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Kenney getta la spugna,
Jean e Smith in corsa
per la successione

TORONTO – Jason Kenney (nella foto sopra) getta la spugna. Il premier dell’Alberta e leader dello United Conservative Party ha deciso di rassegnare le dimissioni da capo del partito dopo che il voto sulla review della sua leadership ha spaccato la destra canadese, logorata da mesi di faide interne, accuse, veleni e polemiche fino al drammatico epilogo di mercoledì sera.

Un finale, peraltro, del tutto inaspettato: il 51,4 per cento degli iscritti aveva votato a favore del leader, una quota ritenuta sufficiente dal regolamento interno dell’UCP per la conferma di Kenney. Lo stesso premier prima del voto aveva fatto sapere che sarebbe rimasto al suo posto anche nel caso in cui avesse ricevuto il 50 per cento più uno dei voti degli iscritti. Invece, incassato il niet da parte di quasi metà della base elettorale conservatrice, Kenney ha deciso di fare un passo indietro. “Il risultato – ha dichiarato – non è quello sperato e nemmeno quello che francamente mi aspettavo. Se il 51 per cento dei voti passa come base minima per la maggioranza, chiaramente non rappresenta un adeguato sostegno per continuare come leader”. In tutto, su 34.298 membri del partito che hanno votato entro la deadline dell’11 maggio, 17.638 hanno sostenuto Kenney e 16.660 lo hanno bocciato.

Ora si apre la corsa alla successione. Brian Jean e Danielle Smith hanno già confermato la loro intenzione a presentare la candidatura.

Contattato dal Corriere Canadese, l’ex leader del Wildrose Party guarda con fiducia all’immediato futuro. “Spero – ha detto Jean – che l’uscita di scena di Jason Kenney renda possibile per il movimento conservatore dell’Alberta l’avvio del processo di ricucitura e ricostruzione”.

In questi mesi Jean è stato il principale oppositore di Kenney, diventando di fatto il portavoce di tutto il malessere strisciante verso il premier. Un segnale preciso di come il vento stesse cambiando lo si era già avvertito nelle elezioni suppletive provinciali a Fort McMurray, stravinte dallo stesso Jean, il cui programma si poteva riassumere in un solo punto: “Un voto per me è un voto contro Jason Kenney”.

Si chiude così prima del previsto l’era Kenney nella destra dell’Alberta. La sua era stata un’ascesa repentina che aveva cambiato gli equilibri politici della provincia. Dopo una lunga carriera politica a livello federale, con ruoli di prestigio nell’esecutivo guidato da Stephen Harper, Kenney aveva deciso di passare al livello provinciale. Eletto leader del Progressive Conservative Party of Alberta nel 2017, Kenney aveva messo in atto immediatamente il suo progetto di riunificare i vari tronconi della destra provinciale. Nell’estate dello stesso anno venne portato a compimento l’unione con il Wildrose Party nella neonata formazione politica dello United Conservative Party: nella corsa alla leadership Kenney ebbe la meglio sullo stesso Jean, diventando leader del partito, capo dell’opposizione ufficiale nell’assemblea legislativa e, con le elezioni provinciali del 2018, premier dell’Alberta.

Ma il declino dell’ex braccio destro di Harper iniziò proprio nel momento in cui raggiunse il potere. Criticato da destra – perché considerato troppo moderato per gli standard dei conservatori provinciali – e da sinistra, il picco di impopolarità lo raggiunse la scorsa estate, quando in piena pandemia decise di riaprire completamente la provincia a partire da luglio.

Una mossa questa che portò al boom di contagi di Covid-19, con il record di ricoveri in terapia intensiva e di decessi, proporzionalmente molti più alti di quelli registrati in Ontario e in Quebec. La sofferenza della base, che prima aveva portato a qualche mugugno e nulla più, col passare dei mesi diventò ribellione aperta, alimentata da Jean e da altri politici provinciali, insoddisfatti della leadership del loro capo.

Ora, finito il regolamento di conti, il partito è pronto a voltare pagina. Tra i potenziali candidati alla leadership, oltre a Jean e Smith, troviamo anche Rona Ambrose, ex leader ad interim del Partito Conservatore federale.

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