Il Commento

Bilancio: non un esercizio contabile ma un’ambizione

TORONTO – Quando si tratta di questioni di valore politico, i membri della stampa e dei media pontificano – molto; anzi, sempre! Io lo faccio! La vigilanza fa parte del “mandato”, o almeno così la giustifico/ giustifichiamo. Espressa responsabilmente, la critica esercitata dalla stampa/dai media rappresenta un grande privilegio per coloro che la praticano per conto del pubblico. Il processo politico e i suoi personaggi eletti sono sempre un bersaglio primario: “frutti a portata di mano”, come dice il proverbio.

Quindi, l’esame del “Bilancio” è predisposto a critiche latenti, che, a prescindere da qualsiasi potenziale merito nel piano di spesa o investimento di [qualsiasi] governo, in qualche parte del Paese non raggiungeranno mai gli obiettivi da centrare. Eppure, costruire la nostra “infrastruttura” è una condizione sine qua non per la nostra sopravvivenza come entità politico-economica indipendente.

Qui sta la sfida numero uno: geograficamente, il Canada potrebbe presentare rischi che in altri Paesi supererebbero i benefici per la “Nazione”. In che modo il sistema politico mantiene le persone connesse e concentrate su obiettivi comuni da cui possono trarre benefici “uguali/equi” quando la distanza diventa praticamente insormontabile?

MAPPA

Il Canada è trentatré (33) volte più grande dell’Italia (come si vede nella mappa qui sopra, da noi costruita su mappe di Wikipedia). Un viaggio in aereo da Victoria, nella Columbia Britannica, a St. John’s, Terranova, impiega più tempo di un volo diretto Toronto-Roma. Un ex collega dello Yukon (territorio a nord-ovest) impiegava dodici ore per raggiungere Ottawa dalla sua circoscrizione. Quante ferrovie (di merci e passeggeri), linee ferroviarie secondarie, porti, autostrade asfaltate per tutte le stagioni e corsi d’acqua navigabili dobbiamo mantenere per collegare merci e risorse naturali alle persone, e quante sono necessarie alla nostra vitalità per una sostenibilità produttiva?

Altrettanto importante, cosa c’è nel terreno/nell’acqua che viene estratto in modo redditizio per il benessere dei nostri cittadini? Cereali, minerali, petrolio, gas naturale, alberi/legname? A parte i “cereali” o gli alberi, queste sono risorse non rinnovabili che richiedono persone e capitali per essere commercializzate. Chi coinvolgiamo lungo il percorso? Le comunità aborigene, le autorità provinciali?

Nel corso della mia vita, i governi federali hanno assorbito la maggior parte dei costi di investimento per progetti significativi come la Via Fluviale del San Lorenzo (Saint Lawrence Seaway), i porti marittimi sulla costa occidentale, la costa atlantica, i porti che richiedono capacità rompighiaccio nell’Artico e voli pindarici come il Confederation Bridge che collega la Prince Edward Island (150.000 abitanti) al New Brunswick (750.000 abitanti) – nella foto in alto, da https://www.confederationbridge.com/.

Ognuno di questi è stato oggetto di grandi dibattiti e continua a generarne altri, proprio come le discussioni sugli oleodotti e sui gasdotti naturali. Per chi non lo sapesse, le riserve di petrolio note nelle province occidentali del Canada contengono una quantità di prodotto sufficiente per il consumo ai ritmi attuali per altri 100 anni.

A quanto pare, un settore manifatturiero e una capacità di ricerca scientifica e medica, destinati a essere presto sottoutilizzati, saranno alla ricerca di investimenti finanziari e della volontà politica di riscoprire “le uova d’oro della gallina canadese”. Sebbene non conosciamo i dettagli delle discussioni tra il Primo Ministro Carney e i suoi omologhi in tutto il mondo, il Primo Ministro deve aver considerato l’importanza di ripresentarsi come una personalità con esperienza internazionale, in grado di difendere gli “interessi degli investitori” per coloro che potrebbero desiderare di investire in Canada.

Meglio farlo prima della presentazione di un Bilancio, che deve sicuramente contenere i “dettagli” di quella rassicurazione come ulteriore motivo per sostenere il suo Piano di Bilancio, piuttosto che discutere in seguito delle opportunità mancate.

Traduzione in Italiano dall’originale in Inglese a cura di Marzio Pelù

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