Il Covid-19 in Italia

In Italia 10.680 nuovi contagiati
e 296 vittime 

ROMA – Sono stati 10.680 i nuovi casi di coronavirus registrati ieri, in Italia, secondo i dati di. usi dal ministero della Salute. 102.795 i test processati nelle ultime 24 ore, un vero e proprio crollo, legato alle festività pasquali. Il tasso di positività è così balzato al 10,4%, rispetto al 7,2 fatto registrare domenica.

Nella tabella del ministero della Salute sono purtroppo stati inseriti i nominativi di altri 296 morti a causa del Covid- 19, che portano il totale di vittime a 111.326 – su tutto il territorio nazionale – dall’inizio dell’emergenza.

Nel frattempo, mentre prosegue la campagna vaccinale, i cardiologi italiani lanciano un allarme riguardo alla “paura per via del coronavirus di andare al pronto soccorso dell’ospedale” a farsi visitare, se necessario. “È una paura che uccide, soprattutto in caso di infarto, quando ogni minuto conta”. – sostiene Francesco Romeo, presidente della ’Fondazione italiana cuore circolazione’ – “Come cardiologi siamo preoccupati, a fronte di un aumento dei ricoveri per Covid, che possa ripetersi ciò che è accaduto lo scorso anno, nella prima ondata pandemica, quando si è verificato un crollo totale del numero dei pazienti che andavano al pronto soccorso per sospetto infarto, con una riduzione del 50% degli accessi. E questo ha fatto crescere le morti evitabili”.

Romeo invita a non dimenticare che le malattie cardiovascolari “sono la prima causa di mortalità nel mondo. Questa nuova pressione su pronto soccorsi e terapie intensive – ha proseguito il cardiologo – ci fa temere un possibile ritorno a quell’atteggiamento di paura, di sfiducia, di remora ad andare in ospedale al primo accenno di una sindrome coronarica acuta. In caso di dolore al torace bisogna sempre andare in ospedale perché, non mi stancherò mai di ripeterlo, nell’infarto, il tempo di intervento è fondamentale”.

Romeo evidenzia inoltre come ogni ospedale, nonostante il Covid, “contempli lo spazio per le altre patologie”. In generale, “per i pazienti cardiologici – spiega ancora lo specialista – serve una maggiore attenzione. In primo luogo è necessario inserirli tra i pazienti fragili perché, insieme agli ultraottantenni, sono quelli che muoiono di più. In uno studio che ho scritto lo scorso anno con dei colleghi americani ho indicato il ’quartetto mortale’: ossia età avanzata, malattie respiratorie, Covid e malattie cardiovascolari. Bisogna considerare, quindi, la priorità per i pazienti cardiopatici nella campagna vaccinale, che dovrebbero essere immunizzati appena dopo gli ultraottantenni”.

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