Il governo di Mark Carney perde altri pezzi
TORONTO – Prima Chrystia Freeland, ora David Lametti, Bill Blair e Jonathan Wilkinson. A cinque mesi dalle elezioni federali, stiamo assistendo a un cambiamento abbastanza profondo della classe dirigente che ha guidato il Paese insieme all’ex primo ministro Justin Trudeau nell’ultimo decennio.
Mark Carney, rispetto al suo predecessore, sta spostando l’azione dell’esecutivo e l’agenda politica del governo verso il centro e, contemporaneamente, sta cambiando alcune pedine che erano state centrali durante l’amministrazione precedente e che, negli ultimi mesi, erano diventate marginali. Questa settimana la Freeland ha annunciato le sue dimissioni da ministro dei Trasporti con delega al Commercio interprovinciale per assumere l’incarico di alto rappresentante del governo canadese in Ucraina. Ora, altri tre politici della galassia liberale sono pronti ad assumere incarichi diplomatici. Secondo il Globe and Mail, infatti, l’ex ministro della difesa Bill Blair – che era stato bocciato da Carney ed escluso dalla compagine governativa dopo le ultime elezioni federali – starebbe per accettare l’incarico di Alto rappresentante del governo canadese in Inghilterra, andando a sostituire Ralph Goodale.
Allo stesso tempo l’ex ministro della Giustizia David Lametti, che non si era candidato all’ultima tornata elettorale ma che era entrato all’interno dello staff del primo ministro come principale segretario, è stato nominato ieri ambasciatore canadese presso le Nazioni Unite al posto dell’ex premier dell’Ontario e leader ad interim del Partito Liberale Bob Rae. Infine l’ex ministro dell’Ambiente Jonathan Wilkinson, anche lui escluso da Carney nel nuovo esecutivo liberale, è in corsa per diventare l’ambasciatore canadese presso l’Unione europea. Infine la funzionaria Vera Alexander è stata nominata ambasciatrice in Germania.
Nomine prestigiose, quindi, di grande importanza per ruoli chiave nell’assetto diplomatico del Canada, ma che riflettono però come a livello politico il primo ministro abbia intenzione di dare una svolta e voltare pagina rispetto alla precedente era politica caratterizzata dai dieci anni di governo di Justin Trudeau. Un cambiamento, un taglio che si riflette anche nelle politiche che l’esecutivo sta attivando che non sono affatto nel segno della continuità, ma che al contrario si contraddistinguono con uno spostamento dalla spinta progressista dell’ex leader liberale e assumono invece un’identità più pragmatica e moderata.
La conferma – o l’eventuale smentita – la potremo avere solamente con la presentazione del Budget federale il prossimo 4 novembre, una manovra che lo stesso ministro delle Finanze François-Philippe Champagne ha preannunciato come all’insegna dell’austerity e del taglio alla spesa pubblica: se fosse così, sarebbe un bel taglio con passato recente.