TORONTO - In visita ai suoi compaesani di Monteleone di Puglia, residenti in Canada, il Generale Antonio Cornacchia non ha tralasciato gli studi del Corriere Canadese Web Tv e mercoledì scorso è stato intervistato dall’Editore, on. Joe Volpe, che è anche suo concittadino.
Il Generale Cornacchia ha dedicato la sua vita al servizio dello Stato italiano nelle Forze Armate dov’è entrato giovanissimo, frequentando la Scuola Allievi Sottufficiali dei Carabinieri a Moncalieri e a Firenze, l’Accademia Militare di Modena e la Scuola Ufficiali Carabinieri di Roma. Passando per tutti i gradi di comando si trova a svolgere il suo mandato durante il periodo difficile degli “Anni di piombo” che culminarono con il sequestro e l’uccisione del presidente del consiglio nazionale della Democrazia Cristiana Aldo Moro, nel 1978.
Il generale ricorda le centinaia di collaboratori con le quali ha condiviso i suoi impegni e le sue sfide, in un’epoca caratterizzata dal terrorismo sociale e politico. "Non posso non evidenziare anche quel sacrificio ’dietro le quinte’ che hanno fatto anche le nostre famiglie e la nostra dedizione è stata a volte trascurata da chi avrebbe dovuto agevolare il nostro percorso e il nostro lavoro, accorgendomi a volte che c’era un atteggiamento d’ostacolo, piuttosto che di favore. Mi riferisco al settore politico, soprattutto l’esecutivo” sostiene appassionatamente il generale, “A volte ho anche dubitato di aver fatto la scelta giusta del mio lavoro e delle finalità del suo svolgimento”.
Nei suoi due libri pubblicati con i titoli di “Airone 1 (che era anche il suo nome in codice) Scena di un’epoca” e “Airone 1 Retroscena di un’epoca” racconta le sue esperienze da investigatore ed appunto i ’retroscena’ politici, diplomatici, militari, storici e sociali sulle indagini condotte a proposito del caso Moro, facendo sì che venisse riascoltato sia dall’Autorità Giudiziaria inquirente e sia in seguito in tre audizioni dai membri della Commissione d’inchiesta parlamentare istituita per il tragico episodio che segnò la storia dell’Italia del XX secolo. Il generale Cornacchia racconta appassionatamente i momenti in cui scoprì personalmente, all’interno di un’auto, la presenza del cadavere dell’onorevole Moro in via Caetani a Roma, senza aspettare neanche l’arrivo degli artificieri.
Cercando di spiegare il clima difficile nel quale lavorava, il generale rivela che: “In quel periodo l’Italia era lo spartiacque tra due blocchi, l’Occidente e l’Oriente, in modo particolare gli Stati Uniti e l’URSS, caratterizzati dal Muro di Berlino, collocando il nostro paese al centro. Gli interessi dei nostri alleati, vincitori dell’ultima guerra mondiale, portavano a tenere sotto controllo il nostro modo di essere, il nostro modo di agire e soprattutto quello del mondo politico, che veniva giornalmente monitorato”, descrive con estrema chiarezza il generale.
“In noi è rimasto ciò che abbiamo assunto durante la nostra infanzia’’. ’’Le nostre nuove generazioni non hanno potuto attingere dalle esperienze dei predecessori o avere gli stessi punti di riferimento che abbiamo avuto noi’’. Il generale rileva una scarsa preparazione e una mancanza di rinnovo di quei valori che invece hanno caratterizzato la formazione della sua generazione. “Evidentemente la politica ha avuto il debole di non interessarsi abbastanza a questo aspetto’’.
’’È come alimentare il motore di una macchina potente con del carburante scarso” lamenta il generale Cornacchia e aggiunge: “Noi nel contesto di quei tempi, non dobbiamo dimenticare che avevamo un paese con una sovranità limitata, perché avevamo perso la guerra e tuttora siamo considerati dei perdenti’’. ’’Gli americani ci hanno imposto di agire in un determinato modo. Io che facevo parte del SISMI (Servizio per informazioni e la sicurezza militare, i servizi segreti italiani, ndr) lo posso dire, dovevamo fornire le informazioni da loro richieste, ma loro non facevano altrettanto”.
Il generale Antonio Cornacchia, che oggi esercita la professione di avvocato e riveste l’incarico di Ispettore Regionale dell’Associazione Nazionale Carabinieri dell’Umbria, sarà ospite d’onore alla serata di Gala del Monteleone Community di Toronto, sabato sera (27 ottobre) e tutta la comunità è invitata a partecipare.