Mondo

Il cappio al collo:
perché l’Europa
dipende dal gas russo

TORONTO – L’Europa non può fare a meno dei prodotti energetici russi, il gas prima di tutto. Se non si parte da questo assunto, allora non si può comprendere appieno lo sviluppo del conflitto in Ucraina e l’atteggiamento a volte ambivalente di alcuni Stati europei nei confronti dell’invasione russa.

Basta andare a spulciare tra i dati ufficiali forniti dall’Agenzia per la Cooperazione fra i Regolatori Nazionali dell’Energia (ACER) per rendersi conto di come Mosca in tutti questi anni abbia di fatto messo un cappio intorno al collo dell’Ue, pronta per convenienza a stringerlo, come sta accadendo nelle ultime 24 ore con lo stop alle forniture di gas alla Polonia e alla Bulgaria. Secondo l’ACER il 30 per cento del petrolio e il 40 per cento del gas in Europa arriva dalla Russia, con un costo di 750 milioni di euro al giorno, pari a poco più di un miliardo di dollari canadesi.

Nel Vecchio Continente tre Paesi – Moldavia, Nord Macedonia e Bosnia Erzegovina – dipendono dal gas russo al 100 per cento, mentre Finlandia e Lettonia si attestano rispettivamente al 94 e al 93 per cento. Il 77 per cento del gas in Bulgaria arriva dalla Russia, la Germania è al 49 per cento, l’Italia al 46 per cento, la Polonia al 40 e la Francia al 24 per cento. A seguire, gli altri Paesi che dipendono maggiormente dal gas russo sono l’Olanda (11 per cento), Romania (10 per cento) e Georgia (6 per cento).

Gli unici altri paesi che hanno un gasdotto con la Ue sono Norvegia, Azerbaigian, Libia e Algeria, ma il potenziale incremento di gas porta con sé problemi enormi.

La produzione mondiale è già vicina al massimo: in sostanza gli altri produttori non possono produrre molto di più per dare all’Europa il gas che finora l’Europa prende dalla Russia.

Poi, a differenza del petrolio che può viaggiare per nave, il gas ha bisogno di un gasdotto per andare dal produttore al consumatore e costruire un gasdotto richiede tempo e ingenti stanziamenti.

Secondo una stima dell’Oxford Energy Institute, la Norvegia potrebbe aumentare la propria produzione destinata all’Europa di 5 miliardi di metro cubi l’anno e l’Azerbaigian di 3 miliardi: siamo comunque molto distanti dai 168 miliardi annui che l’Europa compra attualmente dal Gazprom russo. Nella Libia, invece, la guerra civile che dura ormai da anni metterebbe in pericolo un possibile accordo con gli Stati europei.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz nei giorni scorsi ha annunciato che la Germania sarà in grado di rinunciare al gas russo entro la fine del 2024, ma secondo gli analisti si tratta di una previsione troppo lusinghiera. La Russia, dal canto suo, continuerà a cannibalizzare l’Ucraina, pezzo dopo pezzo, pronta a stringere il cappio enrgetico a seconda delle sue necessità.

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