili, e solo in modo molto amichevole”.
I colloqui precedono una rinegoziazione programmata dell’accordo Canada-Stati Uniti-Messico sul libero scambio (CUSMA) che inizierà il prossimo anno, anche se le tariffe di Trump hanno messo in discussione il patto commerciale negoziato durante il primo mandato di Trump. Gli Stati Uniti hanno esentato le merci scambiate nell’ambito del CUSMA, compresi i ricambi auto, dalle tariffe su Canada e Messico. Trump ha detto che il CUSMA stesso non sarà sul tavolo durante gli incontri di martedì, ma ha riflettuto sul fatto che potrebbe rivelarsi un “passo di transizione” verso un Canada più forte accordo commerciale.
“È una base per un negoziato più ampio”, ha detto Carney. “Alcune cose dovranno cambiare”.
Nella parte finale dell’incontro con i giornalisti, Trump ha reindossato i panni del solito Trump, ripetendo la solita tesi del Canada che riceve sussidi da 200 miliardi di dollari l’anno – in realtà si tratta della bilancia commerciale e la cifra è nettamente minore – e quella relativa al non bisogno da parte degli States delle risorse e dei prodotti che vengono importati negli Usa dal Canada.
In ogni caso il bilancio dell’incontro è positivo, se non altro sul fronte della necessità di riallacciare le relazioni tra i due Paesi dopo mesi di tensioni senza precedenti.