Il Covid-19 in Europa

Londra, laboratorio di un pericoloso
esperimento sociale e sanitario

TORONTO – Giorno della libertà in Inghilterra, con l’eliminazione di quasi tutte le restrizioni anti-Covid. Ma a quale prezzo? La Gran Bretagna diventa, in una fase in cui tutto il mondo deve fare ancora i conti con la pandemia, un immenso laboratorio nel quale il governo guidato dal premier Boris Johnson ha deciso di eseguire un pericoloso esperimento socio-sanitario. A prima vista si tratta di una svolta politica difficile da comprendere.

In Inghilterra, nonostante la massiccia campagna di vaccinazione di massa iniziata prima degli altri Paesi, nelle ultime settimane si è registrata una preoccupante impennata di casi, con la curva del contagio alimentata soprattutto dalla minacciosa variante Delta. Stando agli ultimi dati forniti dal ministero della Sanità britannico, ieri sono stati confermati 39.950 nuovi casi di Covid-19, dopo che nel fine settimana la media giornaliera aveva raggiunto quota 50mila casi. Per la prima volta da tanti mesi, inoltre, il numero di nuovi casi ha superato abbondantemente il numero giornaliero di dosi di vaccino somministrate alla popolazione. Segnali, questi, estremamente preoccupanti, davanti ai quali tuttavia il governo non sembra intenzionato a fare un passo indietro.

Da più parti arrivano le critiche al premier inglese che, in un contesto che esemplifica alla perfezione il totale distacco dalla realtà, si trova in questi giorni in isolamento a causa della positività di un illustre componente del suo gabinetto governativo, il ministro della Salute Sajid Javid.

L’impressione è quella che Johnson (nella foto sotto) voglia, ancora una volta, dare ascolto ai falchi all’interno del suo comitato tecnico scientifico, quelli che sin dall’inizio avevano accantonato la prudenza e la cautela e che avevano, allo stesso tempo, teorizzato e cercato di applicare la tesi dell’immunità di gregge. L’assunto, nei primi mesi del 2020, era abbastanza semplice: siccome non abbiamo in mano strumenti per fermare il Covid – all’epoca non c’era il vaccino – allora tanto vale fare circolare il virus nella società inglese, fino a quando non si sarà creata l’immunità contro il coronavirus. Teoria interessante, che tuttavia portava con sé anche un secondo aspetto, molto più grave: i componenti del gregge più deboli, se si ammalano, muoiono. Ed è infatti quello che è successo in Gran Bretagna e nel resto del mondo, dove a pagare il prezzo più alto sono stati gli anziani e coloro che avevano una o più malattie croniche pregresse. Johnson poi cambiò radicalmente idea dove aver contratto il virus con tanto di polmonite e ricovero in terapia intensiva con respirazione assistita.


Ora, arriva la nuova svolta: stop alle mascherine nei luoghi al chiuso, stop al distanziamento sociale, in sostanza un ritorno alla normalità pre-Covid. C’è un però, che sembra sfuggire al primo ministro britannico. Alla normalità pre-Covid non ci si torna con un decreto del governo, ma debellando con pazienza la pandemia, limitando il contagio, attivando linee guida e protocolli capace di frenare il Covid-19 e le sue temibili varianti. Cioè, l’esatto contrario di quello che ha deciso di fare l’esecutivo di Londra.
La Germania va avanti con le sue restrizioni, la Francia impone il passaporto vaccinale per bar, cinema, trasporto pubblico locale, l’Italia obbliga il suo personale sanitario a vaccinarsi – e potrebbe farlo anche con chi lavora nelle scuole – in Canada, pur con l’allentamento di molte restrizioni, continuiamo a rispettare quelli che sono diventati i due nuovi comandamenti di questa pandemia, la distanza sociale e l’uso della mascherina al chiuso e nei luoghi affollati. L’Inghilterra, invece, va per la sua strada. Speriamo di sbagliarci, ma gli ingredienti per un disastro annunciato ci sono tutti quanti.

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