Svolta verso il voto: sorpasso
dei tory sul Partito Liberale

TORONTO – Svolta nella corsa al voto federale del 20 settembre. Ieri per la prima volta dall’inizio della campagna elettorale un sondaggio ha certificato il sorpasso del Partito Conservatore sul Partito Liberale. Stando all’indagine demoscopica della Nanos Research, infatti, in questo momento il partito guidato da Erin O’Toole raccoglierebbe il 34,4 per cento dei consensi (con un incremento dell’1.7 per cento rispetto al sondaggio precedente) mentre i liberali del primo ministro uscente Justin Trudeau scenderebbero al 33,6 per cento (meno 2,3 per cento).

Per i grit si tratta di una battuta d’arresto molto pesante rispetto alle aspettative delle ultime settimane. Trudeau infatti ha deciso di andare al voto con l’obiettivo dichiarato non solo di vincere, ma di conquistare la maggioranza assoluta dei seggi, operazione che non gli era riuscita all’ultima tornata elettorale del 2019. Le prime due settimane di campagna elettorale hanno visto un progressivo indebolimento del Partito Liberale nelle intenzioni di voto, parallelo a un significativo rafforzamento del consenso per i tory di O’Toole: ci troviamo quindi con un ribaltamento dei rapporti di forza che di fatto segna l’andamento della campagna elettorale e che potrebbe, di qui alla fine, produrre dei risultati inaspettati. Ma i segnali negativi per il leader liberale non finiscono certo qua.

Sempre secondo la Nanos, negli ultimi giorni anche l’Ndp di Jagmeet Singh ha ripreso a correre, passando al 18,9 per cento nelle intenzioni di voto, con un incremento del 2,1 per cento rispetto al precedente sondaggio. È evidente che i neodemocratici abbiano rosicchiato questa percentuale di consensi tra gli elettori liberali insoddisfatti, mentre rimangono pressoché stabili su scala nazionale le intenzioni di voto per il Bloc Qubecosi (5,3 per cento), il Green Party (4,3 per cento) e People’s Party (3,1 per cento).

A rendere ancora più tortuoso il percorso che porta alla rielezione del primo ministro uscente troviamo la debacle afghana, con il crollo del governo legittimo e la presa del potere da parte dei talebani – e con il personale militare e diplomatico canadese costretto alla repentina fuga – e il generale andamento epidemiologico della pandemia in Canada, con i casi in netto rialzo in quasi tutte le province e lo spettro di una quarta ondata autunnale che si prospetta particolarmente pesante.

In definitiva, si rafforza la tesi secondo la quale Trudeau e il suo entourage abbiano fatto male i calcoli quando hanno deciso di mandare il Paese alle urne a due anni di distanza dall’ultima consultazione elettorale.

L’analisi dei rapporti di forza nei vari distretti conferma, in ogni caso, come sia molto alto il tasso di volatilità nell’elettorato canadese. Stando alle elaborazioni del sito specializzato 338canada.com, un portale che raccoglie ed elabora tutti gli ultimi sondaggi su scala nazionale, la corsa per la vittoria finale resta apertissima. Secondo le ultime proiezioni, liberali e conservatori si troverebbero in una situazione di sostanziale parità statistica – 32,7 per cento i grit, 32 per cento i tory – con una forbice di crescita speculare, 4,4 il partito di Trudeau e 4,3 quello di O’Toole. Per quanto riguarda la distribuzione dei seggi, dobbiamo ricordare che per raggiungere la maggioranza assoluta alla House of Commons un partito dovrà far eleggere a Ottawa almeno 170 deputati. In questo momento, nessuna formazione politica in corsa in questa tornata elettorale sembra avere la forza politica per raggiungere tale obiettivo.

Il Partito Liberale, secondo 338canada.com, in questo momento è in vantaggio in 141 circoscrizioni elettorali: stando alla proiezioni, a questi seggi potrebbero aggiungersi o potrebbero essere sottratti 42 distretti. Il Partito Liberale, invece, è in testa in 131 riding federali, ai quali potrebbero aggiungersi o potrebbero essere sottratti 35 seggi.

Questo dato ci rivela un elemento che devono essere sottolineato. Il sistema elettorale canadese, maggioritario a turno unico, non sempre garantisce la traslazione tra la maggioranza del voto popolare alla corrispondente maggioranza politica in parlamento. Nel 2019, ad esempio, i liberali raccolsero poco più di 6 milioni di voti, 200mila in meno dei conservatori guidati dall’allora leader Andrew Scheer, ma la distribuzione dei seggi premiò il Partito di Trudeau, che portò in parlamento 157 deputati contro i 121 del Partito Conservatore.

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