Per molti versi le ombre sono semplicemente “non luce”, l’altra faccia dell’illuminazione – tant’è che esse non esistono senza il loro contrario e non si vedono al buio…

Già Leonardo da Vinci osservò che sia luci sia ombre obbediscono ad identici precetti geometrici: “in materia di prospettiva, una fonte di luce non è diversa dall’occhio, dacché il raggio visivo è simile al raggio ombroso in termini di velocità e di linee convergenti”.

Esattamente come la prospettiva permette di vedere la scena da un preciso punto di vista, così l’ombra registra ciò che “la lampada non vede”. L’ombra non è visibile dalla posizione esatta da cui proviene l’illuminazione.

Ora, non presumiamo più, come invece ai tempi di Leonardo, che i nostri occhi “vedano” attraverso l’emissione di raggi propri, ma poco cambia.

La questione delle ombre è stata esaminata in tempi moderni dal filosofo italiano Roberto Casati, che nel suo “La scoperta dell’ombra” (Mondadori 2001) scrive per l’appunto: “C’è ombra dove la luce non vede…”

“Una lampada ’vede’ solo le cose che illumina”, prosegue Casati, “Gli oggetti in ombra sono dietro agli oggetti illuminati e sono da questi ’schermati’ dalla prospettiva della lampada. Per questo motivo, quando esaminiamo un’ombra, scopriamo il profilo delle cose come sono viste dal punto da cui vengono illuminate. Le ombre ci permettono dunque di vedere da un’angolazione diversa dalla nostra senza doverci spostare…”.

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