La lotta alla pandemia

Brevetti sui vaccini,
la liberalizzazione resta una chimera

TORONTO – Parola d’ordine, prudenza. La grande apertura del presidente americano Joe Biden sull’accantonamento temporaneo dei brevetti per i vaccini anti Covid-19 per ora non ha trovato seguito nella comunità internazionale.

In Europa giovedì scorso la presidente della Commissione europera Ursula von der Leyen aveva accennato a una timida apertura sulla possibilità di bypassare la proprietà intellettuale dei brevetti in mano alle ditte farmaceutiche che producono i vaccini Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Johnson and Johnson.

Un’ipotesi questa che nel fine settimana è stata sostanzialmente accantonata nell’Ue anche per il passo indietro della stessa von der Leyen. “Penso – ha dichiarato – che dobbiamo essere aperti alla discussione sulla deroga alla proprietà intellettuale ma dev’essere fatta a 360 gradi. Perché i vaccini ci servono ora per il mondo intero. Sul breve termine la deroga alla proprietà intellettuale non risolverà i problemi, non ci porterà una singole dose”.

“Ciò che è necessario nel breve e medio termine è la condivisione dei vaccini, l’export delle dosi che vengono prodotte e l’investimento nell’aumento della produzione. L’Ue ha cominciato il suo meccanismo di condivisione dei vaccini, per esempio con 650 mila dosi per i Balcani Occidentali”, ha evidenziato.

Insomma, le priorità restano l’incremento della produzione dei vaccini esistenti e l’ottimizzazione della distribuzione delle dosi anche ai Paesi in via di sviluppo, che negli ultimi mesi hanno avuto gravi di.coltà all’accesso ai vaccini.

Anche il premier italiano Mario Draghi ha frenato sull’ipotesi di accantonamento dei brevetti, che avrebbe permesso alle aziende di farmaci generici di produrre i vaccini già esistenti. “In Europa – ha sottolineato il presidente del Consiglio italiano – dobbiamo continuare ad accelerare le vaccinazioni con trasparenza e affidabilità. Occorre inoltre aumentare la produzione in ogni parte d’Europa. Gli altri paesi – ha aggiunto – devono rimuovere i blocchi alle esportazioni: l’Unione europea esporta l’80% della propria produzione verso Paesi interessati da blocchi alle esportazioni. In questo contesto vedo con favore la proposta del presidente americano Joe Biden”.

E il Canada? Il primo ministro Justin Trudeau sulla questione è stato piuttosto vago. Da un lato il leader liberale ha ribadito la necessità di aiutare i Paesi in via di sviluppo ad accedere a una quantità maggiore di dosi, ma dall’altro ha preferito non prendere alcun impegno concreto per l’accantonamento provvisorio dei brevetti.

Trudeau ha ribadito che il Canada lavorerà per arrivare a un consenso globale che protegga la proprietà intellettuale delle compagnie e che promuova, allo stesso tempo, maggiori sforzi per rendere disponibili più vaccini ai Paesi maggiormente in di.coltà a causa della pandemia.

La mancanza di coraggio dei leader mondiali su questo fronte ha suscitato l’indignazione del Papa. Francesco ieri ha esortato tutti a “uno spirito di giustizia che ci mobiliti per assicurare l’accesso universale al vaccino e la sospensione temporanea dei diritti di proprietà intellettuale” e ha avvertito: “Una variante di questo virus è il nazionalismo chiuso che impedisce, ad esempio, un internazionalismo dei vaccini”. Francesco chiede quindi di “abbandonare i nostri individualismi e promuovere il bene comune”. Per il Pontefice è necessario “sospendere i brevetti, la proprietà intellettuale è una variante del virus”. Un messaggio di una chiarezza assoluta, che per ora resta inascoltato da parte di quasi tutti i principali attori della comunità internazionale.

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