TORONTO – Sono stati pubblicati ieri i nuovi standard nazionali promessi da Ottawa per le case di cura a lunga degenza del Canada al fine di evitare il ripetersi della strage di anziani che si è consumata nelle prime fasi della pandemia in queste strutture. I residenti, viene messo in luce tra le altre cose, debbono ricevere almeno quattro ore di assistenza diretta ogni giorno.
Sono 60 pagine, queste della Health Standards Organization (HSO) che vanno a completare le 115 pagine della Canadian Standards Association Group (CSA) già rese pubbliche a dicembre.
Elaborare gli standard per migliorare la qualità dell’assistenza nelle case di cura a lunga degenza (LTC) di tutto il Paese è stato il compito assegnato ad entrambe le organizzazioni dal governo federale nella primavera del 2021. E così mentre l’HSO si è concentrata sull’assistenza stessa, la CSA ha analizzato l’infrastruttura fisica.
Dal momento che l’implementazione dei nuovi standard è volontaria, gli esperti sanitari dubitano che siano destinati a migliorare l’assistenza agli anziani nel caso in cui le LTC non li adottino tutti senza eccezioni. “Ci troviamo di fronte a una situazione tutto o niente – ha detto Samir Sinha, direttore di geriatria presso Sinai Health e University Health Network a Toronto e presidente del comitato tecnico di HSO che ha elaborato gli standard – la mia più grande paura è che se non ci assicuriamo che siano alla base di ispezioni, applicazione, miglioramenti della qualità e responsabilità… questi standard rimarranno archiviati in qualche polveroso scaffale”.
Che le strutture che accolgono gli anziani bisognosi di cure a lunga degenza abbiano sempre avuto problemi di ogni sorta è risaputo, quel che la pandemia ha messo in luce è la loro gravità. Basti dire che l’80 per cento dei decessi per Covid-19 dei primi mesi di pandemia è avvenuto in case di riposo e di cura a lunga degenza, il tasso più alto tra i Paesi della Organization for Economic Co-operation and Development (OECD).
A dare una idea precisa della strage di anziani che si è consumata in queste strutture fino a luglio del 2022 sono i dati del National Institute of Ageing: a morire sono stati più di 17.000 residenti delle LTC. Migliaia dono stati anche i membri del personale infettati dal virus e 30 quelli deceduti.
Il dottor Sinha è convinto però che se gli standard illustrati ieri fossero stati in vigore quando il Covid-19 ha colpito, molte vite sarebbero state salvate. “Se questi standard fossero stati già implementati, credo che non saremmo stati i primi nella classifica mondiale per quel che concerne la pessima assistenza sanitaria a lunga degenza. Penso, francamente, che saremmo stati tra i migliori”.
Ora con i nuovi standard si cerca di evitare il ripetersi di quanto successo e si mira a migliorare la vita dei residenti anche nei periodi di non emergenza.
Le due serie di standard sono destinate a completarsi a vicenda. Vanno oltre la preparazione ad una eventuale pandemia e affrontano tutto, dalla prevenzione delle cadute e il mantenimento di orari flessibili dei pasti (alcuni residenti di LTC sono rimasti senza pasti durante la carenza di personale nel corso della pandemia) all’assistenza di fine vita e ai piani di emergenza per eventi catastrofici. Anche la costruzione di nuove LTC e la ristrutturazione di quelle esistenti viene presa in considerazione: gli standard CSA richiedono lavandini per l’igiene delle mani, bagni con tre pezzi, l’accesso all’esterno su ogni piano della casa di cura.
Il ministro del LTC dell’Ontario Paul Calandra non è però rimasto particolarmente colpito dai nuovi standard nazionali ed ha anzi affermato che dopo aver esaminato le nuove linee guida sospetta che l’Ontario “avrà ancora gli standard più elevati in Canada”.
Proprio ieri, Calandra e il ministro della Sanità Sylvia Jones sono stati all’Humber River Hospital di Toronto per annunciare un progetto pilota presso quest’ospedale e il Royal Victoria Regional Health Centre di Barrie volti ad aiutare i residenti delle LTC ad ottenere un accesso più rapido ai test diagnostici.