Bank of Canada taglia il tasso di interesse: ora è al 2,25%
OTTAWA – La Banca Centrale del Canada ha tagliato il tasso d’interesse per la seconda volta consecutiva di 0,25, portandolo al 2,25%: una decisione prevista dagli economisti del settore privato e presa a causa della persistente debolezza dell’economia, unita alle proiezioni secondo cui l’inflazione rimarrà vicina all’obiettivo del 2%.
Intervenendo ieri a Ottawa, il governatore della Bank of Canada, Tiff Macklem, ha affermato che i tagli dei tassi di 100 punti base complessivi da gennaio (da 3,25% a 2,25%) hanno lo scopo di aiutare l’economia in quello che definisce un “periodo di aggiustamento”.
Secondo lui, i dazi statunitensi e l’incertezza commerciale hanno indebolito l’economia canadese, aggiungendo costi per molte aziende ed esercitando una pressione al rialzo sull’inflazione. “La debolezza che stiamo osservando nell’economia canadese è più di una semplice recessione ciclica”, ha affermato Macklem. “È anche una transizione strutturale”. E la turbolenza commerciale causata dai continui cambi di idee (e di umore) del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, constringe la banca deve essere prudente nelle sue previsioni, dato l’elevato livello di imprevedibilità.
In ogni caso, nel suo primo Rapporto di Politica Monetaria, con una proiezione di base a partire da gennaio, la stessa Banca Centrale afferma che i cambiamenti nella politica commerciale statunitense avranno un impatto negativo duraturo sull’attività economica. Nella prima metà dell’anno, il conflitto commerciale ha portato ad un forte aumento dell’incertezza che, secondo la banca, ha contribuito ad una riduzione del PIL, a un calo delle esportazioni e degli investimenti delle imprese e a un aumento della disoccupazione. “L’intero andamento del PIL è inferiore a quello precedente al cambiamento nella politica commerciale statunitense”, ha affermato Macklem. Nel secondo trimestre, il PIL si è contratto dell’1,6%, le esportazioni di acciaio e alluminio sono diminuite di circa il 25% rispetto all’anno precedente, mentre le esportazioni complessive sono diminuite di circa il 5% nel secondo trimestre rispetto all’anno precedente: il calo maggiore si è registrato nella spesa per macchinari ed attrezzature industriali.
Nello stesso periodo, la spesa dei consumatori è aumentata in gran parte a causa di un picco negli acquisti di veicoli. Anche gli investimenti residenziali sono aumentati, con l’aumento delle vendite di case e degli inizi dei lavori edilizi.
Nel frattempo, l’inflazione annua è balzata inaspettatamente a settembre, passando dall’1,9% del mese precedente al 2,4%, trainata principalmente dai prezzi della benzina e dei generi alimentari. L’inflazione di fondo, che esclude componenti volatili come i costi di alimentari, energia e interessi sui mutui, rimane entro l’intervallo-obiettivo della Bank of Canada, attestandosi intorno al 3%. Sempre secondo la Banca Centrale, l’inflazione dovrebbe stabilizzarsi intorno al 2% all’inizio del 2026 e rimanervi fino al 2027, ma l’impatto dei dazi e dell’incertezza commerciale continuerà anche il prossimo anno.
L’unica certezza è che la prossima decisione della Bank of Canada sui tassi è prevista per il 10 dicembre.
Nella foto in alto: il governatore di Bank of Canada, Tiff Macklem, durante la conferenza di ieri (screenshot dal video della conferenza stampa – qui sotto)
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