Candidati bocciati,
tanto vale votare
per quello “morto”

TORONTO – Il 3 novembre 2020 il repubblicano David Andahl vinse le elezioni per un seggio nell’assemblea legislativa del North Dakota. Gli elettori gli assegnarono il 36 per cento delle preferenze, sufficienti al candidato per vincere le elezioni. E questo nonostante che Andahl fosse morto di Covid un mese prima, il 5 ottobre. L’elettorato, pur di non votare gli altri candidati, preferì eleggere chi era già passato a miglior vita.

Alle ultime elezioni federali nel distretto di Spadina-Fort York abbiamo assistito a qualcosa di simile. Un candidato “politicamente morto” come Kevin Vuong ha ricevuto 18.991 voti (38,9%), battendo Norm Di Pasquale dell’Ndp (16.833 preferenze, pari al 34,5%) e altri tre candidati. Vuong a pochi giorni dall’appuntamento alle urne era stato disconosciuto dal Partito Liberale per le accuse di presunte molestie sessuali compiute su una donna nel 2019. Dopo il voto, abbiamo assistito a un pressing da parte di numerose personalità politiche affinché Vuong rinunciasse alla carica di deputato, dimettendosi. Il neo parlamentare, dal canto suo, ha ribadito la sua intenzione di rimanere in carica. Il leader dei liberali provinciali Steven Del Duca, l’ex deputato Adam Vaughan e lo stesso Di Pasquale – quello che ha perso contro il “morto” – hanno chiesto a Vuong di fare un passo indietro, per permettere al primo ministro in pectore Justin Trudeau di indire al più presto le elezioni suppletive.

Sono diverse le considerazioni da fare. La prima è abbastanza ovvia: è inaccettabile qualsiasi forma di molestia o violenza verso le donne. La seconda, altrettanto importante, è che viviamo in uno Stato di diritto, dove dovrebbe essere sacro il principio della presunzione d’innocenza: nessuno è colpevole di un reato fino a quando non viene condannato. Ora, Vuong non solo non è stato condannato, ma non è stato nemmeno processato: le accuse mosse nel 2019 nei suoi confronti sono state ritirate dalla sua stessa accusatrice.

Di cosa dovrebbe dunque essere colpevole Vuong? E se da un lato è del tutto legittimo che personalità politiche si esprimano sulla vicenda, dall’altro lascia di stucco l’opportunismo politico di Di Pasquale, che nei sondaggi precedenti al voto era sotto di 28 punti percentuali e che, proprio grazie al cancan mediatico, è riuscito a recupera buona parte dello svantaggio alle urne. Lascia basiti anche il senso di disprezzo mostrato dal candidato dell’Ndp nei confronti degli elettori del distretto in questione: la sua tesi – gli elettori non sapevano, per questo l’hanno votato – parte dal presupposto che l’elettorato non si informi prima di andare alle urne e che il voto sia semplicemente una preferenza per una determinata casacca politica.

Non dobbiamo dimenticarci che il candidato neodemocratico battuto dal “morto” è anche un fiduciario del Toronto Catholic District School Board, organizzazione impegnata nel garantire la sicurezza nelle scuole cattoliche durante questa pandemia, con risultati discutibili, per usare un eufemismo. E forse proprio per quello gli elettori hanno deciso di voltargli le spalle, e come in North Dakota, hanno preferito eleggere il candidato passato – sempre “politicamente” – a miglior vita.

Nelle foto, tratte dai rispettivi profili Twitter, Kevin Vuong e Norm Di Pasquale

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