Canada

“Bisogna riaprire
le scuole in sicurezza”

TORONTO – Sembra una barca in balia delle onde il sistema scolastico canadese. Fin dall’inizio della pandemia quello che è mancato è un minimo di stabilità, una linea coerente del ministero dell’Istruzione e l’impegno a rendere tutte le scuole luoghi sicuri per i ragazzi che stanno pagando a caro prezzo il protrarsi della pandemia che dal marzo del 2020 è arrivata a contare quattro ondate.

In mezzo ci sono giorni di scuola persi, didattica a distanza che non funziona, carenza di insegnanti, genitori sfiduciati e ragazzi demotivati, un totale senso di sbando e di abbandono a se stessi. Proprio come una barca in balia delle onde. Da più parti ci si chiede infatti dove sia finito il ministro dell’Istruzione Stephen Lecce che da tempo non prende parte a conferenze stampe pur se riguardanti il suo ministero. Una classe politica presente, soprattutto in periodi difficili come questo che stiamo attraversando, è il minimo che i cittadini si aspettano.

Nel frattempo quasi tutte le province del Canada, spaventate dalla variante del Covid-19 Omicron che corre come una scheggia, hanno deciso di rimandare il ritorno dei ragazzi tra i banchi di scuola. Unica provincia a non posticipare le lezioni in presenza dopo le vacanze di Natale è stato il Saskatchewan dove il ministro dell’Istruzione Dustin Duncan ha detto che la situazione nella provincia è “buona” ma non ha mancato di notare che la rapida diffusione di Omicron potrebbe far precipitare le cose. Molti genitori, del resto, non sono così fiduciosi che i propri figli non siano a rischio di contrarre il virus e hanno deciso di tenerli a casa.

In Alberta, invece, i bambini torneranno in classe lunedì, mentre in Manitoba la scuola riprenderà online la prossima settimana mentre gli studenti torneranno nelle aule il 17 gennaio. Intanto l’Ontario ha iniziato il 2022 con due settimane di apprendimento virtuale. Due settimane o forse più. Chissà.
Tenere le scuole aperte o chiuderle è dall’inizio della pandemia il dilemma chiave. Da un lato il pressing di esperti e medici – psicologi e pediatri in prima fila – per mantenerle aperte per la salute mentale e lo sviluppo sociale, nonché per motivi accademici, dall’altro i timori e la mancanza di fiducia per quel che riguarda le policy per la sicurezza e l’igiene che sono alla base del controllo della variante Omicron.

Beyhan Farhadi, un ricercatrice presso la York University, ha suggerito che evidentemente il ritardo per la ripresa dell’apprendimento in presenza è in parte logistico ed è dettato in primis dalle inevitabili carenze di personale di insegnanti esposti a contagi o infetti che devono isolarsi. “Ma posticipare la riapertura delle scuole ha senso solo se le giurisdizioni usano quel tempo per rendere le scuole più sicure – ha affermato – una migliore ventilazione nelle aule, migliori mascherine per studenti e insegnanti, vaccini per i bambini e misure come il congedo per malattia retribuito in modo che i genitori possano isolarsi adeguatamente se loro o i loro figli vengono infettati sono alla base di una riapertura sicura. Non so, però, se i governi si daranno da fare per implementare misure di questo tipo”.

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