Ndp e Ppc frenano le ambizioni di O’Toole

TORONTO – Le difficoltà di Jagmeet Singh e l’ascesa di Maxime Bernier frenano Erin O’Toole. E, per effetto dell’inerzia che si è venuta a creare, a sorridere è Justin Trudeau, che rilancia le proprie ambizioni per la conquista del terzo mandato dopo quelli scaturiti dal voto del 2015 e del 2019. A fornirci il cambiamento dei rapporti di forza in questa corsa al voto federale è l’istantanea scattata dagli ultimi sondaggi che mette in luce come tra il Partito Liberale e il Partito Conservatore continui ad esserci un serrato testa a testa sul quale, però, pesa enormemente quanto sta avvenendo a destra e a sinistra nell’arco partitico canadese.

L’Ndp non decolla. Un primo significativo elemento di analisi è rappresentato dalla timida risposta dell’elettorato canadese alla piattaforma programmatica dei neodemocratici, almeno per quanto concerne le intenzioni di voto. L’Ndp, che nella tornata elettorale del 2019 aveva conquistato appena 24 seggi con il 16 per cento del voto popolare, continua a mostrare il fianco in questa campagna elettorale. Il leader ndippino Singh aveva riposto grande fiducia nei due dibattiti televisivi dell’8 e del 9 settembre, con i quali sperava di rilanciare le ambizioni del partito e aumentare nei sondaggi a spese dei liberali. Fino a questo momento, però, questa strategia non ha portato i frutti sperati.

Negli 11 sondaggi realizzati dopo il doppio confronto tra i leader, l’Ndp supera solamente in uno il 20 per cento: nei tre studi demoscopici pubblicati ieri, i neodemocratici sono dati rispettivamente al 21, al 18,6 e al 17,1 per cento. In sostanza, le stesse percentuali con le quali il partito ha iniziato la campagna elettorale.

Per quanto riguarda la proiezione dei potenziali seggi, secondo 338canada.com, il partito sarebbe a quota 32 deputati, 8 in più rispetto al 2019 ma molti in meno rispetto agli obiettivi minimi fissati dall’entourage di Singh. Le difficoltà dell’Ndp, ovviamente, favoriscono i liberali, che stanno erodendo il consenso a sinistra verso i neodemocratici.

L’effetto Bernier. Parallelamente a questo fenomeno si sta sviluppando un’altra inaspettata dinamica che penalizza i conservatori: la sorprendente ascesa nei sondaggi del People’s Party of Canada (Ppc). Cavalcando la protesta no vax e anti lockdown, il partito guidato da Bernier ha raggiunto un livello di consenso senza precedenti.

Dopo il deludente risultato del 2019 – quando venne votato appena da 294.092 elettori, pari all’1,6 per cento a livello nazionale – il partito ha aumentato il proprio seguito andando a pescare voti in quella parte dell’elettorato contraria alle limitazioni delle libertà personali imposte dal governo durante la pandemia.

In questo momento, secondo gli ultimi sondaggi, Bernier si trova attorno all’8 per cento, in continua ascesa in numerosi distretti in Quebec e in Ontario. Il rafforzamento del People’s Party, comunque, difficilmente si tradurrà con la vittoria in numerosi seggi. Secondo 338canada.com, solamente il leader del partito ha qualche chance di vittoria nella circoscrizione di Beuce: attualmente Bernier si trova al 34 per cento contro il 38 per cento del deputato conservatore uscente Richard Lehoux. Ma il problema è un altro: in ogni singolo distretto del Canada il People’s Party andrà a togliere voti al Partito Conservatore e questo potrà essere un fattore decisivo per gli esiti finali della formazione politica guidata da O’Toole.

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