Il Covid-19 in Italia

Effetto-Covid: morti e crollo delle nascite,
in Italia 384mila persone in meno

ROMA – L’ultimo rapporto dell’Istat, l’Istituto nazionale di statistica italiano, è come un bollettino di guerra: quasi 384mila persone in meno, “come se non ci fosse Firenze” spiega l’Istituto, con il numero più alto di decessi dal secondo dopoguerra, il crollo dei matrimoni e delle nascite. La pandemia ha avuto effetti devastanti.

“Il quadro demografico del nostro Paese – spiega l’Istat nel report pubblicato venerdì (https://www.istat.it/) – ha subìto un profondo cambiamento a causa dell’impatto che il numero di morti da Covid ha prodotto sia in termini quantitativi che geografici. Nel 2020 i decessi in totale ammontano a 746.146, il numero più alto mai registrato dal secondo dopoguerra, con un aumento rispetto alla media 2015-2019 di oltre 100 mila unità (+15,6%). Nel corso della prima ondata dell’epidemia (marzo-maggio 2020) i decessi a livello nazionale sono stati 211.750, quasi 51mila in più rispetto alla media dello stesso periodo dei 5 anni precedenti (+31,7%). Di questi, i decessi di persone positive al Covid-19 registrati dalla Sorveglianza integrata ammontano a 34.079 (il 67% dell’eccesso totale)”. L’aumento dei morti, rileva l’Istat, “si è concentrato nelle regioni del Nord, dove si sono sfiorate punte del 95% a marzo e del 75% ad aprile”.

E se aumentano i morti, crollano matrimoni e nascite. “L’osservazione dei dati dei matrimoni e delle unioni civili celebrate nei Comuni italiani nel corso del 2020 – spiega l’Istat – rivela un crollo significativo: i matrimoni, già in calo nel 2019, si riducono del 47,5% nel confronto con l’anno precedente, attestandosi a 96.687. A diminuire sono soprattutto i matrimoni religiosi (-68,1%) ma anche quelli civili registrano una perdita di quasi il 29%. Nella fase di transizione (giugno-settembre 2020) – aggiunge l’Istat – con la contestuale riapertura di tutte le attività commerciali e dei movimenti sul territorio nazionale, non si osserva un significativo recupero dei matrimoni rimandati a causa del lockdown”. E la geografia delle nascite mostra un calo generalizzato in tutte le ripartizioni, maggiore al Nord-ovest (-4,6%) e al Sud (-4,0%). I tassi di natalità pongono la provincia autonoma di Bolzano al primo posto con 9,6 nati per mille abitanti e la Sardegna all’ultimo con il 5,1 per mille. “In tutti i mesi del 2020 si registrano valori percentuali inferiori a quelli dello stesso periodo del 2019, ad eccezione di febbraio con il 4,5% in più, in parte dovuto al giorno in più nel calendario 2020. Il calo delle nascite -spiega l’Istat- si accentua nei mesi di novembre e soprattutto di dicembre (-10,3%), il primo mese in cui si possono osservare eventuali effetti della prima ondata epidemica”. E si tratta del record negativo di nascite dall’Unità d’Italia, già registrato nel 2019 e di nuovo superato nel 2020. Gli iscritti in anagrafe per nascita sono stati appena 404.104, quasi 16mila in meno rispetto al 2019 (-3,8%).

Meno nascite e più morti per la pandemia, dunque. Un triste binomio che ha portato al calo della popolazione in Italia di 384mila persone. E nemmeno gli arrivi dall’estero aiutano. Nel corso del 2020 si contano in totale 1.586.292 iscrizioni in anagrafe e 1.628.172 cancellazioni. Mettendo a confronto l’andamento dei flussi migratori nelle quattro fasi in cui si può dividere convenzionalmente il 2020 (pre-Covid, prima ondata, fase di transizione, seconda ondata) con la media dei corrispondenti periodi degli anni 2015-2019, emergono significative variazioni in particolare per i movimenti migratori internazionali. Le iscrizioni dall’estero (220.533 nell’anno 2020), già in calo nel 2019 per la componente straniera, mostrano una diminuzione nei primi due mesi dell’anno (-8,8%) per poi crollare durante la prima ondata (-66,3%) e recuperare lievemente (ma sempre con una variazione negativa) nel corso dell’anno (-23,3% nella fase di transizione e -18,2% nella seconda ondata).

Grafici tratti dal materiale a disposizione sul sito dell’Istat: https://www.istat.it/

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