TORONTO – Entro la prossima settimana, sapremo se il Canada avrà deciso che “un nuovo” individuo/partito guiderà il Consiglio Esecutivo del Parlamento canadese. I candidati a tale privilegio hanno esposto le loro ragioni e stanno consolidando tale posizione con programmi politici ben definiti e con liste di sostenitori terzi “credibili” (a loro avviso) che incoraggiano l’elettorato a fare lo stesso.
Confesso di non essere particolarmente colpito dall’argomentazione secondo cui questa elezione/scelta riguardi il patriottismo e la sopravvivenza del nostro Paese. Il nostro è un Paese geograficamente più grande dell’Europa, eppure con solo il 10% della popolazione di quel continente. Sarebbe oltre ogni pretenziosità arrogarsi una visione univoca di ciò che questo “patriottismo” comporterebbe. Le reazioni emotive sono diffcili da giustificare in noi stessi, figuriamoci attribuire una causa/effetto simile a qualcun altro.
Ciò nonostante, è inutile liquidare le emozioni provate da qualcun altro come poco rilevanti. Sono lì. Le persone le sottolineano per un motivo.
Come la maggior parte delle persone di origine europea, noi del Corriere Canadese “discutiamo con il cuore e votiamo con il portafoglio”.
Cerchiamo giustificazioni nelle autorità costituzionali, nell’adempimento dei doveri e nell’accettazione delle responsabilità. Il pragmatismo sembrerebbe essere l'”ideologia” di tutti noi: qualsiasi cosa per il bene comune… ma dimostramelo.
Per quel che conta, Yves-François Blanchet, leader del Bloc Québecois, è un “patriota”, ma non il tipo che chiunque al di fuori del Québec possa capire. Ed è onesto al riguardo. Oserei dire che comprende i poteri costituzionali e quelli esercitabili dal Québec. Parlando di “uguaglianza”nei dibattiti, ha sottolineato che il Canada e il Québec sono due entità economiche (politico-economiche) distinte e che nessuna soluzione a qualsiasi minaccia, reale o percepita, avrà successo se il Québec non verrà portato al tavolo delle trattative da pari a pari. Nessuna concessione, nessun progetto senza che l’interesse del Québec venga prima di tutto.
I conservatori hanno riposto le loro speranze sui temi degli obblighi e delle responsabilità, con un occhio di riguardo a un pubblico ricettivo, disposto ad accogliere le critiche, a rischio di essere percepito come negativo. Poilievre ha optato per discutere di questioni “economiche” e intrattenere una discussione su questioni pratiche. Ha funzionato?
Mark Carney, probabilmente intuendo l’imminente disastro associato ad argomenti negativi legati al governo del suo predecessore, ha risposto con il proverbiale approccio “Non sono lui”, affermando che la sua storia personale era stata quella di aver gestito crisi internazionali con successo, meritando quindi la nostra fiducia. Leggete i loro programmi e traete le vostre conclusioni.
Faremo del nostro meglio per essere obiettivi nella nostra analisi delle loro piattaforme nel corso di questa settimana. Vorremmo avere una valutazione altrettanto obiettiva in futuro della proposta dell’NDP, ma il loro approccio finora è stato un agguerrito “combatteremo per voi”, costi quel che costi… ma solo se il nemico è Poilievre. Difficile immaginare che questa sia una strategia vincente per i suoi sostenitori, attuali o potenziali. Leggete e andate a votare.
Nella foto in alto, da sinistra il leader del partito conservatore Pierre Poilievre, quello del partito liberale Mark Carney, dell’NDP Jagmeet Singh e del Bloc Québécois Yves-François Blanchet