TORONTO - Com’era facilmente prevedibile le case di cura a lunga degenza sono di nuovo al centro della bufera. I numeri non mentono ma al contrario fotografano la realtà così com’è. Ed il quadro che ne esce non è confortante.
Sono 103 le case di cura che in questa seconda ondata di Covid-19 hanno registrato focolai del virus, il numero dei morti inoltre sale di giorno in giorno e con gli ultimi sei anziani deceduti nel giro di ventiquattrore ha raggiunto quota 2.115.
Il dramma degli anziani sta riesplodendo con conseguenze devastanti e, ancora una volta, queste strutture sono nell’occhio del ciclone.
Quasi la metà di tutti i residenti alla Fudger House, che è gestita dalla città di Toronto, è stata infettata dal Covid-19 a partire dal 2 ottobre, quando è scoppiata l'epidemia nella struttura. Dei 250 residenti sono 112 quelli che hanno contratto il virus, nove dei quali sono morti. Ventinove residenti sono ancora infetti, mentre 74 hanno sconfitto il virus.
Da notare, viene precisato in un comunicato, che non tutte le morti sono necessariamente correlate al Covid-19, poiché alcuni anziani potrebbero aver avuto altre patologie pregresse. «Abbiamo sperimentato l’ardua sfida della trasmissione asintomatica varie volte dall'inizio della pandemia, quindi abbiamo effettivamente avuto nelle nostre 10 strutture più di 35 focolai e abbiamo lavorato con successo riuscendo ad avere la meglio sul virus. Questa volta però la sfida è particolarmente difficile. Gli ambienti sono molto ridotti alla Fudger House, che si trova nel centro di Toronto, tutte le stanze sono condivise, i corridoi stretti e così via - ha detto il direttore generale dei Senior Services and Long- Term Care Paul Raftis - abbiamo lavorato a stretto contatto con il Toronto Public Health 24 ore su 24, abbiamo lavorato anche con i partner ospedalieri per assicurarci che ci si concentrasse sulla prevenzione per fermare i contagi».
Raftis è convinto che, come risultato di tutte le misure che sono state messe in atto, l'epidemia sia relativamente sotto controllo a questo punto, anche se i residenti continuano a risultare positivi. «Stiamo facendo assolutamente tutto il possibile», ha detto.
L'epidemia alla Fudger House è tra le più gravi accadute a Toronto, ma non è esattamente della stessa portata di quella avvenuta alla Rockcli.e Care Community di Scarborough, dove 135 residenti e 63 dipendenti sono risultati positivi.
Nelle ultime due settimane, in un focolaio scoppiato alla Tyndall Seniors Village, inoltre, sono state ben 171 le infezioni di coronavirus tra i residenti e il personale. Al momento sono positivi 90 anziani e 65 membri del personale. Diciotto dei residenti trovati positivi nella struttura, sono attualmente ricoverati in ospedale.
Secondo gli ufficiali sanitari l’epidemia nella struttura per lungodegenti, che si trova nella zona di Eglinton e Tomken Road a Mississauga, è scoppiata il 5 novembre. I residenti, dicono dal Tyndall Seniors Village sono stati isolati nelle loro camere ed i loro sintomi al pari di quelli dello staff, vengono monitorati due volte al giorno.
Due giorni fa il premier Ford, il cui governo viene accusato di aver fatto poco o nulla per preparare le case di cura alla seconda ondata del virus, ha detto di ritenere che la frequenza dei test può aiutare a debellare il Covid in queste strutture. Ford ha annunciato di aver ricevuto 98.000 nuovi test rapidi Abott ID Now, che sono in grado di produrre risultati in meno di 15 minuti. I test per scoprire la presenza del Covid-19 sono una delle misure necessarie: rimane però aperta il problema della mancanza di personale, delle case di cura troppo a.ollate e così via.
Il Covid circola in Canada da marzo: otto mesi dopo nulla è cambiato ed assistiamo ancora alla strage di anziani nelle LTCH.