Canada

Jean Charest ammicca
ai centristi e moderati,
Poilievre all’attacco

TORONTO – Conquistare lo spazio politico lasciato libero dall’avversario, attaccare il rivale nei suoi punti deboli, dettare i tempi del dibattito. Il tutto condito con slogan, capaci di fare colpo sulla pancia dell’elettorato, prima che nella testa.

La corsa alla leadership del Partito Conservatore si sta sviluppando seguendo quelle regole basilari del confronto politico appena elencate, con due candidati in particolare – guarda caso i due favoriti alla successione di Erin O’Toole – che si stanno sfidando senza esclusioni di colpi. È di lunedì sera la notizia dell’organizzazione dei primi due dibattiti tra gli sfidanti: il primo, in lingua inglese, avrà luogo a Edmonton il prossimo 8 maggio, mentre il secondo in lingua francese, è in programma il 25 maggio. Da qui ai due confronti in diretta tv, comunque, ne vedremo delle belle.

Continua il braccio di ferro tra Jean Charest e Pierre Poilievre. Il primo nel fine settimana aveva accusato il deputato di Carleton di non essere in possesso dei requisiti necessari per aspirare a guidare il partito e, successivamente, il Paese. E questo perché Poilievre, durante le tre settimana di occupazione di Ottawa da parte dei manifestanti del Freedom Convoy, aveva in più occasioni spezzato una lancia a favore della protesta, facendosi fotografare con gli organizzatori e rilanciando pubblicamente alcune tematiche – stop all’obbligo vaccinale per alcune categorie, fine delle restrizioni anti Covid – sostenute da chi partecipava alla manifestazione. Chi vuole diventare leader di un partito e del governo – era stato questo il ragionamento di Charest – non può violare la legge, o quanto meno mettersi dalla parte di chi sta palesemente violando la legge.

La risposta di Poilievre non si è fatta attendere. Il ministro ombra delle Finanze ha rispedito le accuse al mittente, sostenendo al contrario che è proprio Charest a non avere i requisiti necessari per guidare un partito politico e il governo. Negli ultimi anni – ha dichiarato Poilievre – Charest ha lavorato per la Huawei, facendo lobbying per il gigante cinese delle telecomunicazioni: per questo motivo dovrebbe essere squalificato dalla corsa alla leadership.

Toni durissimi, che non abbiamo mai sentito durante le ultime due corse alle leadership del Parttito Conservatore del dopo Harper, quelle che hanno incoronato Andrew Scheer ed Erin O’Toole.

Ieri Charest ha presentato una parte del suo programma, quello relativo all’assistenza all’infanzia e al sostegno delle famiglie con figli minori a carico. La manovra è chiara: accattivarsi l’elettorato della destra più moderato e centrista. L’ex premier del Quebec ha dichiarato che, nel caso in cui diventasse leader del partito e, successivamente, primo ministro, non abolirebbe la riforma del Childcare messa in piedi dal leader liberale Justin Trudeau, ma anzi la rafforzerebbe.

“Doug Ford – ha dichiarato – ha appena firmato un accordo con il governo federale, non cercherei di annullarlo. Pierre Poilievre, a quanto pare, si sta chiedendo se farlo”.

Il piano di assistenza all’infanzia pubblicato dalla campagna Charest ieri descrive un nuovo “Choice in Childcare Tax Credit” che sconterebbe fino al 75% delle spese di assistenza all’infanzia per le famiglie a basso reddito con bambini in asilo nido non sovvenzionato, con sconti pagati mensilmente direttamente ai genitori. Espanderebbe quindi anche il Canada Child Benefit alle donne a partire dal secondo trimestre di gravidanza e allungherebbe il congedo parentale fino a due anni.

“Dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per consentire alle persone di fare la scelta, si tratta della scelta di entrare nel mercato del lavoro, ho visto che accade in Quebec sulla politica dell’asilo nido”, ha detto Charest. “Possiamo fare ancora meglio per il Canada e per il futuro del paese”.

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