Cultura

Tom Ford investe ancora in Italia

TORONTO – I registi spesso sono sedotti da ciò che accade oltre i loro confini nazionali. Nel migliore dei casi, questo produce artisti come Quentin Tarantino, il cui lavoro è fortemente influenzato dai film d’azione giapponesi e dai Spaghetti Western Italiani. Ma soprattutto, è un esercizio di ricerca di profitto che produce un cinema terribile. Nel caso dell’ultima opera di Tom Ford – un adattamento del romanzo di Anne Rice Cry to Heaven – le speranze restano alte.

Vale la pena notare che l’eredità del maestro della moda è iniziata con il suo ruolo di Direttore Creativo di Gucci negli anni ’90, quando il suo lavoro e la sua visione hanno catapultato la casa di moda con sede a Firenze dall’orlo della bancarotta. Il suo prossimo film Cry to Heaven lo riporta in Italia, ma attraverso una distorsione artistica nel tempo fino al XVIII secolo.

Il romanzo è stato scritto nel 1982 ed è ambientato nella Venezia e nella Napoli del Diciottesimo secolo. Non ebbe né successo di critica né commerciale al momento dell’uscita, ma nel tempo si costruì un seguito, principalmente tra gli amanti della musica e della storia. La storia segue un nobile veneziano e un maestro castrato della Calabria, nella loro ricerca di successo nel mondo dell’Opera.

Per chi non lo sapesse, la pratica di preservare la voce maschile ininterrotta, tramite castrazione, iniziò verso la fine del XVI secolo. In breve, la procedura ha visto giovani maschi dai sette ai dodici anni sottoporsi a un coma indotto da motivi medici; furono poi sommersi in una vasca di ghiaccio o latte per far atrofizzare i loro testicoli.

La pratica iniziò all’interno del Vaticano, in nome dell’arte, per permettere ai cantanti di cantare i falsetti necessari per il Coro della Cappella Sistina. La scienza dietro ciò era fermare la produzione di testosterone tramite secrezione testicolare, una procedura che abbassò l’intonazione della voce maschile prepubere di quasi il 70%.

Attraverso questa pratica, i genitori avevano ora una via valida per permettere ai figli di diventare musicisti di successo, principalmente nel mondo dell’opera.

La procedura da sola prepara il terreno per quella che il romanzo di Rice descrive come un’epoca decadente, bella e oscura nella storia dell’Opera. La trama seguirà un nobile veneziano, Tonino, che raggiunge la fama dopo essere stato castrato dal fratellastro – e guidato da una star dell’opera calabrese, Guido.

Per una storia così riccamente stratificata di cultura e storia musicale italiana, si preferirebbe, se non aspettarsi, un regista italiano al timone.

Ma il libro di Rice ha collezionato polvere da oltre 40 anni, suscitando scarso interesse da parte di un produttore italiano. Un po’ deludente, visto che Anne Rice è la stessa autrice che ha scritto Intervista con il vampiro, un film che ha incassato 270 milioni di dollari al botteghino.

Così Tom Ford torna in Italia per una storia di “tradimento, identità e redenzione”, nella terra dei papi e nella culla del Rinascimento. Ma non come direttore su commissione. L’American Director la finanzia da solo. Appena uscito dalla recente vendita della sua azienda a Estee Lauder per 2,8 miliardi di dollari, la priorità di Ford era creare qualcosa in Italia – sull’Italia. I narratori italiani prendano nota.

Immagine di Tom Ford al Festival del Cinema di Venezia per gentile concessione di Vittorio Zunino Celotto          

Massimo Volpe, autore di questo articolo, è un filmmaker e scrittore freelance di Toronto: scrive recensioni di film/contenuti italiani su Netflix

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