Canada

“Il Freedom Convoy
stava provocando
danni miliardari all’economia”

TORONTO – L’occupazione di Ottawa e le serrate ai valichi di frontiera non costituivano solamente una minaccia per l’ordine pubblico, ma rappresentavano un grave peso economico per il Canada.

\È questa la tesi sostenuta ieri – e in parte anticipata nelle battute finali delle testimonianze di mercoledì – da Michael Sabia, vice ministro delle Finanze e dai suoi collaboratori Rhys Mendes e Isabelle Jacques, durante la loro deposizione giurata alla commissione pubblica d’inchiesta a Ottawa. Le gravi perdite economiche che il Paese stava vivendo per il blocco dei valichi di frontiera a Windsor (Ontario), Coutts (Alberta), Emerson (Manitoba) e sulla Pacific Highway di Surrey (British Columbia) contribuirono di fatto alla decisione del governo federale di attivare, per la prima volta nella storia canadese, la legislazione d’emergenza che attribuiva poteri straordinari e temporanei alla polizia e alla magistratura per porre fine alla crisi. Nella sua testimonianza di ieri, Sabia ha messo in luce come “l’economia canadese stesse già affrontando una fase di grande incertezza quando le proteste contro le restrizioni Covid ebbero luogo a Ottawa e ai confini”.

“La nostra economia del paese era in un momento molto, molto fragile quando le proteste del Freedom Convoy iniziarono a fine gennaio, a causa degli effetti persistenti della pandemia e delle dinamiche mutevoli nel commercio globale. Era anche un momento molto delicato per il Canada, poiché il governo federale stava preparando il bilancio 2022 e stava anticipando le conseguenze dell’imminente invasione russa dell’Ucraina”.

Ma non solo. Secondo il funzionario, “le proteste stavano anche danneggiando la reputazione del Canada come partner commerciale affidabile in un momento in cui c’era un crescente sentimento protezionista negli Stati Uniti. Il Dipartimento delle Finanze temeva che se le proteste fossero andate avanti troppo a lungo, ci sarebbero state conseguenze durature per l’economia, in particolare sull’industria automobilistica canadese”.

Ma a quanto ammontavano i presunti danni alla nostra economia? Anche in questo caso, le cifre sono impressionanti. Stando a un rapporto compilato dal ministro dei Trasporti, i sei giorni di blocchi ai valichi di frontiera sono costati al Paese 3,9 miliardi di dollari, calcolando il valore delle merci bloccate ai confini tra il Canada e gli Stati Uniti. Oltre a questo, la protesta ai valichi di frontiera stava mettendo in ginocchio numerosi comparti produttivi del nostro Paese. In particolare a pagare le conseguenze peggiori fu il settore della componentistica auto, che fornisce pezzi di ricambio e parti delle vetture ai grandi stabilimenti americani. Anche alcune catene di negozi di generi alimentari, come Metro, iniziarono ad avvertire la mancanza di prodotti da esporre sugli scaffali. Insomma, si stava creando la tempesta perfetta che portò il governo federale a usare il pugno duro e ad attivare l’Emergencies Act.

Sempre ieri i tre funzionari del ministero delle Finanze hanno dichiarato che con l’applicazione delle misure d’emergenza, vennero congelati circa 280 conti correnti per un valore complessivo di oltre 8 milioni di dollari.

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