Nota diplomatica

Il corsivo… scrittura démodé

La proposta di far dichiarare la scrittura corsiva “patrimonio dell’umanità” dell’Unesco ne preannuncia la fine, è il bacio della morte.

Le eleganti curve tracciate dalle penne stilografiche vanno a raggiungere altri monumenti culturali – rimpianti ma non presi troppo sul serio – come il teatro dialettale, gli abiti tradizionali paesani e gli spettacoli delle marionette.

In declino drammatico in larga parte dell’Occidente, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, il corsivo sopravvive nell’uso popolare quasi esclusivamente nelle firme poste in fondo ai documenti formali – documenti inevitabilmente scritti col computer…

Richiama uno stile sociale e culturale che non c’è più, il cui ricordo fa tenerezza – a patto di non doverne seguire i dettami.

Saltano fuori ricerche sui benefici per lo sviluppo mentale e il coordinamento fisico degli studenti, ma vengono lette con sufficienza e scartate.

È facile dare la colpa alla tastiera e all’informatica, ed è certamente così – ma negli uffici la scrittura corsiva e le macchine da scrivere hanno convissuto felicemente per molti decenni.

Forse il vero problema – lo suggerisce il tempismo e la “curva di accelerazione” del fenomeno – ha più a che fare con gli strumenti di comunicazione che con quelli di scrittura.

Anche le macchine Telex sono scomparse, insieme ai fax, ormai in uso principalmente negli angoli più arretrati delle burocrazie dove “carta canta”. Certo, volendo si può trasmettere un messaggio scritto a mano pure al computer o con un cellulare, ma a che pro?

Il primo paese occidentale ad abolire l’insegnamento del corsivo è stato la Finlandia, nel 2015. Molti altri lasciano semplicemente che il tema “evapori” con il pensionamento degli insegnanti preparati sull’argomento.

Un caso a parte è rappresentato dagli Stati Uniti, dove il tema è politico. Scrivere in corsivo sarebbe “elitista” e le priorità scolastiche sono altre. Lo ha spiegato una maestra elementare al New York Times in un articolo dedicato ai tentativi dei conservatori americani di far rivivere il corsivo. “Mi sa di una roba nostalgica”, ha detto, e comunque ci sarebbero altre tematiche più urgenti: “Metti insieme l’uso della tastiera, la pedagogia anti-razzista, le tecniche dell’attivismo, l’educazione digitale… Ci sono tante altre cose da insegnare”.

Il sistema scolastico americano è fortemente decentrato, ma le scuole tendono ad aderire a certe linee guida nazionali, i “Common core standards”. Il corsivo è stato tolto dalla lista nel 2010, ma da allora le legislature di 21 dei cinquanta stati Usa hanno proposto di rimetterlo nel curriculum – davanti alla feroce opposizione di insegnanti che a loro volta spesso non sanno come scrivere in corsivo.

Sono battaglie di retroguardia, forse da entrambe le parti.

Una volta la tecnica era utile e necessaria, proprio come le candele erano necessarie per vedere al buio. Ora sono decorative – alla stessa maniera del corsivo, i cui “geroglifici” sono sempre meno leggibili per le generazioni recenti.

Per un po’ ancora sopravvivrà – ma la fine della storia è già scritta.

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