TORONTO – Sfarzo e circostanza; bandiere e stendardi cerimoniali; pifferi e tamburi; costumi a profusione… via il vecchio, dentro il nuovo. Eccitazione e dramma per stimolare la tanto sbandierata attesa del cambiamento. Questa è stata, in breve, l’atmosfera virtuale del giuramento formale del nuovo governo canadese.
Dovremmo tutti augurare il meglio al nostro nuovo Primo Ministro, Mark Carney. Lui, e nessun altro, è l’unica autorità in grado di attirare l’attenzione e l’impegno di altre entità politiche nazionali nella difesa e promozione dei nostri interessi collettivi.
Chiedetelo alla “Trump Administration”, che è diventata l’unico fattore significativo nell’agenda politica del nostro Paese; in effetti, con ogni giorno che passa, in qualsiasi Paese. Ahimè, nel nostro, detta il contesto delle nostre formazioni e il vocabolario nelle nostre risposte. Le parole associate a muscolosità, forza, sfida, eccetera, sono diventate di rigore.
Da quel fatidico pranzo di fine novembre tra il nostro [allora] Primo Ministro e il presidente eletto, “The Donald”, presso la Trump Estate, la nostra collettività ha subìto un duro colpo: il Primo Ministro ha dovuto dimettersi; l’infrastruttura economica canadese è stata messa alla prova nel profondo; i trattati internazionali di cui siamo ansiosi firmatari sono diventati pezzi di carta; i “programmi socio-culturali” – dipendenti dalla loro sostenibilità – sono effimeri nella migliore delle ipotesi… Questa eredità peserà molto sull’Onorevole Carney.
Fortunatamente, la responsabilità associata e inerente all’ufficio del Privy Council Office (Consiglio dei Ministri) è come la spada di Damocle, sia una minaccia che un’opportunità. Riuscirà a cogliere l’attimo (carpe diem), strutturare un governo, indicare una promessa di scopo e “passare all’azione” in maniera rilevante per la Nazione? La scadenza del 24 marzo per riconvocare la legislatura (Camera dei Comuni, dove lui non ha ancora una posizione elettiva) incombe criticamente dietro l’angolo.
Questo, e la capacità di Carney di far fronte alla continuità del Partito Liberale, potrebbero rivelarsi un primo test per dimostrare che “è un uomo indipendente“. Senza gli impedimenti della pompa magna e delle circostanze, il signor Carney si è presentato al governo per giurare a Rideau Hall da solo e senza la copertura dell’abito invernale nel clima gelido di Ottawa. Un rischio relativamente minore il cui simbolismo non poteva essere trascurato.
Più significative sono le dimensioni e la composizione del suo gabinetto, ora a malapena la metà delle dimensioni del suo predecessore. Si potrebbe perdere tempo a capire la logica dietro chi e perché individui specifici sono dentro e altri fuori solo per la discussione accademica; non importerà dopo il 24 marzo. Ciò che importerà è che, come Primo Ministro, Carney ha l’autorità giurisdizionale di convocare il governo e dichiarare i decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri, una legislazione vincolante. Cosa che ha già fatto, annunciando che il suo governo eliminerà l’odiata Carbon Tax, non appena si riunirà il nuovo consiglio dei ministri. Consideriamolo già fatto, per così dire.
Fortunatamente, il Canada è anche la Nazione ospitante del G-7 di quest’anno: questo offre a Carney un’occasione propizia per proiettare la sua/del Canada sovranità sulla scena mondiale quasi immediatamente e, con essa, trasmettere i messaggi riguardanti economia, tassazione, obblighi interni e così via senza sembrare di voler offendere nessuno in particolare (Donald Trump).
Probabilmente come minima cortesia nei suoi confronti, il Regno Unito ha convocato [casualmente] una riunione su Zoom dei leader europei per aggiornarli sugli “sviluppi” pertinenti agli interessi globali… tariffe e riarmo.
Donald Trump non era presente. Intenzionalmente o meno, è emersa l’immagine del nostro Primo Ministro come l’angelo vendicatore singolarmente equipaggiato per sconfiggere il principe delle tenebre. Quel “principe” non risponde all’elettorato canadese. Ma è un inizio.
Durante questa settimana, Carney si recherà in Inghilterra e Irlanda per cedere i passaporti (cittadinanza) che ha in quei due Paesi, per concentrarsi su quello che interessa ai nostri elettori.
Traduzione in Italiano – dall’originale in Inglese – a cura di Marzio Pelù
In alto: Mark Carney a Rideau Hall, venerdì, in occasione del giuramento come primo ministro (foto dal video pubblicato sulla sua pagina Twitter X – @MarkJCarney)